Rimasto solo, Ariete iniziò a mordersi un labbro, nervoso, in cerca di un po' di quiete. Com'erano arrivati fin lì? Fino a un attimo prima erano intenti ad amarsi, incastrati l'uno all'altro.
Perché Milo era uno stronzo, ecco perché. Dopo avergli donato il suo corpo, la sua verginità e un morso di Elisio lo aveva punto al cuore con un colpo peggiore del suo Scarlet Needle.
Andò alla libreria e prese un volume a caso. E a caso lo aprì, ritrovandosi la favola di Esopo.
"La rana e lo scorpione".
S'innervosì e lo richiuse di scatto, deciso a fare un discorsetto a Shaka riguardo il karma.
Ma subito si fermò. Gli era balzato alla mente il dialogo finale di quella storia, amaro e saggio insieme.
"Perché lo hai fatto?", chiese la rana "Ora morirai anche tu!".
"Lo so", rispose lo scorpione "Ma è la mia natura".
Il cuore di Mu si contrasse, e le sue belle dita carezzarono la copertina sbiadita.
Chiuse gli occhi un istante, e gli parve di sentire qualcosa, dentro, che lo chiamava.
La sua coscienza, forse.
Ma perché parlava con la voce di Camus?
<< Ha paura. Sta soffrendo. Aiutalo, Mu, abbi pazienza. Stagli vicino. Dagli un motivo per fidarsi ancora di qualcuno >>.
Mu si riavvicinò al letto, afferrando il lenzuolo macchiato di sangue laddove l'aveva lacerato, e di seme. Lo appallottolò stringendolo al petto, quindi lo portò al volto inspirando quell'odore, il suo odore.
<< Milo ... >>, mormorò, quasi fosse ancora lì.
Ma le sue stanze erano vuote, come il cielo quella notte; d'impulso, infilò una maglia sul torso nudo e uscì fuori, incurante del freddo, dell'umidità, anche della fine del mondo se per puro caso si fosse trovata a passare da lì in quel momento.
Giunto all'ottava entrò deciso, spalancò la porta interna della camera da letto e trovatala disabitata, un crampo d'angoscia gli serrò lo stomaco.
Ma svanì immediatamente quando la porta del bagno s'aprì e Milo apparve, lavato, rasato e a malapena coperto da un telo avvolto ai fianchi.
<< Che fai? >>, sbottò, intento a legare i capelli ancora bagnati in una lunga treccia dai riflessi indaco. Mu gli andò sotto a passo di carica, la afferrò e la uso per attirarlo a sé.
<< Io non me ne vado >>.
Milo batté le palpebre, stupito. << Stai per caso impazzendo? Sono io quello che se n'è andato, ricordi? Mi hai mandato via tu >>.
<< Io non me ne vado. Non sono Camus, Milo. Non ho mai desiderato una donna. Dei figli. Prima di stanotte, nemmeno un uomo. Ma adesso voglio te >>.
<< Mu ... >>.
<< Io non sono Camus. Se questo significa che devo contenderti al suo ricordo va bene. Lotterò finché non ti avrò convinto che io. Resto. Qui. E di quella ferita non sarà rimasta neanche la cicatrice. Per cui, non importa quante volte mi ferirai per timore di soffrire ancora. Non importa quante volte sminuirai quello che c'è stato tra noi. Io resto qui. In piedi, davanti a te >>.
Un groppo amaro gli salì in gola, riempiendogli gli occhi di spine. << Tu non c'eri quando sei morto ad Asgard ... appunto, eri morto. Ma io sì. Perciò sai che c'è di nuovo? Non me ne frega niente di quel che dirai o farai adesso. Io ti aspetto, aspetterò finché non avrai capito che sono più duro di te, e finalmente cederai >>.
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You and I, beyond the ice.
FanfictionMu, custode della prima casa. cavaliere dall'animo nobile e sensibile.... Un giorno suo malgrado diviene il custode di un segreto, riuscirà a far battere di nuovo un cuore ferito e sanguinante?