Capitolo 14

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Quella mattina Zayn andò a lavorare.
Mi sentii un po' più libera e decisi di 'provare' a fare qualcosa in casa, anche se la cameriera non c'era.
Provai, con la sedia a rotelle, a fare la lavatrice o semplicemente lavare i vetri.
Ma niente.
Frustrata, andai in camera mia.
Guardai la sua foto.. lui non meritava me,
non meritava una senza gambe che non poteva fare niente, lui meritava una ragazza che potesse fare sesso con lui senza avere impressione di quelle gambe, che assomigliavano a due salsicciotti arrotondati.

Ci pensai per qualche minuto,10 forse.

E decisi di scappare.

Non lo facevo per me, o perché non volevo sposarlo, ma perché volevo che lui avesse una vita migliore.

Per me non fu' per niente facile abbandonare quella casa.

Sia emotivamente che fisicamente.

Non so come avrei fatto con una sedia a rotelle a scappare, o salire su un treno, o qualsiasi mezzo avrei voluto usare per scappare.

La sedia a rotelle dietro aveva una specie di sacco,quindi feci una valigia, un sacco di cibo, cose personali, e scappai.

Lasciai un biglietto.

..'caro Zayn...il tempo passato con te è stato bellissimo..non lo faccio perché non voglio sposarti...ma lo faccio perché tu abbia una moglie migliore...che abbia due gambe e che non si facesse sempre dei complessi.
Non cercarmi..vai avanti..trovati un altra...ma non dimenticarti mai di me.
Ti amo....Jo.'

Solo a guardare quella lettera, rileggendola tante volte, mi veniva da piangere..
Ma dovevo andare avanti,per lui.

Uscii dalla porta di casa, e mi avviai in stazione..che distava poco da casa mia.

Tenevo gli occhi bassi aspettando un treno per l'aereoporto, dove poi sarei andata a Parigi..da una mia lontana zia, che forse si sarà anche scordata di me.
Mi voleva un gran bene, ma dalla morte della mia famiglia ci allontanammo.
Mentre aspettavo un treno ebbi una visione.
Vedevo mia madre, mio padre, e mio fratello.
Che mi dicevano di non partire, che loro erano in un posto sicuro,che erano fieri di me e di Zayn.
A distogliermi dai miei pensieri fu una ragazza un po' più giovane di me.
-Johanna..sei tu?-mi chiese con gli occhi lucidi.
-Si,ma tu chi sei?-chiesi.
-Amelia..ti ricordi?
Quel nome risuonò e risuonò nella mia mente
Amelia....ma certo!

Scoppiai a piangere.

-oddio Amelia..sei proprio tu!

Amelia era la mia migliore amica per tutti e 3 anni delle medie,poi dopo non ci sentimmo più.
In paese si diceva che le fossero morti i genitori,e lei abbia preso una vita monotona,come una pazza.

Lei si abbassò per abbracciarmi..

-quanto tempo! Ma cosa hai fatto alle gambe?-mi chiese con le lacrime agli occhi.

-storia lunga..dove sei diretta?

-Andrò su questo treno che porta all'aeroporto e poi vado a Parigi.

-anch'io devo fare lo stesso percorso!

-bene,allora lo faremo insieme,e ti darò una mano.

il migliore amico di mio padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora