CAPITOLO 13

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LUI
Sgrano gli occhi e la guardo. La mia mano è sulla mia faccia e mi sto toccando dove mi ha baciato. Sto già iniziando a sentire la sua mancanza. Come farò quando sarà a San Diego? Lei non sa che vivo da solo perché i miei genitori si sono comportati come i leoni: mi hanno abbandonato alla tenera età di otto anni. Sono cresciuto da solo: ho imparato a farmi da mangiare o meglio, ho imparato a rubarlo. La scuola elementare non l'abbandonai, siccome i libri erano finanziati. Le medie le ho passate a lavorare in nero, perché non avevo raggiunto l'età necessaria per avere un impiego, ma in qualche modo dovevo arrivare a fine mese. Tuttora non ho compiuto sedici anni e quindi i primi due anni di superiori, sarò costretto a lavorare di nascosto. Non so di preciso cosa farò, ma appena prima della fine dell'estate, mi metterò a cercare qualcosa.
"Non partire. Per favore"
"Non posso farlo". Mentre lo dice, fa una faccina triste. Lei è bella sempre e comunque, qualsiasi espressione abbia.
"Perché no?"
"I miei hanno pagato per portarmi lì e poi mi serve una vacanza Mark". Devo solo pensare che lei sarà felice là e al massimo il viaggio durerà quindici giorni.
"Quanto rimani a San Diego?"
"Un mese". Non mi guarda in faccia, perché non vuole che le rimanga impressa la mia espressione sconvolta.
"Perché così tanto Amy?
"I miei si possono permettere un mese all'anno di vacanza. Lavorano tutto l'anno, persino durante le vacanze di Natale e l'unico periodo di pausa è quello estivo"
"Capito. Finché voi siete in vacanza non c'è nessuno che bada alla pasticceria?"
"No. I miei nonni vivono nell'Ohio, quindi non possono esserci d'aiuto".
"Ok. Beh,  assaggiamo questa squisitezza. Metà per uno"
"Grazie". Passano alcuni istanti di silenzio, in cui le nostre papille gustative sono in estasi.
"Amy mi dovrai dare la ricetta. È un ordine"
"Se vuoi possiamo fare un corso accelerato di cucina. Parto da qui alle 16.30, perciò abbiamo tutto il tempo"
"Mi piace come primo appuntamento. Allora adesso vado a cambiarmi a casa e sarò subito di ritorno da te"

LEI
Non mi ha lasciato neanche il tempo di ribattere. Sono rimasta seduta a quel tavolo, da sola, aspettando che ritorni. Ho per caso detto che si trattava di un appuntamento? Non che mi dispiaccia, però o mi sono rintronata del tutto o ho ragione io e dalla mia bocca non è mai uscita la parola "appuntamento". Mark ha inteso così e allora farò lo stesso.
"Mamma, papà faccio un salto a casa!"
"Va bene, tesoro"- mi rispondono in coro. Corro a perdifiato fino a casa e mi precipito in camera mia. Apro l'armadio e lo spoglio di tutti i vestiti. Ben presto una montagna di shorts, magliette multicolore e vestiti tinta unita si vedono ammucchiati, su quello che prima era il mio letto. Devo mettere qualcosa di comodo, adatto per la cucina, però allo stesso tempo lo deve far rimanere senza fiato. In mezzo al mucchio, scorgo l'immancabile vestito giallo. Lo faccio aderire al corpo e mi osservo allo specchio: bello, semplice ma d'effetto. Opto per una coda alta, perché non posso rischiare che i capelli vadano nei dolci. Non mi piace truccarmi, mi preferisco mille volte al naturale. Per quanto riguarda le scarpe, vado a prendere dalla scarpiera dei sandali bianchi intrecciati. Raccolto il telefono e le chiavi di casa, mi dirigo verso l'uscita.
Con passo veloce varco l'entrata della pasticceria. Mark non è ancora arrivato, intanto vado a sistemare un po' la cucina.
Dispongo tutti gli utensili necessari a un pasticcere e poi decideremo insieme con che ricetta cimentarsi.
"Hey Amy"- mi chiama Mark con voce profonda. Mi giro in un nano secondo e comincio a squadrarlo per bene: ha già il grembiule e il cappello da chef.
"Ahaha"
"Stai ridendo di me, per caso?"
"No, figurati. Devo ammettere che ti dona il look da pasticcere sexy". Mi esce un risolino che non riesco a trattenermi.
"Mi hai appena definito uno strafigo Amy?
"Può darsi. A buon intenditore poche parole"
"Amy, scommetto che te lo farò ripetere. Propongo un patto. Se entro la fine di questa lezione ridirai che sono bello, mi devi un bacio"
"Un bacio sulla guancia posso dartelo anche subito"
"Non intendevo sulla guancia. Voglio sentirlo dire da te, dove lo voglio"
"Sulla bocca?!"- squittisco con voce stridula.
"Si Amy. È da quando ti ho vista per la prima volta a scuola, durante l'esame, che desidero assaporare quelle labbra carnose"

Ve lo aspettavate una dichiarazione simile? Se vi piace il capitolo, commentate prego. In base a quello che direte, io proseguirò nella scrittura🤗

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