Capitolo 2

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La mattina seguente mi svegliai molto presto, l'insistente rumore della sveglia interruppe le mie poche ore di sonno, che io ritenevo sacre. Con molta fatica scesi dal letto e andai farmi una doccia veloce.

Cercai di rilassare i miei muscoli sotto il getto d' acqua, troppo forte ma comunque piacevole.  Ero stranamente tranquilla, una sensazione che non provavo da molto tempo. Ancora in accappatoio andai in cucina per mettere la caffettiera sul fornello, ero talmente presa da questo rito mattutino che mi accorsi a malapena della piccola creatura che si avvicinava di soppiatto, e sobbalzai quando il suo pelo morbido si trovò a contatto con la mia gamba scoperta. Mi chinai per accarezzarlo. "Buongiorno" dissi sorridendo, lui mi guardò con quel suo sguardo perso nel vuoto, poi si girò e tornò alla poltrona di cui si era impadronito.

In attesa del caffè andai in camera per vestirmi, optai per una semplice maglietta verde militare e pantaloni neri con strappi sul ginocchio. Legai i miei capelli una semplice coda ,erano lunghi e neri, leggermente mossi ,al tempo ne andavo molto fiera .Passai un po' di mascara sulle mie ciglia cercando di valorizzare il più possibile i miei gelidi occhi verdi, verdi come quelli di mio padre...mio padre! Gli avevo promesso che lo avrei chiamato. Avevo l'urgenza di sapere i risultati della sua visita annuale dal dottore.

Spinta dall'ansia corsi a cercare il telefono, lo trovai in bagno sotto un cumolo di vestiti sporchi. Digitai il numero e dopo circa 3 squilli una voce femminile decisamente troppo formale, ripose. "Salve, ospedale San Mark, come posso esserle utile?"

"Pronto si ... ehm... potrei parlare con il Signor RobertBellinger?"                                                                                                                                                                     

"Ah, sì certo, lei deve essere la figlia, giusto?" disse con una punta di indecisione. "Sì, sono io"   "Glielo passo subito "

"Pronto tesoro"

"Papà! Oddio, Mi stavo preoccupando, va tutto bene?" chiesi

"Si tesoro, va tutto bene, non preoccuparti...sono ancora in ospedale. C'è stato un piccolo intoppo, ...ehm...una cosa ricorrente...sto aspettando ancora i risultati, dovrebbero arrivare tra un paio di giorni. E tu? Come va lì a New York? Ti trovi bene?" mi disse leggermente teso. 

"Si, papà, mi trovo benissimo qua, tutto è come mi aspettavo, niente sorprese"

"Ah...si? Ehm...e Kevin? Come si trova lui?" disse dopo qualche esitazione

"Beh...Kevin lo conosci, sarà a casa di qualche ragazzo appena conosciuto, ma dovrebbe arrivare a momenti". 

"Bene amore allora ti lascio, a dopo"

Prima di uscire, presi la tazza del caffè, era ancora calda, cominciai a sorseggiarlo svogliatamente, il liquido caldo mi scese dolcemente giù per la gola come una carezza. Dopo il primo sorso presi la tazza con entrambe le mani e cominciai a guardarne il fondo vuoto quasi come se cercassi di scorgere qualcosa di invisibile ai miei occhi. Alzai gli occhi e posai lo sguardo sulla finestra che illuminava la cucina, fuori, per le fredde strade di New York, c'erano madri che correvano per accompagnare i figli a scuola, padri in camicia e cravatta con la valigetta in mano che si avviavano nei propri uffici, ragazzi che tenevano per mano le loro fidanzate, sulla schiena avevano ancora gli zaini per andare a scuola pronti per cominciare una nuova giornata insieme.Misi la tazza nel lavandino e la sciacquai dal nero rimasto sul fondo, tornai in camera, presi le scarpe, lo zaino e uscii facendo sbattere la porta di casa.

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