Era da poco primavera quando Rita arrivò nel mio mondo.
Mi trovavo nell'officina con mio padre, se potevo gli davo sempre una mano.
Con un colpo collaudato negli anni, papà dà una spinta al carrello e scivola fuori da sotto l'auto.
«Vado io», mi dice, «finisci tu qui».
Si alza, prende uno straccio, lo usa per togliersi il grasso. Esce dalla porta del garage, entra nel giorno, tende la mano all'uomo alto e ben vestito in piedi vicino alle pompe. Della sua auto vedo soltanto la parte posteriore. C'è qualcuno, seduto dietro. Riccioli come onde di capelli rossi. L'uomo guarda la mano di mio padre ma non la stringe, non riesco a sentire che cosa si dicono.
Mi sdraio sul carrello, con una spinta scivolo di sotto.
Quando arriva, la sua voce mi coglie di sorpresa.
«È un'auto bellissima», dice.
Guardo tra le mie scarpe, vedo le sue. Il collo del piede, liscio e abbronzato.
«È una Fury Plymouth del '58», rispondo. Lo dico in fretta, quasi automaticamente. Quel bellissima detto in modo così superficiale mi ha dato fastidio.
Esco, più goffamente rispetto a mio padre, sbatto la testa e Rita si mette a ridere.
Quella fu la prima volta in cui la vidi.
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Fury
Romance" Sulla strada, pregai per tutto il tempo di non incrociare nessuno. Schiacciai forte l'acceleratore, e fu l'auto a cambiare le cose. Il ruggito del motore prende il posto di tutto, semplicemente, succede. La campagna non c'è più, non c'è più nemmen...