EXTRA - Brighter than the sun

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Eric


La folla di studenti che esce dall'università è decisamente monocromatica.

I miei occhi si perdono in quel mare blu e bianco, saettando da una persona all'altra, alla ricerca di una ragazza in particolare. Non appena la individuo, il mio corpo si tende automaticamente in avanti, come se non potesse resistere un secondo di più lontano da lei. Con un sospiro che sa di sconfitta, incrocio le braccia e appoggio la schiena al muro che delimita il confine del parco, poco distante dai cancelli dell'ateneo.

Sono trascorsi quasi tre anni dal nostro primo incontro, eppure ogni volta che la vedo provo le stesse emozioni di quando l'ho osservata avanzare verso di me in quel corridoio d'ospedale.

Eccitazione, sorpresa, confusione.

È questo l'effetto devastante che Zelda Blackburn ha su di me. La cosa ancora più strana è che la sua influenza aumenta di giorno in giorno, invece di diminuire. Ormai mi ritrovo a cercarla sempre più spesso, arrivo perfino a spostare i miei turni con quelli di James pur di rimanere con lei il più a lungo possibile.

Un ridicolo bamboccio innamorato, ecco cosa sono diventato.

Seguo con lo sguardo la chioma corvina che si sta facendo largo tra la marea di gente che sgomita per uscire dai cancelli.

Zelda indossa una gonna azzurra che le arriva appena sopra al ginocchio e una camicetta bianca aderente, abbottonata fino al collo. Tra le braccia stringe la giacca blu notte della divisa e alcuni volumi consunti, dall'aspetto pesante.

Rimango immobile a fissarla, mentre chiacchiera con un gruppetto di ragazze. Ride a qualche battuta, si passa una mano tra i capelli, tira una gomitata scherzosa ad una delle amiche.

È bellissima. Ed è mia, aggiungo mentalmente nel scorgere le occhiate insistenti che le lanciano i ragazzi nel passarle accanto. Alcuni tentano di attirare la sua attenzione scoccandole dei sorrisi provocanti, ma lei continua a discutere e gesticolare come se niente fosse. Non li degna di uno sguardo, non li calcola nemmeno.

Raddrizzo la schiena e rispondo con un sorriso di sfida agli sguardi stupiti e intimoriti degli studenti che mi vengono incontro: la maggior parte si sofferma più sulla pistola appesa alla mia cintura o sui miei abiti color della notte, che sul mio volto.

Di sicuro si stanno chiedendo cosa ci fa un Capofazione Intrepido nel quartiere degli Eruditi, di giorno e senza scorta. Il sorriso da predatore che si forma sulle mie labbra fa letteralmente scappare il gruppetto di universitari occhialuti che si era fermato a fissarmi a bocca aperta.

Ho in mente una bella sorpresa per la mia ragazza.

Tento di riprendere la mia solita aria composta e imperturbabile. Non ottengo il risultato sperato: il mio sorriso diventa sempre più ampio man mano che Zelda avanza verso di me. Sono talmente concentrato su di lei che mi accorgo con qualche secondo di ritardo che qualcuno mi sta rivolgendo la parola.

«Buongiorno, Eric» mi saluta Alicia, con un lieve cenno del capo.

Ha le braccia cariche di libri da cui spuntano foglietti e post-it colorati e una borsa a tracolla. Si scosta i capelli dalla faccia con uno sbuffo e mi sorride furbescamente. «Zelda non mi aveva detto che saresti venuto. Le stai facendo una sorpresa? Che carino».

Alzo gli occhi al cielo. Questa biondina tutto pepe, oltre ad essere la migliore amica della mia ragazza, è anche la persona più vivace e cocciuta che mi sia mai capitato di incontrare. Non si lascia intimidire facilmente, nemmeno da una delle mie occhiatacce che fanno indietreggiare anche il più agguerrito degli Intrepidi. Lei e Zelda si assomigliano, da questo punto di vista.

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