Capitolo 4

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La villa di Jack in questo frangente mi provoca repulsione, odio e scariche di insofferenza che mi fanno esitare mentre le mani di Ash si posizionano rassicuranti sulle mie spalle come se tutto fosse solo un piccolo dettaglio irrilevante.
<<Non è che per caso ci sono i suoi genitori in casa?>> chiede lui dal nulla, rispondo dicendo che sono alle Maldive in quel fatidico viaggio a cui Jack si è opposto di andare.
<<E sei sicura che non scatterà un qualche allarme e ci arresteranno in meno di due minuti?>> domanda sfregandosi nervosamente le mani che ha tolto dalle mie spalle.
<<Proprio l'altro ieri si è rotto l'allarme e da quello che so io il tecnico non è ancora venuto a ripararlo. È tutto okey, almeno credo>> biascico mentre incedo verso la casa, lui mi segue e prova invano ad aprire la porta, ovviamente chiusa.
<<Guardiamo se le finestre del piano terra sono chiuse o no>> osserva come se mi avesse appena letto nel pensiero.
Facciamo assieme il giro della casa ma tutte le finestre sono chiuse, sto per chiedergli se lui sa scassinare una porta, ma le sue parole mi fermano.
<<Saltami in spalla>> lo guardo perplessa e divertita dal modo in cui lo ha detto.
<<Perché?>> chiedo curiosa avvicinandomi a lui prima ancora di sapere cos'ha in mente.
<<Al piano ammezzato c'è una finestra aperta, e se tu mi sali sulle spalle e ti arrampichi riesci sicuro ad entrare ed aprirmi la porta al piano di sotto>>

Sul momento penso sia un'idea pessima, specialmente perché sto indossando un abito, ma pensandoci su un istante di più, mi rendo conto sia una trovata abbastanza geniale, quindi fanculo il vestito.
Con l'ausilio di un muretto salgo su di lui sedendomi sulle sue spalle per poi afferrarmi ad una sporgenza fino a ritrovarmi in piedi in posizione precaria sulle sue spalle.
<<Che bella vista>> ride mentre sento i suoi capelli solleticare le mie caviglie, e per risposta gli mostro un bel dito medio accompagnato da una risata bonaria.
Tanto lui mi ha già visto in biancheria, quindi continuo nella mia "scalata" verso la finestra che sembra sempre più vicina.
Non so perché, ma la paradossale adrenalina che questa situazione mi sta dando è piacevole, certo, il dolore é sempre forte, ma questa mia piccola intrusione in casa di Jack, con Ash, di notte, non mi dispiace affatto, la considero come una specie di stupida vendetta, anche se non è il modo ideale per definire tutto ciò.

Mi aiuta alzandomi di più mettendo le mani sul mio fondoschiena ironizzando che sia palpabile al punto giusto, lo guardo fintamente seccata con un sorrisino ironico, e non so nemmeno io come, riesco a stare appesa a questa finestra che per fortuna è abbastanza bassa essendo quella delle scale per il secondo piano.
Ancoro saldamente le mani e mi faccio forza riuscendo a scavalcarla cadendo per terra con un tonfo sordo.
Velocemente mi faccio strada nel buio della casa andando al piano di sotto per aprire ad Ash, potrei anche fare tutto sola, ma quel filo di panico mi induce ad avere estremo bisogno della sua presenza.
Appena entra si guarda attorno con fare curioso, è la prima volta che la vede dall'interno, io vado diritta alla stanza di Jack convinta che lui sia dietro di me.

<<Eccolo!>> afferro il mio zainetto e mi volto aspettandomi la presenza di Ash, ma niente, quindi velocemente vado alla sua ricerca e lo trovo intento a frugare in un mobile della cucina.
<<Che fai?>> domando avvicinandomi così tanto a lui fino a sentire il suo profumo intenso e da estasi che mi invade.
<<Hai trovato lo zaino?>> odio quando cambia discorso e ignora le mie domande, ma annuisco e ripeto la mia richiesta.
<<Guardavo un po in giro>> lo osservo con un sorrisino scettico, lui ha intuito che ho capito tutto.
<<E va bene, volevo fregargli queste>> ammette mostrando con un sorriso malizioso una bottiglia di vodka alla pesca nella mano destra e una di vodka alla menta in quella sinistra.
<<Sono d'accordo con te>> ridacchio della mia stessa risposta, lui sembra positivamente colpito ed asserisce dandomi un buffetto sulla guancia destra <<Questa è la mia Haiz>>
Rido sentendo le guance ancora ricoperte e "dure" delle mie precedenti lacrime, gli occhi un po gonfi, e il totale bisogno di evadere questa realtà che non voglio accettare, ancora non ci credo.
Sento un cigolio e dei passi, accompagnati da dei gemiti prolungati, spaventata mi abbasso dietro al tavolo della cucina tirando giù Ashton con me, la luce si accende e terrorizzata di venir scoperta mi stringo in me stessa come se ciò potesse rimpicciolirmi.
<<Cazzo Jack>> sento una voce languida e squallida, roca di eccitazione dire queste parole, intuisco subito chi è appena entrato, con un altro colpo al cuore difficile da mandar giù.
Rischio di rimettermi a piangere seduta stante, ma stringo i pugni ed appena vedo che le due figure lontane sono sparite nella stanza di Jack, corro via verso la porta con il cuore che rischia di scoppiarmi nel petto e che martella forte nelle mie orecchie.
Le lacrime non hanno tardato a ripresentarsi.

Everything I've never said Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora