CAPITOLO 22

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6.20 la sveglia suona e segna l'inizio della mia nuova vita. Mi alzo faticosamente dal letto, metto i primi pantaloncini della tuta che trovo e una canotta gialla, infilo le scarpe ginniche e vado al piano di sotto per fare colazione. Finché sono seduta a tavola che finisco i cereali, suona il campanello. So già chi è, quindi finisco in fretta di mangiare, metto tutto in lavastoviglie e vado in bagno a lavare i denti. Prendo le chiavi di casa e, presto, richiudo la porta dietro di me. Mark mi aspetta sul marciapiede appena fuori il cancello di casa mia, in tutto il suo splendore. È perfetto anche con i pantaloni della tuta neri e una semplice canottiera bianca da basket. I suoi muscoli si notano molto di più con a quella poca stoffa che lo ricopre. Ringrazio mentalmente Mark per avermi fatto iniziare la mattina con serenità.
"Ciao Amy, pronta?"
Annuisco solamente perché le parole mi si sono bloccate in gola. Quando mi sono avvicinata ho notato che porta una fascia nera tra i capelli, per contenere i ciuffi ribelli. Lo trovo adorabile e vorrei tanto accarezzare quella folta chioma, ma mi trattengo prima di fare figuracce. Quando mi risveglio dal mio stato di trans, noto che Mark è intento a fissarmi le gambe. Passa qualche minuto e la situazione è ancora invariata e, siccome comincio a sentirmi in imbarazzo, mi schiarisco la voce. Ormai si sarà imparato anche i nei che ho sulle cosce! Mark, come riscosso da un sogno, fissa il suo sguardo nel mio e mi rivolge un sorriso di scuse. Io gli sorrido per fargli capire che non è successo niente di grave.
La mattinata passa molto velocemente e la fatica l'ho cominciata a sentire dopo neanche un'ora. Per fortuna Mark era sempre pronto a sostenermi e mi incitava ad andare avanti. Continuava a dirmi cose come "Vai che sei forte", "Non ti abbattere", "Fatti valere"e io volevo dimostragli che ero più che in grado di andare avanti con gli esercizi. Conobbi un lato di Mark che non avevo avuto il piacere di farlo prima. Sembrava un vero e proprio personal trainer, con l'unica differenza che Mark sa perfettamente come sono e su cosa insistere per farmi lottare. Queste ore di allenamento mi hanno fatto capire che stiamo lavorando soprattutto con la mente. Non mi sono mai sentita comandata dal mio corpo come in quel momento. I miei muscoli imploravano pietà ma io, che ero sovrana della mia mente, mi sono imposta di non dare loro ascolto.
Mark ha deciso di portami a mangiare a casa sua e io ho accettato. Entrerà a far parte della mia vita più di prima, quindi quale modo migliore per velocizzare quello che sarebbe comunque successo? Aveva già preparato un piatto di riso freddo e un piatto di insalata per contorno. Ci sediamo a tavola e finiamo di mangiare in silenzio. Una stanchezza mi annebbia il cervello e, quando Mark va in bagno, ne approfitto per buttarmi qualche minuto su quel divano che ho adocchiato appena sono entrata. È comodo proprio come mi aspettavo e il suo color nocciola culla lentamente il mio sonno. Vengo svegliata bruscamente da qualcuno che mi scrolla le spalle.
"Mh?"
"Ti conviene svegliarti"- mi annuncia in modo poco cortese una voce profonda. Apro gli occhi bruscamente e mi accorgo di non essere più nell'accogliente casa di Mark, ma in un luogo abbastanza luminoso. Sono stesa su una superficie piatta e alquanto dura. Tento di muovermi ma sono immobilizzata e solo ora mi accorgo che delle cinghie mi stringono i polsi e le caviglie.
"Aiutoooo! Vi prego! Mark dove sei?". Un grido di disperazione esce strozzato dalla mia gola. Nessuno può sentirmi perché le parole mi sono rimaste in gola. Calde lacrime mi scendono lungo gli zigomi e cadono sulla superficie piatta. Non so per quanto tempo ho continuato ad urlare e nessun segno di vita mi ha fatto capire che qualcuno avesse sentito le mie implorazioni. Una debole luce si avvicina ai miei occhi e poi il buio più totale mi avvolge.
Mi risveglio e, anche se ho ancora gli occhi chiusi, percepisco che l'oscurità mi circonda. Ho un grande mal di testa che quasi mi impedisce di aprire gli occhi . Con le ultime forze rimaste, riesco a schiudere lentamente le palpebre. Non vedo praticamente niente, sento solo degli stracci di dialoghi.
"Secondo te si è risvegliata?"
"Vai.. "-inizia a parlare con un tono più basso. Riesco a comprendere solo qualche parola qua e là: sospetti, metà angelo, verificare, esperimenti. Non riesco a connetterle con logicità, ma il mio sesto senso mi suggerisce che non portano a niente di buono. Una figura incappucciata di bianco mi si avvicina e io chiudo le palpebre, fingendo di dormire.
"Capo sta dormendo". Sfiora con le dita la pelle che la maglietta non copre. Mille brividi mi percorrono e sento improvvisamente un gran freddo. Un ghigno di soddisfazione proviene dalla persona vicino a me e vorrei tanto levarglielo dalla faccia. Calma Amy. Tieni a bada la tua mente.
"Sei ancora umana a quanto pare" - dice una voce maschile.
Perché non dovrei esserlo? So che la mia vita subirà presto dei cambiamenti, ma questo cosa c'entra con la sensibilità della pelle? Perderò forse la percezione del tatto? Come a leggermi nel pensiero l'uomo " Vedrai cambieranno molte cose. Non vivrai più allo stesso modo e le sensazioni umane non saranno più le stesse"
Dopo una breve pausa finisce il suo monologo con una parola che mi blocca il respiro.
"Purtroppo"
È un demone? Si è pentito di esserlo diventato proprio come Mark? È meglio rimanere umani? Quante e quali cose cambieranno? Troppe domande e nessuna risposta le soddisfa. Per adesso vorrei solo sapere dove si è cacciato Mark.

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