Capitolo 1

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Suono al citofono e in pochi attimi arriva il mio Jack sulla porta, mi avvicino per un bacio, ma veloce si stacca dalle mie labbra invitandomi ad entrare in casa.
Sono qui da lui per prepararmi per andare poi alla festa di compleanno di un nostro caro amico, Matt.
Ci saranno tutti i nostri amici, e sono entusiasta all'idea, specialmente perché oggi ho proprio bisogno di divertirmi, dato che stamattina la giornata è iniziata proprio male.
Poggio il mio zainetto a terra nella sua stanza, accanto alla scrivania, mentre lui passandosi le mani fra i capelli dice che va un attimo in doccia.
<<Ti va che vengo anch'io?>> propongo avvicinandomi al suo viso stando sulle punte mentre sfioro il suo mento con la punta del naso, lui sembra pensarci su piegando gli angoli della sua bocca in maniera sospetta, poi accetta, ma con troppo poco entusiasmo, lasciandomi turbata, forse sta male o non so cosa, perché anzi di solito era lui a tirarmi con se nella doccia non riuscendo a togliermi le mani di dosso.
<<Cos'hai Jack?>> decido di non chiamarlo "amore" perché il suo comportamento in questo momento mi fa venire delle paranoie non lasciandomi presagire nulla di buono, dovrò indagare, ma con calma.
<<Niente, ho solo un po di stanchezza, nulla di che>> stampa un bacio freddo sulla mia fronte e va verso il bagno, decido di non seguirlo, così mi stendo sul suo letto ispirando il suo profumo paradisiaco di cui sono intrise le lenzuola e giocando un po con la sua tartarughina domestica.

Esce dal bagno con un asciugamano attorno alla vita, che sfila tranquillamente per poi indossare un paio di boxer neri con l'elastico bianco e la scritta della marca bella evidente, va verso l'armadio e ne estrae una camicia azzurra tipo jeans, che indossa lasciando aperti gli ultimi bottoni in alto, rendendolo ancora più affascinante.
Poi un paio di jeans neri abbastanza attillati, e si volta verso di me.
<<Al telefono mi hai detto che volevi un mio parere...>> sussurra distratto avanzando verso di me a passi lenti, afferro lo zainetto e ne estraggo un vestitino blu notte, estivo, con degli intrecci sulla schiena.
Inizio a spogliarmi sotto il suo sguardo per la prima volta indifferente, lo indosso, e chiedo il suo aiuto per chiudere un laccio da me irraggiungibile sulla schiena.
<<Cosa ti sembra?>> provo a chiedere sistemando il tessuto sul fondo mentre mi guardo allo specchio.
<<Bello>> vedo che sta sforzando un sorriso, e stufa di questa sua maniera incrocio le braccia al petto e chiedo <<Sei sicuro di voler andare alla festa di Matt, o preferisci rimanere a casa se non stai bene?>>
<<Io voglio andarci!>> alza la voce di quel tanto poco che mi mette ancora di più in allerta, poi il suo tono mi è sembrato insofferente, sta succedendo qualcosa e non ha intenzione di dirmelo.
<<Okey...>> annuisco prendendo nuovamente lo zaino fra le mani e mostrandogli l'altra opzione da indossare, lui arriccia il naso con un'espressione annoiata <<È uguale, vanno bene entrambi>>
Decido di tacere per non infastidirlo ancora, sospiro e infilo le scarpe mentre lui allo specchio si sistema i capelli concentrando tutta la sua attenzione sul ciuffo che gli cade sulla fronte, lo sento imprecare perché esso gli cade sul viso anziché stare un po all'indietro.
<<Faccio io>> vado davanti a lui e prendo pettine e gel, in un battibaleno i suoi capelli stanno come lui li desidera.
<<Grazie>> bofonchia dandosi un'ulteriore occhiata allo specchio, poi prende sigarette e portafoglio mettendoli in tasca, e fa per uscire dalla stanza.
Questo davanti a me non è il mio Jack, quello che approfittava di ogni momento possibile per baciarmi, quello che non faceva altro che cercare di farmi ridere sapendo che facilmente rischio di ricadere nei meandri della depressione di cui porto ancora le cicatrici, quello che era geloso anche dei miei cugini quando mi abbracciavano, quello che è stato mieloso e dolce ogni singolo giorno della nostra relazione, che dura da cinque mesi.
Ora che ci penso bene, è da un po di tempo che lui è diverso, ma mai come lo è adesso.
<<Senti, dimmi che hai!>> afferro il suo braccio bloccandolo, ma lui con un semplice gesto si libera dalla mia presa guardandomi con disprezzo <<Niente, non serve che tu rompa i coglioni>>
Fortemente colpita, mi chiudo in me stessa diventando silenziosa, iniziando a rimuginare su qualunque ipotetica causa del suo comportamento, non la bevo che sia solo "stanchezza".
<<Stai dimenticando il cellulare>> lo informo mentre è già in corridoio, subito con uno scatto si fionda in camera e lo stacca dalla corrente sbloccando lo schermo con un sorriso ambiguo.
<<Cosa c'è?>> chiedo avvicinandomi, lui blocca lo schermo ed infila l'apparecchio in tasca facendo finta di nulla, prende le chiavi della jeep e mi fa salire bruscamente.
Una cazzo di idea si impossessa di me iniziando a torturarmi non volendo uscire dalla mia mente, ma sono restia ad indagare per vari motivi: primo, non voglio rovinarmi la serata della festa di Matt, secondo, non saprei come chiedergli spiegazioni, terzo, non voglio vedere cosa sta succedendo, e sento la schiena però pizzicarmi a causa di questo fastidio irrisolto.
In macchina si sente solo il rumore del motore, nemmeno la solita musica della radio, o i nostri stupidi discorsi, solo questo pesante silenzio.

Everything I've never said Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora