Eric
Questo è uno dei pochi giorni dell'anno in cui sono felice di avere James come collega.
Sono seduto su una delle barelle posizionate ai lati del corridoio dell'ospedale, sopra un ruvido lenzuolo bianco. I due infermieri occhialuti che ci hanno accolti all'entrata hanno tentato di farmi sdraiare, ma un mio sguardo è bastato a farli desistere.
Nessuno può permettersi di dirmi cosa fare. Men che meno costringermi a restarmene immobile come un invalido. Ho solo un proiettile piantato nella spalla, nulla di allarmante. Normale amministrazione Intrepida.
Tengo il braccio sinistro, quello ferito, il più fermo possibile, mentre osservo con divertimento James inveire contro la segretaria seduta dietro al bancone. - Nessun dottore disponibile? Come sarebbe a dire che non c'è nessun dottore disponibile?! Questo è un fottuto ospedale! - ringhia, battendo entrambi i pugni sul piano di marmo lucido. I portapenne traballano, alcuni fogli cadono a terra.
La donna, un'Erudita di mezza età, sussulta e balbetta delle scuse.
James impreca nuovamente. - Non so che farmene delle sue scuse! - sbraita, puntandole un dito contro. - Il mio collega è ferito gravemente! Ha urgente bisogno di un dottore, perciò si dia da fare! -.
Trattengo un ghigno. Dubito che questa sceneggiata sia dovuta a semplice preoccupazione per la mia salute. James detesta gli Eruditi, punto. Ogni scusa è buona per attaccar briga con uno di loro, che sia uomo, bambino o questa distinta signora con i capelli grigi raccolti sulla nuca.
Io sono abbastanza tranquillo, sebbene il mio braccio sia ricoperto di sangue. Se sono ancora vivo significa che nessuna arteria è stata compromessa. L'unica cosa che mi preoccupa è la diagnosi: per quanti giorni dovrò restare qui, circondato da tutti questi cervelloni fastidiosi? La sola vista dei loro abiti blu e bianchi mi dà la nausea. Mi ricordano come sarei potuto diventare se non avessi cambiato fazione.
- Allora?! - tuona James, in tono aspro, parandosi a due centimetri dal viso della segretaria. Lei lo fissa impaurita da dietro le spesse lenti degli occhiali. - Ha idea di chi le sta davanti? Preghi che il mio collega non muoia, o la riterrò direttamente responsabile! -.
Roteo gli occhi. Mettere in difficoltà questi ipocriti scienziati sarà anche il suo passatempo preferito, ma adesso sta esagerando. Morire per un colpo di pistola? Ma per chi mi ha preso? Devo forse fargli presente che sono io quello che ha vinto un combattimento con entrambe le spalle slogate?
Sto per farglielo notare, ma vengo anticipato da una voce femminile piuttosto irritata.
- Che diamine succede qui? Vi si sente urlare fino in fondo al reparto -.
James si volta, probabilmente per aggredire verbalmente anche la nuova arrivata che ha osato interromperlo, ma non emette fiato. Boccheggia e smette all'istante di agitarsi.
Seguo il suo sguardo, incuriosito.
Una ragazza sta camminando verso di noi a passo di carica, il camice bianco mezzo aperto che le si avvolge intorno ai fianchi. É minuta, ma, a giudicare da quello che riesco a intravedere sotto al camice, ha tutte le curve al posto giusto.
I folti capelli neri sono legati in un'alta coda di cavallo: alcuni ciuffi sfuggiti all'acconciatura le solleticano la fronte e ricadono sulle sopracciglia corrucciate. Sposto lo sguardo qualche centimetro più in basso e rimango catturato dal colore particolare dei suoi occhi, che stanno fulminando James. Ambrati e dalla forma allungata, sembrano due fiamme guizzanti.
Man mano che la ragazza si avvicina a noi riesco a scorgere alcune sfumature più calde nelle sue iridi, quasi dorate. Anche il suo viso è singolare: lievemente appuntito, dagli zigomi alti, la fa apparire austera come una di quelle principesse medievali che si trovano dipinte nei libri di storia.
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Fanfic[Divergent saga] In questa visione di Chicago le fazioni sono in pace. Nessuna guerra minaccia la stabilità del sistema, nessuna fazione vuole prevaricare. Zelda ha diciannove anni. Ha scelto di rimanere tra gli Eruditi, di continuare a vivere assi...