Capitolo 16

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CAPITOLO 16


Alexis' POV


<< Yuppy! >>.

Hikaru nuotava e si tuffava in continuazione dal bordo piscina, spensierato e gioioso come solo i bambini sanno essere.

Quel parco acquatico poco distante dall'albergo era stato una vera manna dal cielo per poterci rilassare e divertire in un modo diverso dal solito. E poi era stata la Prima Master ad 'obbligarci' ad una serata alternativa.

<< Hikaru dovresti fare stretching prima di entrare in acqua >> disse Mavis.

Non sapevo dire chi tra i due fosse più bambino perché entrambi avevano quella luce nello sguardo che sapeva rallegrarti ed intenerirti.

Distesa tranquillamente su uno degli sdraio, mi stavo godendo la scena di mio figlio eseguire i medesimi esercizi con i due Master, Fried, Bixlow, e persino Luxus.

Non riuscii a trattenere le risate nel vedere l'altero biondo col viso imbronciato mentre sottostava agli ordini di Mavis e Makarov.

<< Ale >>.

Erza e Lucy mi raggiunsero in quel momento, occupando due sdraio accanto a me.

<< Ehi dove hai lasciato mio fratello? >> domandai.

<< L'ho perso di vista non appena abbiamo messo piede qui dentro >> sospirò la bionda.

<< Speriamo solo che non combini disastri come suo solito >> mormorai.

<< Suvvia non essere così pessimista >> mi riprese Erza.

Poco dopo rimasi nuovamente sola mentre Erza e Lucy erano entrate in acqua per giocare con Hikaru. Vederlo sguazzare contento e schizzare le due maghe mi riscaldò il cuore.

A volte i ricordi tornavano ad affacciarsi alla mia mente, facendomi ancora soffrire per il lungo periodo di solitudine a cui mi ero imposta. Potevo tornare prima alla gilda dai miei compagni, ed invece avevo aspettato sette anni prima di rivelare a tutti la verità.

Scossi la testa, chiudendo gli occhi per allontanare quei brutti pensieri.

Ora tutto si era risolto, mio fratello, il mio uomo, i miei amici erano tornati sani e salvi.

Hikaru aveva di nuovo un padre, aveva uno zio, aveva dei compagni che gli volevano bene.

Adesso eravamo una vera famiglia, ed io dovevo smetterla di rimembrare gli anni in cui tutto questo era solo una mera speranza.

Una mano calda e grande si posò gentilmente sulla mia guancia, causandomi un dolce sorriso.

Quel tocco che tanto mi era mancato, ora non mi bastava più. Non ne avevo mai abbastanza di lui, delle sue attenzioni, delle sue coccole, dei suoi baci.

Volevo tutto e ne volevo sempre più ogni giorno.

La sua bocca si posò sulla mia, coinvolgendomi in un lento e casto bacio.

<< Non vieni a nuotare? >> sussurrò ad un millimetro dalle mie labbra.

<< Magari dopo >> mormorai.

Aprii gli occhi per immergermi in quei due pozzi grigi che sapevano mandarmi su un altro mondo. Alzai una mano e sfiorai la cicatrice a forma di saetta, prima di prendergli il viso a coppa e baciarlo nuovamente, però stavolta con più passione.

Ti stavo aspettandoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora