"Svegliati pelandrona!!! Oggi è un gran giorno!!!"
urla una voce femminile, carica di allegria, dal tono dolce e canzonatorio al contempo.
Io, in tutta risposta, mi sollevo la coperta sulla testa, borbottando versi indecifrabili, assonnato.
"Ti vuoi svegliare?! Guarda che la torta di oggi la mangiamo tutta io e tuo padre se non ti muovi."
a quella frase mi scopro improvvisamente, come in preda ad un raptus improvviso. Gli occhi, ancora annebbiati, dopo attimi interminabili, mettono a fuoco la figura di un'alta e slanciata donna bionda, che spalanca il balcone con un'energia inconsueta, facendo entrare l'accecante luce del giorno. Mia madre.
"Torta?"
borbotto in tono rauco, facendo presa sui palmi e mettondomi a sedere, cercando di capire.
"Oggi è il tuo compleanno, Susan. Te ne sei dimenticata per caso?"
risponde lei, voltandosi verso di me e donandomi un enorme e radioso sorriso, accompagnato dai luminosi e grandi occhi verdi, che paiono brillare di qualcosa di nuovo, di bello, quella mattina.
"Ti ho messo i vestiti sulla sedia."
borbotta indicandoli, con un cenno della mano.
"Su muoviti!
a breve i tuoi nonni saranno qui, vogliono essere i primi a farti gli auguri."
Ah giá, i nonni... quando vengono a trovarci sono sempre i primi ad arrivare, e anche gli ultimi ad andarsene. Se è una giornata con i parenti che mi aspetta, non si prospetta un gran compleanno, anche se... è in ogni caso ad altro che dovrei cominciare a pensare.
I vestiti sistemati sulla sedia sono un paio di pantaloni di jeans e un orrendo top rosa... poco più avanti invece, sulla scrivania, troneggia un post it che dice, senza mezzi termini e in stampatello: "TRUCCATI. Con amore, mamma."
Nonostante sia a pochi metri da me, sa sempre come rimarcare il concetto.
Mi infilo i vestiti sbuffando, cercando di fare il più lentamente possibile apposta per tardare i momenti difficili che seguiranno, in quella giornata. Una giornata di rivelazioni per gli altri, ma di certo non per me.
A me è sempre stato chiaro tutto, praticamente da quando sono nato.
Entro, trascinando i piedi, in bagno, osservando il mio viso stanco allo specchio: Nonostante io abbia dormito bene, stranamente senza ansie, ho le occhiaie, il colorito pallido e l'aria non propriamente sveglia. Incurvo un sopracciglio in segno di disappunto, mettendomi controvoglia la matita intorno agli occhi e il lucidalabbra. I capelli restano disordinati ma non vi bado, è giá tanto che io mi sia spinto sino a quel punto.
Mia madre mi rivolge un cenno di assenso compiaciuto:
"Che carina che sei, Susan! Sembri davvero una principessa. Non riesco a credere che la mia bambina sia ormai una donna ventenne."
Donna...
È in momenti come questo che, ogni volta, mi viene voglia di urlare quello che sento, di sputare tutto di getto, come un'onda che ti travolge... ma devo pazientare. Il giorno è arrivato, è ormai solo questione di ore.
Il campanello suona, e una signora anziana e carica di buste fa il suo ingresso trionfale. Ha gli occhi di chi ne ha viste tante, scavati dagli anni e carichi di saggezza, e le labbra sottili e rugose, increspate impercettibilmente in una parvenza di sorriso. Sotto un braccio ha un pacco avvolto da una carta rossa e luminosa... deduco improvvisamente sia per me.
"NONNA!"
grido carico di entusiasmo, mentre lei sale le scale a fatica, senza proferire parola.
"Lascia che ti dia una mano."
mormoro andandole incontro e prendendo un paio di buste.
"Grazie." biascica lei distrattamente.
È una tipa silenziosa e un po' burbera mia nonna, eppure dimostra sempre tanto affetto e amore sincero con i fatti, che è la cosa più importante.
Niente parole, ma gesti concreti, niente monologhi, ma realtá.
"Ma dov'è nonno?"
le chiedo sorridendole dolcemente, poggiando il mio bagaglio a terra, una volta giunto a destinazione. Lei stringe ancora il misterioso pacco, questa volta nell'inutile tentativo di nascondermelo alla vista, ma non si può fare a meno di notarlo comunque.
"Il nonno sará qui più tardi, io sono arrivata ora per aiutare tua madre a cucinare... e questo..." dice indicando il mio regalo. "Lo avrai solo quando sará qui anche lui." a quella frase non può fare a meno di sorridere, guardandomi teneramente e in silenzio.
I genitori della mia mamma sono per me un esempio di amore sincero, sono sposati da cinquant'anni e praticamente inseparabili. Vorrei una storia d'amore così anche io, un giorno. Chissá se avrò la stessa fortuna.
"Posso darvi una mano in cucina anche io?"
domando preda della noia.
"Ho tanta fame e l'attesa mi sta uccidendo."
per tutta risposta, mia nonna mi poggia una mano sulla testa, in un gesto affettuoso.
"Ci pensiamo noi, la festa è la tua Susan, impara ad aspettare."
esclama stampandomi un bacio sulla fronte, e per lei è strano, mai una cosa simile era successa prima.
Abbasso gli occhi a quelle parole, lei comprende che ho capito e si allontana con mia madre, in silenzio.
Mi aspetta una mattinata noiosa, spero solo che il seguito di questo compleanno sia migliore. Mi auguro che, dopo il mio coming out, tutto sia meglio. Non so perchè non mi sono posto neanche il problema se sarò o no accettato. So solo che devono accettarmi, se mi amano devono... perchè questo è tutto ciò che sono, che voglio essere e che sarò.
Per ingannare il tempo penso che mi metterò a leggere. Per l'ennesima volta "Harry Potter e la Pietra Filosofale" mi troneggia tra le mani. Ho letto tutti i libri della saga un'infinitá di volte, eppure non mi stancano mai. Da piccolo sognavo la mia lettera per Hogwarts, mi immaginavo preso dalle più disparate avventure insieme al maghetto con gli occhiali... crescendo ho imparato a stare con i piedi per terra, a non volare troppo di fantasia, ma la passione per questa storia non è mai morta.
Accavallo le gambe, sedendomi comodamente alla mia scrivania, e mi immergo nella lettura, ingannando il tempo rimanente. Il mio stomaco brontola, spero non ci voglia molto.
Leggere mi piace, ma vorrei dire quanto devo a stomaco pieno, magari il tutto mi verrá più facile... chissá.
Mi rendo conto che l'ansia comincia a farsi sentire e, quando finalmente ci raggiunge anche mio nonno, inizia a farsi insostenibile.
Non riesco all'improvviso più a leggere, le parole mi scorrono disordinatamente davanti agli occhi, senza più alcun senso logico, le gambe tremano.
Cosa penseranno di me? Cosa mi diranno? Capiranno? Mi odieranno? Mi cacceranno fuori di casa? La mano destra si stringe involontariamente, a pugno, le unghie si conficcano nella pelle ma io non riesco a provare dolore.
Lo ametto... ho paura.
Vorrei tirarmi indietro, ma non posso, vorrei fuggire lontano, ma non posso.
Provo di nuovo a concentrarmi sulle parole impresse nella carta, davanti a me, ma la vista mi si annebbia per le lacrime.
Comincio a singhiozzare silenziosamente, nel mio angolino, maledicendo la societá umana e i suoi dannati pregiudizi.
Non posso temere di mostrare cosa si nasconde qui dentro, non posso temere di farvi conoscere Andrea.
Non fuggirò.
Ne va della mia vita.
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Questa non sono io
Narrativa generaleNascere in un corpo sbagliato, sentirsi in una prigione indesiderata, un ergastolo senza fine.