Circa mille anni prima dell'inizio delle vicende narrate nei meravigliosi 7 libri, I 4 maghi più famosi all'epoca, perseguitati dai babbani, decisero di fondare una scuola, una scuola in cui educare giovani maghi e streghe. Questo è quello che è st...
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SALAZAR
La notte copriva le nuvole candide, pesante, trascinava il suo velo su tutto il mondo magico. Mentre il tempo scandiva il battito del suo cuore, Salazar, scrutava ciò che lo circondava. La foresta proibita era buia, colma di pericoli e bestie. Anche il silenzio aveva un rumore lì. Strinse la bacchetta saldamente, quando la sentì scivolare via a causa della mano sudata. Ad ogni passo si sentiva sprofondare, come se un macigno invisibile tentasse di schiacciarlo. Qualcosa lo stava chiamando, un qualcosa che non conosceva ma che desiderava scoprire, lo desiderava con ogni fibra del suo corpo.
"Vieni da me"
Le stesse parole continuavano a balenare nella mente dello stregone. La voce di quella creatura minacciava di farlo impazzire. Si costrinse ad andare avanti nonostante le gambe iniziassero a tremare. Più volte provò a tornare indietro, spinto dal rimorso per Tosca. Cosa avrebbe pensato di lui la giovane strega? Perchè nonostante lo odiasse, teneva alla ragazza più di quanto volesse ammattere.
Quel sibilo continuò a tenerlo prigioniero sotto il chiarore della luna. La vegetazione si face più fitta nei meandri della foresta. Guidato solo da quella voce, continuò a camminare. Alcuni rami graffiarono il suo viso scarno e scavato. Sentì il sangue colare lungo lo zigomo destro, caldo e denso scivolò fino all'angolo delle labbra. Assaporò la sua stessa essenza.
Tutto intorno a lui restava in silenzio, forse la foresta si era fermata ad ascoltarlo, forse nessuno era uscito quella notte perchè il grande Salazar era lì. Non sapeva il motivo, ma tutti lo temevano. Al giovane mago poco importava della gente, ma a volte le persone lo irritavano talmente tanto che doveva allontanarsi per non schiantarle a qualche muro. L'unica che continuava a vedere la parte buona di lui era Tosca. A volte avrebbe voluto che le ragazza la smettesse e che aprisse gli occhi, lui non era come loro.
Le tempie pulsavano. Sentì la gola secca ed ebbe l'impressione di soffocare, ma quando si accorse di essere ancora in piedi, continuò per la sua meta sconosciuta.
Il rumore dei passi rimbombava lungo tutto lo spazio sconfinato.
"Vieni da me"
"Sei vicino"
"Vieni"
"Salazar"
La voce si fece sempre più vicina, fino a quando non si ritrovò davanti ad un muro di pietra. La roccia era chiara quasi come le stelle che riempivano il cielo quella notte, crepe smorzavano l'armonia di quell'imponente parete rocciosa. Salazar fece scorrere le dita nodose lungo la vegetazione che avvolgeva il suo obbiettivo. La voce proveniva da lì.
"Vieni Salazar"
Strappo alcune foglie e le getto sull'umido terriccio, impugnò la bacchetta e tutto d'un fiato disse:-Bombarda Maxima- La pietra si disintegrò davanti ai suoi occhi, la luce scaturita brillò attraverso le sue iridi scure. Il frastuono riempì il silenzio.