L'inizio

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"One, two, three"

Sentiva le urla delle persone in visibilio ovattate e non sapeva come aveva fatto a mettere K.O. la sua avversaria quando la prima ad esserlo era lei. Era ancora stesa sul tatami stordita mentre sentiva una voce che urlava.

"The new World MMA Youth Champion...Roxie!"

L'arbitro cercava di tirarla su con un braccio mentre con l'altro teneva la sua cintura, il suo titolo. Il suo.

Con il naso colante di sangue e i denti ormai rossi, cercava quel po' di forza nelle gambe che le permettesse di alzarsi. Barcollava ma voleva godersi quel momento fin dentro le ossa. Quelle ossa ormai distrutte dalla stanchezza e dal dolore.

E fu in quel momento che il tempo e il mondo intorno a lei si fermarono. Quando l'arbitro gli pose quella cintura tanto desiderata tra le mani e gli alzò il braccio in segno di vittoria.

Si sentiva gli occhi pizzicare e non volle fermare le lacrime, che uscivano ormai da quegli occhi stanchi perchè per lei quelle lacrime erano senso di soddisfazione e gioia. Aveva faticato tanto per arrivare a questo grande traguardo e non voleva che il suo stupido orgoglio, che l'accompagnava da quando era una bambina, rovinasse quel momento.

Si sentì stringere forte. Delle braccia forti che l'avevano accompagnata in questo viaggio ed erano riuscite a portarla dove era adesso. Il suo mister. Giovanni.

"Sei stata bravissima. Sono così fiero di te." Ed anche lei lo era, di se stessa. Dove era riuscita ad arrivare in così poco tempo.

Era fiera. Tanto. A soli 17 anni, rappresentava l'Italia nell'MMA come campionessa giovanile del mondo .

**

Camminava verso gli spogliatoi appoggiata al proprio mister per la gamba dolorante. Gli spogliatoi dove l'aspettavano le persone che amava.

La sua avversaria le si parò davanti. Il bulldog svedese di dicianove anni, Agnes. Che adesso aveva un occhio nero e una mano fasciata.

Roxie si irrigidì nelle spalle mettendosi dritta e l'azione dell'avversaria la lasciò sorpresa. Le porse la mano non fasciata in attesa di essere stretta.In un primo momento poggiò i suoi occhi marroni sulla mano dell'avversaria e poi nei suoi occhi limpidi.

Mille pensieri viaggiavano nella testa della mora, di certo non si aspettava un gesto del genere. Sopratutto dalla svedese,che era stata così agguerrita contro di lei in quel ring tanto da metterle paura.

Un sorriso le si formò sulle labbra carnose mostrando i denti dipinti di rosso e strinse con sicurezza quella mano callosa. Calli provocati dallo sforzo dei vari combattimenti, lo stesso sforzo che aveva assaporato lei.

Un sorriso flebile comparì sul volto della svedese. Un sorriso di congratulazioni ma con un velo di tristezza, tristezza di non poter stringere lei quella cintura che tanto avrebbe voluto.

L'osservò allontanarsi e si accorse di provare un po' di pena per quella ragazza. Lei sapeva la sua storia. E poteva immaginare come si dovesse sentire e il perchè di tanta determinazione su quel ring. Erano anni che arrivava a questo punto,l'ultimo step per poter diventare campionessa ma non riusciva mai a sfiorare quella cintura. Essere a tanto così dal proprio obiettivo e essere sempre seconda doveva essere sfiancante. E capiva che anche se gli aveva porto la mano per stringerla, doveva odiarla. Combattere anni e anni contro il destino che ti rema contro e poi arriva una novellina e ti porta via il tuo desiderio per l'ennessima volta.

Non riusciva a capire il perchè ma si sentiva in colpa, come se tutto quello che doveva subire quella ragazza fosse tutto per colpa sua. A risvegliarla da immaginari sensi di colpa fu il suo mister.

The Red Wire|| WWE fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora