Julie:
Mi aveva lasciata lì come avevo fatto io, uscii come fosse niente e mi sedetti in un divanetto.
Ritornò quel ragazzo che si era allontanato, si chiamava Antoine, aveva origini francesi.
"Ehi bella, dov'eri finita?" -mi chiese porgendomi un cocktail.
"Con un amica" -risposi mettendo la cannuccia in bocca.
"Ti va di ballare?" -domandò alzandosi di scatto.
"Okay" -affermai seguendolo in pista.
Mi prese dai fianchi ed accarezzò il mio corpo sotto gli occhi di Luke che fumava con Ashton, mi baciò con foga e immaginate come finì.
Erano le due di notte, mi ricomposi e trovai Caroline con un ragazzo, stavano fatti entrambi.
"Caroline, dobbiamo andare" -le feci segno con la mano.
"Va bene" -mugugnò contraria togliendosi da cavalcioni dal ragazzo.
La presi per mano e stavamo uscendo, ma davanti si piazzò Calum.
"Dove cazzo state andando?" -ci fermò.
"A casa" -sorrisi a presa per il culo.
"Non prima di aver fatto questo" -disse dando un ceffone a Caroline.
Lo presi dalla maglietta e lo sbattei al muro per la seconda volta
"Cosa ti avevo detto? Non la passerai liscia" -gli urlai per poi andarcene.
Lei continuava a ridere, non si reggeva in piedi, forse non si ricordava neanche dell'accaduto.
Prendemmo un taxi che fece due soste, una davanti casa sua e una davanti alla mia.La mattina dopo tornai in classe mezza rincoglionita, mi ero addormentata alle 5 del mattino, non avevo neanche due ore di sonno.
L'ora d'inglese iniziò e allo stesso tempo anche le frecciatine di Luke, Calum mi ignorava completamente e Caroline dava l'impressione di non ricordare nulla, e avevo ragione perché mi chiese cos'era successo, le raccontai tutto, anche dello schiaffo, mi ha detto che ho fatto bene a reagire in quel modo.
"Com'è stata la scopata? Ho visto che non hai perso tempo" -mugugnò mordendosi il labbro inferiore.
"Hemmings non sei l'unico ad avere un pene" -risposi girandomi.
"Il paragone non regge" -affermò vantandosi delle sue misure.
"Hood ti hanno morso la lingua?" -lo sfottei ridendo.
"No, semplicemente non perdo tempo con gente come te" -rispose a tono.
"Calum tesoro, non puoi metterti contro di me, fin adesso hanno tutti perso" -affermai scandendo bene l'ultima parola.
"Non ci penso due volte a portarvi a letto entrambe, visto che fate le troie alle feste il compito è facile" -rise.
"Saremmo troie se lo faremmo spesso come voi, non siete in grado di trovarvi una ragazza e amarla per ciò che è, avete bisogno delle puttane, mi dispiace ma avete sbagliato persone" -sputai arrabbiata per poi andare in bagno, restarono in silenzio, in fondo cosa vuoi dire se ti ho sbattuto in faccia le cose come stanno?Luke:
Questa ragazza ha più palle di cento maschi messi insieme, devo dire davvero tosta, e mi piace questo suo carattere, ma per averlo deve aver dovuto passare tante cose, proprio come me, io ho perso mia madre all'età di 6 anni a causa di una regola di conti, mio padre aveva debiti ovunque, ma non soldi per pagare, così quattro anni dopo uccisero pure lui, la gang mi fece prendere il suo posto, quindi anche la mia vita è in pericolo, crescendo ho messo questa corazza tra me e gli altri, amo la solitudine, giocare con i sentimenti degli altri e il divertimento, per pagarmi dove stare spaccio appunto droga e ne faccio uso quando ne sento il bisogno. "Luke, la scommessa della settimana è che devi portare a letto Caroline, io e Calum la O'Brien" -mi propose Ashton sorridente.
La cosa era allettante per loro, non volevo che toccassero Julie, era di mia proprietà, non risposi e accesi la Marlboro.
"Che c'è, non dirmi che ti piace la bionda?" -rise incredulo.
"Affare fatto" -accettai ignorando la sua domanda.
La mia era solo attrazione fisica, la testa non doveva agire secondo il cuore, perché il mio cuore di ghiaccio non si doveva scongelare.Julie:
Camminavo lentamente con la sigaretta in bocca fra le vie del quartiere, quando Calum e Ashton attirarono la mia attenzione chiamandomi.
"Ti va di venire a casa mia?" -mi chiese Ashton.
"Per fare cosa?" -ribattei scettica.
"Quattro chiacchiere" -rispose vagamente, la cosa mi insospettiva.
"Non avrai mica paura?" -rise Calum portandosi le mani in tasca.
"Andiamo pure" -li invitai, volevo scoprire cosa avevano in mente.
Arrivati a casa sua mi guardai in torno, era una grande villa immersa nel verde. Mi condussero subito in camera, avevo già capito le loro intenzioni.
"Arrivederci" -li salutai scendendo le scale, ma fui bloccata da un braccio da Calum.
"Andiamo, facci vedere cosa sai fare, di certo non ti abbiamo portata qui per raccontarci le favole" -ironizzò chiudendo a chiave la porta.
"Fatemi uscire di qui o chiamo la polizia" -li minacciai.
"Per tua sfortuna qui il telefono non prende, siamo solo noi tre stronza" -intervenì Ashton.
"Spogliati" -mi ordinò il moro.
"Scordatevelo" -mi opposi.
"O lo fai tu con le buone o lo faremo noi con le cattive" -continuarono.
Pensai a Luke, chissà se lui sapeva tutto questo.
"No" -ripetei.
Mi spinsero e mi legarono le mani e i piedi alle estremità del letto, bastardi, potevano farmi la qualunque in questo modo. Dopo avermi spogliata iniziò il loro gioco, si sbottonarono il pantalone e a turno entrarono dentro di me con una violenza assurda, mi venne in mente la scena di mio padre e strinsi i pugni dalla rabbia.
"Troia, non parli più?" -disse Calum aumentando sempre più la velocità delle spinte.
"Così indifesa, poverina, ma hai un corpo da favola" -aggiunse Ashton succhiandomi il capezzolo per poi prendere il posto dell'amico.
"Basta" -li supplicai esausta, mi sentivo uno schifo, una puttana, come mi chiamavano loro.
Calum fece un occhiolino all'amico, erano entrambi soddisfatti.
Indossai i vestiti puliti e risalimmo in auto, mi stavano accompagnando.
"Ci siamo proprio divertiti" -dissero all'unisono fermandomi davanti casa.
"Bastardi, vedrete cosa vi succederà adesso" -urlai sbattendo lo sportello.
Mi gettai nel letto con disperazione, avevo il corpo un po' dolorante, mandai un messaggio a Dylan, mio cugino, scrivendogli di dare una lezione ad entrambi.
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Ice hearts || Luke Hemmings.
FanfictionJulie O'Brien, un passato difficile alle spalle e una nuova vita da affrontare a Sidney. "Pianse con una sigaretta accesa tra le dita, e si riempiva i polmoni, per poi vomitare fuori il dolore, sempre più incatramato. Divenne fredda, insensibile, p...