1- La tempesta sarebbe arrivata da li a poco.

418 24 5
                                    

Guardai le mie mani tenute in grembo, il vestito azzurro che avevo indossato per questa giornata era il mio preferito.

Mi sentivo disorientata qui, tra tutte queste persone di alto rango, io avevo solamente 16 anni e l'età media in quel l'ufficio era di 40 anni.

Mamma stava parlando con alcuni signori riguardo non so bene cosa, ma sembrava felice e rilassata con loro. Muoveva i suoi bellissimi capelli biondi in tutte le direzioni e sorrideva.

Papà sorseggiava un bicchiere di spumante mentre scambiava qualche battuta squallida delle sue. Le persone ridevano e si congratulavano con lui per la sua promozione.

Io ero seduta su un divanetto lontana da quelle persone, avevo paura di fare o dire la cosa sbagliata e questo mi metteva ansia; un ragazzo dai capelli scuri e corti era seduto vicino a me, ma era completamente concentrato sul sul cellulare, non mi prestava la ben che minima attenzione, non che io la volessi.

Picchiettai la punta del piede sul pavimento, creando un ritmo carino e accettabile alle mie orecchie, ma era frutto della pressione e del mio sentirmi in soggezione.

Era una giornata molto importante per mio padre, lo avevano promosso a vicedirettore e per lui era sempre stato un sogno. Si vedeva che in quel momento era fiero di se stesso perchè aveva entrambe gli angoli della bocca sollevati in un sorriso sincero e rilassato.

All'improvviso fece la sua entrata un uomo, bellissimo era un eufemismo per lui. Aveva dei capelli biondi corti dietro al collo e il ciuffo leggermente lungo posto su un lato del volto, due occhi color caramello fuso, un naso alla francese molto delicato e delle labbra carnose fantastiche, in quel momento erano tirate in un bellissimo sorriso.

Sentii come un vuoto, come se la terra fosse sparita da sotto ai miei piedi solo per un momento.

Si diresse verso mio padre e si strinsero la mano, lui poggiò una mano sulla spalla di mio padre e si congratulò con lui, o almeno era quello che pensavo, non riuscivo a capire nulla da quella distanza.

Mia madre li raggiunse e scambiò anche lei qualche parola con quell'uomo a dir poco affascinante.

Entrambi si girarono verso di me, mi avevano beccato ad osservarli, le mie guance si arrossarono per l'imbarazzo, poi mia madre venne verso la mia direzione con un dolce sorriso.

"Vieni Maya, voglio farti conoscere una persona" confusa, mi lasciai prendere la mano e trascinare da lei fino a ritrovarmi tra lei e papà con il braccio di quest'ultimo intorno alle mie spalle.

"Signor. Bieber, lei è mia figlia Maya" lui posò il suo sguardo su di me e mi rivolse un sorriso magnifico, tornai ad arrossire e mi maledii mentalmente per il mio essere così timida e imbarazzata.

"Piacere di conoscerti Maya" mi porse la mano che dopo qualche secondo strinsi titubante facendolo sorridere ancora.

Papà lo aveva chiamato Bieber, signor. Bieber, quale era il suo nome? Qualunque fosse stato sarebbe stato perfetto per lui.

"Quanti anni hai Maya?" Aprii la bocca per parlare, ma fui ci stretta a richiuderla perché mio padre parlò al posto mio.

"Ha 16 anni, ma è una ragazza molto intelligente. Solamente un po timida" mi scompigliò i capelli facendomi sentire una bambina. Odiavo quando lo faceva, mi metteva in imbarazzo ancora di più di quando già non fossi.

My father's employer Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora