18 Capitolo

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Perché cazzo fissa il mio iPhone?

Lo presi in mano, lo sbloccai e un messaggio anonimo diceva:

Vivi questi ultimi giorni della tua vita al meglio. Baci, M.

Ma cooosaa? Ma chi cazzo è che vuole prendersi gioco della mia fottuta vita? Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?

Intanto Albe manteneva uno sguardo basso, e il mio sushi era caduto per terra.

Albe, i-io non so..

Pronunciai queste parole insicura, con paura.

Shh, tu non c'entri

Disse freddo, e con un velo di rabbia nella sua voce.

Poi alzò lo sguardo e i miei occhi color azzurro incrociarono i suoi color miele/nocciola. Era incazzato si vedeva e in men che non si dica distolse lo sguardo.

Cercai di riprendermi il suo sguardo, vagando lo trovai. Non trasmetteva nulla, emozioni zero completamente.

Vado a casa 5 minuti e torno, il tempo di una doccia.

Disse prima di scomparire dietro la porta.

Ah, e se hai bisogno chiama.

Sbucò la testa per poi scomparire veramente.

Intanto nella stanza risuonavano strani rumori.

Presa dal panico mi intrufolai sotto le coperte e misi la testa sotto il cuscino.

Sentivo dei passi che si facevano man mano più vicini a me.

Poi qualcosa mi punse il braccio.

Albe, sei tu?

Dissi impaurita, ormai la paura si era fatta possesso di me.

Ma nonostante ciò, mi feci coraggio e uscii da sotto le coperte. Sbucai, ma nella stanza non c'era nessuno. Ma posso giurare di aver sentito qualcuno camminare e pungermi, so che in questo momento sto male, è per questo che sto in ospedale, ma di certo non sono pazza.

Tutto in quella stanza dalle pareti bianche era normale.

Allora decisi di aspettare Albe guardando un pò di tv.

Presi il telecomando in cui affianco doveva esserci il mio cellulare, IL MIO CELLULARE?

IL MIO CELLULARE è sparito.

Allora non sono pazza, quei rumori, quei passi, c'era veramente qualcuno.

Non sapendo che fare accesi la Tv, questa volta ero calma e rilassata.

Pian piano il sonno si impossessò di me.

Pov Albe

*qualche tempo prima*

Ma io voglio il sushi.

Glielo passai semplicemente.

Quello che ho letto qualche minuto fa mi ha davvero impaurito e fatto incazzare.

Sofia mi riempì di domande, non capivo bene cosa stesse dicendo, la mia attenzione era attirata da quel cazzo di cellulare. Chi è quel fottuto che si sta prendendo gioco di Sofia.

Si accorse che stavo fissando il suo cellulare, lo prese in mano lo sbloccò e lesse il messaggio.

Albe i-io non so.

Disse con una voce strozzata come se da un momento all'altro potesse piangere lacrime amare.

Shh tu non c'entri.

La rassicurai. Per ora è meglio che non si faccia prendere dal panico, già che sta male e ha perso la memoria, peggiorerebbe solo le cose.

Tutto questo però non mi piace.

E se andassi dalla polizia?

Una vocina nella mia testa, dicono siano i pensieri nascosti del nostro cervello.

Aww grazie vocina ti amo.

Per non farla insospettire dissi a Sofia che andavo a fare una doccia e poi andai.

Sono a piedi, dopotutto la polizia è qui vicino e poi non mi va di chiamare papà, dato che la mia macchina è a casa, li farei solo insospettire.

Mi scusi polizia..

Dissi a voce bassa quasi impaurito.

Ma io non ho paura, devo farlo per la MIA Sofia.

Mi dica ragazzino.

Sisi allora, emh.. la mia ragazza ha ricevuto un messaggio minaccioso.

Cominciai a parlare imbarazzato ma poi presi in mano la situazione e mi feci uomo.

Umh..cosa diceva il messaggio?

Disse un uomo di all'incirca 50/55 ann. Con una massa di capelli bianchi e dei baffi altrettanto bianchi. Una divisa da polizia e le ciabatte, le ciabatte?ahahah le ciabatte.

Vivi questi ultimi giorni della tua vita al meglio. Baci, M.
Questo era scritto nel messaggio.

Pronunciai le parole esatte.

E con la lettera M. cosa s'intende?

Disse investigatorio.

Sinceramente non lo so, è proprio per questo che sono qui.

Dissi ovvio.

Ok allora per ora è partita una denuncia alla polizia postale che cercherà di indagare, ritorni domani pomeriggio alle 3.

Mi rassicurò.

Grazie, arrivederci.

Chissà chi è che minaccia Sofia, dovrei dirlo ai miei e ai suoi?

Meglio di si, ma glielo dirò domani mattina.

Arrivato all'ospedale dissi all'infermiera, che mi aveva dato il permesso di uscire

Eccomi qua, sto rientrando nella stanza n 122 grazie per la fiducia.

Dissi ringraziandola veramente con il cuore in mano.

Non c'è di che.

Corsi per arrivare più in fretta possibile alla stanza piano terra.

Arrivato davanti la porta bussai e poi entrai ma Sofia non c'era e la finestra era aperta.

Era scappata?

Digitai velocemente il suo numero ma diceva inesistente. Inesistente? Perché inesistente? Tutto questo era strano e preso dal panico veramente chiamai il padre di Sofia e raccontai tutto.

Gli disso di raggiungermi qui in ospedale e nel mentre chiamai il mio di padre.

Alberico&SofiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora