Capitolo III

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Il momento sta per giungere... e l'ansia lascia stranamente il posto a una pace inconsueta, mai provata prima, che mi fa sentire sereno, appagato. So per certo di stare per fare la cosa giusta.
Nonno mi guarda e mi sorride all'altro capo del tavolo, abbracciando la moglie.
"AUGURIII!" urla per l'ennesima volta, felice, battendo le mani a un ritmo unicamente suo.
Mia madre imita il suo gesto, limitandosi a invitarmi a parlare.
"DISCORSO! DISCORSO! DISCORSO!"
canticchia allegramente, sorridendo e osservandomi con una punta di orgoglio nei brillanti occhi.
Io getto un'occhiata distratta all'invitante lasagna che mi giace nel piatto, poi realizzo che è quella l'occasione che stavo aspettando. È giunta l'ora. Tossisco piano, un paio di colpi, con l'intento di schiarire la voce, poi sono pronto a iniziare il mio monologo. Un sospiro, e via.
"Grazie a tutti per il bene che mi volete..."
comincio, gesticolando esageratamente, forse facendo trapelare in toto il mio nervosismo.
"In questo giorno particolarmente importante per me, mi sento di dirvi la mia veritá..."
ci siamo, inutile dilungarsi ancora o non arriverò mai al dunque, meglio dire tutto di getto e riaccasciarsi sulla sedia. Sì, decisamente meglio.
"Io sono un ragazzo, voglio essere un ragazzo, sarò un ragazzo.
Mi sono sempre sentito così e continuerò a farlo. Spero mi vorrete bene e mi accetterete comunque per quello che sono."
la mia confidenza sembra lasciare tutti di stucco... mi accascio sulla sedia, sentendo il cuore impazzirmi in petto, con una difficoltá frustrante nel respirare profondamente.
Mi stropiccio gli occhi per momenti interminabili, in attesa di un qualche più disparato riscontro nei presenti.
La donna che mi ha messa al mondo è ancora a bocca aperta, come se le mancasse il terreno sotto i piedi, non sembra intenzionata a dire nulla... mi fissa incredula, pallida come un cadavere, con la fronte corrugata, perplessa. Evidentemente mi sbagliavo, quasi certamente non ha mai sospettato nulla. Ho fatto la normale ragazzina fino a poco tempo prima... ora è giunto il momento di smetterla.
I miei nonni se ne stanno in silenzio, abbandonati sulla sedia. Per un attimo, da lontano, mi è parso di scorgere il lontano luccichio di una lacrima sui loro volti.
"Perchè non dite nulla?"
domando rompendo il silenzio. Avevo bisogno di sapere, l'attesa mi stava uccidendo. Pensano tutti che fare coming out sia semplice, che ci si libera di un peso... ma, alla fine, forse, ci si carica di uno maggiore.
"Sarai sempre la mia bambina. Qualunque cosa senti di essere o vorrai essere, sarai sempre la mia piccolina."
è mia madre la prima a darmi una risposta, piangendo come mai prima di allora avevo visto, in vent'anni di vita.
"Grazie, mamma. Ti voglio bene."
la mia voce è rauca e commossa. Ho voglia di correrle incontro, abbracciarla, ma sono ancora agitato. Non so bene cosa mi trattiene.
Resto impalato per attimi interminabili, guardandomi in trance i dorsi delle mani.
Sto aspettando, sto aspettando in silenzio la reazione del resto dei presenti. Sento che mi manca l'aria.
Sussulto appena, sentendomi avvolgere da braccia vissute, anziane, eppure con la presa salda di un giovane. Sono quelle del mio nonnino, che mi stringono forte, che mi danno, per alcuni istanti, un gran senso di affetto e protezione.
"Grazie. Sei stato coraggioso."
mormora parlandomi al maschile. Ed è in quel preciso frangente che scoppio in lacrime, commosso, libero.
È difficile descrivervi a parole quello che ho provato, dovreste vivere la mia stessa esperienza per capire.
Non temere di essere sè stessi alla fine paga. Sempre.
Lui mi stringe tra le sue braccia gracili e possenti allo stesso tempo, mi dá una pacca sulle spalle e piangendo, bisbiglia:
"Sono orgoglioso di te."
Orgoglioso.
Adoro questa parola. Non l'avevo mai sentita prima.
Mi stropiccio gli occhio in una risata liberatoria.
Ora finalmente posso iniziare il mio percorso. Ora finalmente posso diventare ciò che, per un fortuito caso, non sono... posso transizionare.
"Voglio transizionare!"
esclamo convinto, guardando mia madre fissa negli occhi.
È tempo che sia felice anche io.
So che posso esserlo.
La transizione è un percorso estremamente lungo, complesso, mi verrebbe da dire quasi "invivibile" per certi versi.
Bisogna avere forza, combattere la societá e i suoi pregiudizi.
Sarò pronto a tutto ciò?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 02, 2016 ⏰

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