2 capitolo

16 2 1
                                    

Siamo all'entrata della scuola.
Allison mi sta guardando e mi sorride.
Mi è mancato da morire quel suo sorriso.
Due fossette incorniciano il suo viso e rendono il suo sorriso ancora più contagioso di quanto già non sia.
Ci avviamo verso il portone e sento gli occhi di tutti i ragazzi puntati addosso.
Dev'essere strano rivederci insieme dopo due anni, okay lo capisco, ma stanno esagerando.
Sento il brusio delle loro chiacchere da metri di distanza.
Entriamo dentro l'edificio ed Allison mi stampa un bacio sulla guancia e mi saluta facendomi l'occhiolino, poi entra nella sua classe.
Lei è più piccola di me di qualche mese, ma essendo nata l'anno dopo viene considerata un anno più piccola.

Mi avvio verso la mia aula con una strana sensazione addosso.
Mi sento serena, tranquilla.
Entro in classe e mi siedo al mio banco.
Il banco di fianco al mio è vuoto, dato che ho sempre chiesto ai miei compagni di non mettersi accanto a me.
Mentre sono immersa nei miei pensieri sento le mie compagne di classe schiamazzare e mostrare la scollatura verso un nuovo ragazzo che sta accanto alla professoressa di Biologia.
Lui squadra tutta la classe, senza prestare maggiore attenzione a quelle piccole zoccole in calore che mi sono toccate in classe.
Stranamente si sofferma più su di me e mi accenna un sorriso.
Niente malizia, niente doppi sensi.
Un sorriso dolce e genuino.
La prof lo invita a sedersi accanto a me ed io sposto il mio zaino che occupava la sedia su cui doveva sedersi.
Appena si siede e sistema le cose sopra il banco mi rivolge un veloce sguardo.
Io lo guardo solo con la coda dell'occhio, non voglio fargli notare che sono rimasta assolutamente affascinata da lui.
Dopo un po' sento una matita punzecchiarmi una coscia e mi giro verso di lui.
Allunga la mano verso di me.

"Dylan" dice.

Ha la voce dura, roca, ma con un velo di dolcezza.
È un ragazzo molto bello.

"Lydia" rispondo cercando di fingere indifferenza e stringendoli la mano.

Per il resto della lezione mi concentro sulla Professoressa e cerco di non pensare alla meraviglia che siede accanto a me.

I capelli scuri, gli occhi color nocciola..

Sento improvvisamente il petto bucare e mi brucia il naso.

Capisco che sto per piangere e corro in bagno.

Appena sorpasso la porta del bagno mi accascio a terra, scivolando lungo la parete.
Sento che sto per piangere e so già il perchè.

E adesso mi spiego il motivo per il cui Dylan mi ha rapita così tanto.

Un immagine di Bread che sorride mi passa per la testa e un singhiozzo fuoriesce furtivo dalle mie labbra.

Posiziono una mano sulla bocca, per evitare di fare rumore.

All'improvviso la porta del bagno si apre, rilevando la causa del mio crollo.

Dylan mi fissa, vedo che è stupito, mi guarda ma senza criticare.
I suoi occhi sono seri, non mi sta giudicando, sta cercando di leggermi dentro.

Quando ritorno dal mio stato di trance mi affretto a spazzare via le lacrime che ancora rigavano il mio viso.
Mi giro dandogli le spalle per non farmi vedere così fragile e vulnerabile.

"Perchè ti giri? Non c'è vergogna nel piangere.
Piangere è una cosa comune che l'essere umano usa come valvola di sfogo.
Non sei debole se piangi, sei debole se hai paura di piangere.
Se piangere ti impaurisce allora si, sei debole.
Ma se sai piangere senza aver bisogno di trattenerti, allora hai la forza di chi convive con i proprio dolori senza doverli nascondere per ridurre il loro effetto su di noi.
Non nasconderti Lydia, piangi e lascia libera la tua anima.
Non ti fa bene cercare di reprimere il dolore e la frustrazione." Quelle parole mi sono entrate dentro come delle semplici lettere messe una vicina all'altra, ma dentro di me si sono elaborate in uno stranissimo concetto di sofferenza a cui non avevo mai pensato.

Mi giro verso di lui che mi guarda serio, i muscoli del viso sono contratti e le sopracciglia aggrottate.

Appena vede i miei occhi riempirsi di lacrime si tranquillizza.

Le sopracciglia ritornano normali e i suoi lineamenti di addolciscono.

Mi rivolge un leggero sorriso e  se ne va lasciandomi in quel bagno con i pensieri che mi frullano in testa senza darmi pace.

Forse mi sbagliavo, di lui non mi affascina la somiglianza con Bread.
Di lui mi ha colpito l'intelligenza e la capicità di avermi denudata da ogni mia tristezza conoscendo solo il mio nome.

Un motivo in più per vivere Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora