Capitolo 3

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Milo espirò con forza, e Ariete si riebbe dal ricordo doloroso.
<< Mi dispiace, Milo. Mi ... dispiace tanto .. >>.
<< Non é colpa tua >>, mormorò Scorpio, allungandosi verso di lui per abbracciarlo, quasi fosse Mu a necessitare di conforto.
<< Non é colpa tua. Tu ... sei buono. Sei buono >>. D'un tratto Mu avvertì un tocco vellutato, bagnato nell'incavo della gola. << Sei ... dannatamente buono ... >>.
Mu sussultò, rabbrividendo. << Milo! Cosa fai? >>. Subito Milo lo slegò dall'abbraccio. << Scusa. Perdonami ... é che ho tanto bisogno di calore, adesso. Ho bisogno di fuoco ...>>.
Aries lo vide avvicinarsi pericolosamente alla sua bocca, fissandola come fosse un frutto prelibato. Deglutì a stento, sentendo l'odore mescolato di alcol e fumo, sotto cui emergeva adesso nettamente quello proprio di Milo, potente, inebriante. Odore di maschio con la fame addosso.
<< Dammi un po'del tuo fuoco, Mu ... >> Posò le labbra sulle sue, sfiorandole appena. << Solo ... un po' di fuoco >>. Gli leccò lentamente la bocca, seguendone il contorno puro con la punta della lingua, prima d'insinuarla all' interno, morbido e stordente. << Oh, Mu, sei ... così buono. Cazzo, potrei mangiarti >>. Continuò ad assaporarlo, avvolgente, insistente, irresistibile. Voleva fuoco, ma egli stesso ne aveva dentro così tanto che Mu temeva di ustionarsi, con quel solo tocco.
D'impulso, mosse la propria lingua contro quella di Milo, e una fitta gl'illuminò a giorno il fondo del ventre.
Ma di certo, non soltanto a lui.
<< Dannazione, Mu >>. Milo lo prese e lo schiacciò schiena al materasso, montandogli addosso. Ariete spalancò gli occhi, due pozze verdi di sconcerto. << Milo, Milo, no ... >>. Scorpio lo azzannò alla gola, neanche fosse diventato del Leone. Lo succhiò, lo morse, lo stuzzicò dipingendo ampie pennellate di lingua su quella pelle di seta. Mu soffocò un gemito, serrando il labbro tra i denti.
<< Ti voglio sentire...non ti trattenere. Voglio sentire come fai >>. Portò una mano tra le sue cosce e Mu ansimò, erompendo in una sorta di miagolio.
Milo ridacchiò. << Senti senti, l'Ariete miagola come un gattino...fallo ancora, Mu...oh, sì, così >>. Continuò a toccarlo e Mu lo accontentò suo malgrado, scuotendo la testa come a volersi liberare. Ma la presa di Scorpio era paralizzante quanto il suo veleno. Era immobilizzato.
<< Milo... >>, implorò, con nuove lacrime agli occhi. Gli affondò le unghie nella schiena ma lungi dal desistere, Milo ansimò. << Sì.. .graffiami. Tirami di dosso la pelle, scuoiami se vuoi, scopami, basta che mi tiri fuori dall'anima questo dolore... >>.
Sfilò la maglia, e afferrata quella di Mu la stracciò fiondandosi su uno dei capezzoli per risucchiarlo in bocca. Mu avvertì una vampata tremenda consumarlo fin nel profondo. Era in fiamme, dalle labbra tumide ai lombi frementi. Se non se ne liberava sarebbe andato in cenere. O almeno così gli pareva.
Con uno spintone, lo mise giù d’impulso e gli slacciò i calzoni. Milo lanciò un breve grido seguito da un sospiro deliziato, quando la mano di Aries si chiuse intorno al suo membro e iniziò ad accarezzarlo con energia, facendolo sussultare ad ogni brusco affondo. Mu sentì come una scossa elettrica attraversargli il corpo appena spinse le dita sotto, stringendo i testicoli tesi, grossi, pesanti. Un frutto maturo pronto per essere colto, che faceva onore al suo nome.
E a quel punto, si fermò, confuso. Non sapeva cosa fare, come proseguire. Voleva andare oltre, abbattere i muri, polverizzare le barriere tra sé e quella magia che sentiva fluttuargli intorno, per afferrarla. Ma non aveva idea di come continuare. << Hai mai posseduto qualcuno, Mu? >>, gli domandò Milo.
Pur vergognandosi e avvampando, Aries scosse la testa, nascondendo gli occhi sotto la cortina dei capelli.
<< Sono il primo, per te? >>. Stavolta annuì, sempre però incapacitato a spiccicare parola.
Chissà cosa avrebbe pensato Milo … ch’era un inetto, come minimo.
Non ricevendo risposta, si fidò ad alzare leggermente il capo. E Milo parlò. << E’ … oh, merda … cioè, è … wow. Non so cosa dire >>. Le sue parole potevano interpretarsi in molti modi, ma non il suo sguardo. Sembrava … colpito. E intenerito, soprattutto. << Vieni qui. Dammi la bocca, Mu. Baciami di nuovo >>.
Nonostante lo stordimento Mu obbedì, allungandosi verso di lui. Le loro labbra si unirono, le lingue esplorarono l’una la bocca dell’altro divorandosi. Aries percepì la mano di Milo scivolare verso il basso, cercargli il sesso e attirarlo verso di sé, mentre allargava le cosce e gli puntava le ginocchia nei fianchi. Gli sfuggì un ansito nell’avvertire un contatto caldo, elastico che lo avvolse serrandolo in una morsa, propria sulla punta.
<< Spingi, Mu >>, gli sibilò Milo tra i denti. Lui esitò, la resistenza che il corpo del giovane gli opponeva lo rendeva insicuro.
<< Ti … farò male >>, replicò.
<< Non preoccuparti. Spingimelo dentro, Mu … entra dentro di me. Solo, fa’ piano >>.
Convinto dalle parole dell’amico, Aries prese fiato, si puntellò sulle braccia e cominciò a farsi strada. Milo strinse la mascella e lui udì chiaramente lo scricchiolio della mascella fare il paio con l’ingrossarsi delle vene del collo sotto la pelle ambrata.
<< Spingi, Mu, coraggio … Oddei, Mu! >>, esclamò, serrandogli le dita negli avambracci, e Ariete si fermò.
Una carezza fluida scivolò sulla sua carne. Gli aveva fatto male. Poteva quasi percepire la lacerazione pulsare di dolore contro il suo membro.
<< Milo … >>.
<< Non è niente, non morirò. Non fermarti … >>. Gocce di sudore imperlavano sterno e spalle di Scorpio, sempre più fitte. Mu proseguì, ancora più attento, e giunto all’estrema profondità che poteva raggiungere espirò rabbrividendo insieme al compagno.
<< Ci … siamo? >>.
<< Sì >>, gli sorrise Milo, scostandogli dal volto una ciuffo di lunghi capelli color glicine, più chiari dei suoi. << Adesso sai cosa fare, Mu >>.
Sì, lo sapeva … più che altro lo sapevano le sue reni, il suo bacino, soprattutto quello che aveva tra le cosce. Entrò ed uscì, dapprima lentamente, poi sempre più veloce, senza smettere di toccare l’amante che gemeva, si contorceva e tremava artigliandogli le spalle, le braccia e le natiche e gli cercava la bocca tra le ciocche che si mescolavano confondendosi, i fasci di seta di Mu con le morbide onde di Milo; allo stesso i loro piaceri si rincorsero, intersecandosi e allontanandosi per fondersi alla fine.
Aries si chinò su Milo dandogli un intenso, lunghissimo bacio a cui Scorpio rispose con pari entusiasmo, malgrado il respiro spezzato. Poi gli crollò accanto.
<< Anche io sono stato il primo, per te? >>,  domandò, voltandosi su un fianco per poterlo guardare.
<< Ci rimarresti male, se ti dicessi di no? >>.
<< Ma no, figurati. E’ che mi sei sembrato … un po’ sorpreso, quando … insomma … >>.
<< Sono venuto? >>.
<< Ecco, sì. Come … se non ti fosse mai capitato prima >>.
<< Vuoi la dura, sporca verità? >>, lo canzonò Milo, cercando le sigarette nei suoi calzoni finiti sul cassettone. << E va bene, la avrai. Ho avuto nel letto diverse delle mie ancelle >>.
<< Diverse? >>.
<< Va bene, tutte, lo ammetto. Ma … quello è un altro discorso >>.
<< Perché? >>.
<< Perché quando prude sei pronto a grattarsi con qualsiasi cosa. Ma non è che ami per forza tutti gli aggeggi con cui ti sfreghi, no? >>.
Mu rimase un tantino sconcertato da quelle parole crude, quasi brutali, soprattutto dopo l’atto appena consumato e che, nonostante le difficoltà, era stato appassionato. Milo invece faceva sembrare i suoi precedenti rapporti sessuali freddi, quasi meccanici, uno sfogo per trovare sollievo. Gli parve ingiusto per quelle ragazze che di sicuro, almeno dell’attrazione la provavano: le ancelle infatti non erano obbligate a servire in tutto e per tutto i loro padroni. Solo se erano consenzienti.
E inoltre … si sentiva un filo chiamato in causa anche lui, adesso.
<< Non saprei. Come ti ho detto, non l’avevo mai fatto prima >>.
<< Penetrazione a parte, dal modo in cui hai martoriato il mio piccolo fragile corpo con le tue mani vogliose non si direbbe, però >>. Mu imporporò, le guance divennero dello stesso colore dei segni sulla fronte. Ma riuscì comunque a replicare.
<< Piccolo fragile corpo un corno. Ti ho trascinato fin quassù, se non te lo ricordi >>.
<< E io ti ho dato il mio culo vergine. Mi pare di avertelo ricambiato piuttosto bene, il favore … >>. Si puntellò su un gomito, passandogli la punta delle dita sul volto arrossato e sudato. << Ti è piaciuto? >>.
<< Abbastanza >>, rispose Mu indispettito da tanta volgarità.
<< Come sarebbe, abbastanza? Eppure, mi pare >>.
<< Su quello non ho nulla da dire. E’ la tua definizione che non mi va troppo a genio. Ti pare carino definirlo un favore? >>
<< E come vuoi chiamarlo? Sveltina? Scopata? Una botta e via? >>.
<< “Fare l’amore” ti fa schifo? >>.
<< Perché, secondo te c’entra l’amore? Io avevo voglia. Tu avevi voglia. Ci siamo levati lo sfizio, tutto qui >>.
<< Levati lo sfizio … >>. Mu si drizzò a sedere, ferito da quelle parole e ancor più dal loro tono.
<< Dai, di che ti preoccupi? Dopotutto sono stato io a prenderlo … la tua virilità è salva >>.
Mu si voltò, scoccandogli uno sguardo feroce. << Va’ all’Averno, Milo >>.
Gli diede le spalle alzandosi in piedi, e tirò indietro sulla schiena i lunghi capelli che coprivano maliziosamente il fondoschiena mostrando più di quanto non intendessero nascondere. << Ora ti sarei grato se te ne andassi. Vorrei dormire. Ce la fai a salire all'ottava, o il tuo culo vergine ti fa troppo male? >>, sbottò, volutamente cattivo. << Non vorrei che lo sfizio ti costasse caro >>.
Milo si tirò su, strofinandosi con la maglia ormai buona per straccio l’addome scolpito per pulire il suo stesso seme, il collante che per qualche minuto lo aveva legato al compagno, pensò Mu guardandolo con occhi durissimi. << Non preoccuparti, ci riesco benissimo >>. Si rivestì, seguito con apparente distacco dallo sguardo di Aries.
E se ne andò.

You and I, beyond the ice.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora