Appena entrati tra gli alberi mi si riempirono i capelli di aghi di pino e dovetti mettere un braccio davanti alla faccia di Lara per proteggerla dai rami delle piante, si stava riprendendo ma continuava a borbottare su un plane-qualcosa da raggiungere, francamente non capivo cosa volesse dire tra quei farfugliamenti.
«Daw rallenta!» gridai io, iniziavo a perderlo di vista in mezzo a quell'intreccio di rami.
Si girò verso di me e si porto un dito alla bocca come per intimarmi al silenzio.
«Vuoi che quella sottospecie di carro armato umano ci scopra subito?!».
Non aveva tutti i torti, se volevamo sfuggirli, avremmo dovuto muoverci con cautela. Vedevo che il mio amico era scosso, dovevo dire qualcosa per sollevare il morale.
«L'unica cosa che mi scoccia di questa storia e che arriverò a casa in ritardo». Mi feci i complimenti da solo, proprio quello che qualcuno vorrebbe sentirsi dire dopo che ha rischiato la vita! Sono un idiota patentato.
«Oh beh!» disse Daw «L'unico davvero "scocciato" da questa storia è quel bestione che ora è legato sul tram».
Ridemmo di gusto anche se l'idea che Norman mi avesse in qualche modo tradito mi lasciava scioccato.
«Adesso pensiamo a come andarcene da qui, preferibilmente a casa, la mia è a tre chilometri da qui» dissi, avevo riconosciuto il boschetto, era uno di quelli dove mio papà mi portava a fare le escursioni per trovare i funghi.
«Ok, però adesso fermiamoci un attimo, è impossibile che riesca a recuperarci» replicò con il fiatone. Effettivamente l'avevo anch'io, non me ne ero nemmeno accorto, magari era per l'adrenalina della fuga.
Decidemmo di fermarci dopo quindici minuti circa sotto un pino. Adagiai Lara su un letto di foglie, mi assicurai prima che non fossero bagnate. La guardai meglio, i capelli neri le ricadevano disordinatamente intorno alla faccia glieli spostai dietro l'orecchio assieme alla ciocca grigia, nel farlo notai che l'orecchino che avevo visto prima non era "una giraffa dal collo enorme che reggeva una D" come avevo ipotizzato sul tram. Quello che pensavo fosse un collo di giraffa particolarmente tozzo era in realtà un busto umano dalla vita in su, mentre al posto di gambe umane c'erano zampe da quadrupede con gli zoccoli, la D che reggeva in mano altro non era che un arco. Quella figura mi ricordava qualcosa ma non saprei esattamente cosa. Aveva dei jeans e una maglietta scura che aveva l'immagine di una stella stampata al centro, con la scritta "planetario" bianca che circondava la stella. La manica destra era strappata e intravedevo della pelle d'oca, il giubbino con l'imbottitura doveva essere rimasto sul mezzo. Mi tolsi il giubbino e glielo avvolsi intorno.
«Che cavaliere che sei John» commento Daw. «classico esempio di nobiltà d'animo». Soppesò le ultime parole con l'ironia, faceva sempre così quando era nervoso.
«Vuoi che l'unica ragazza che ci abbia mai aiutato muoia di freddo?» gli chiesi.
Vedendo che Lara tremava ancora anche lui si tolse il giubbino e glielo appoggiò sopra.
«Che cavaliere che sei Daw, classico esempio di nobiltà d'animo». Lo dissi con un mezzo sorriso sulle labbra.
«Oh, stai zitto!» disse lui ridendo.
Ci sedemmo, io per terra, ovunque pur di far riposare le gambe. Daw invece cercò una roccia e poi si sedette anche lui incrociando le gambe.
Iniziò lui dicendo: «Adesso che ci siamo calmati, cosa diavolo è successo!»
«Se devo essere sincero, non l'ho so nemmeno io» ammisi.
«Ricapitoliamo: l'autista del tram scompare, un bidello di nome Norman mezzo nudo è fatto di bronzo compare in quell'istante e vuole ucciderci, una ragazza che può far prendere fuoco a frecce e pugnali è sul nostro stesso autobus e ingaggia una lotta epica fondendo un braccio» fa una pausa per riprendere fiato «Perdendo... come siamo riusciti a cavarcela noi due non riesco a capirlo!».
«E ora stiamo fuggendo sperando di arrivare a casa mia sani e salvi anche se è buio, non puoi chiamare i tuoi genitori?».
«Dovresti saperlo, lascio sempre il cellulare a casa, dopo il disastro a chimica, un'altra sospensione è quello che mi manca!» abbassò lo sguardo «Tu invece?».
«Era nello zaino. L'ho lasciato sul tram».
«Perfetto» disse Daw allungando a dismisura la E, cosa che diede alla sua voce un tocco sarcastico.***
Era sceso il buio, una notte con luna e stelle.
«Tutto sommato è una bella serata».
«Magra consolazione» disse Daw.
La cosa che più mi preoccupava era che i miei genitori probabilmente erano in pensiero per me;l'ultima cosa che volevo era di farli stare male.
All'improvviso un rumore di rami spezzati alle nostre spalle e un passo pesante che si trascinava per il boschetto ruppe il silenzio. Corremmo subito davanti a Lara che non dava segni di ripresa. Ci acquattammo e aspettammo. In silenzio. I passi si fecero sempre più leggeri fino a scomparire nel fogliame.
«Qualunque cosa fosse se n'è andata?» chiese Daw.
Il tronco dell'albero a qualche metro di distanza da noi s'infranse mandando schegge ovunque.
"No!" mi dissi, "qualunque cosa fosse non se n'era andata!"
Un luccichio proveniva dal riflesso provocato dalle stelle su Norman.
«Che bella sera per uccidere!».
"Aveva ragione il ragazzone... bella serata". Notai una cosa, ora aveva una spada: affilata, tagliente, bronzea.
Poi la lama iniziò a ribollire, si plasmava sotto il mio sguardo, finché diventò la mano destra di Norman. Associai i pezzi del puzzle: non so come ma il bidello era effettivamente fatto di Bronzo e possedeva tutte le proprietà di quel metallo, compreso quella di modellare ogni parte del suo corpo. Daw doveva essere arrivato alla stessa conclusione, o almeno speravo visto il suo sguardo folle.
«Adesso state fermi, cosi vi distruggo» sibilò tra i denti.
Ora era veramente troppo! «Non osare avvicinarti!». Dal mio tono di voce era sparita ogni traccia di calma e pacatezza, ora trasudava solamente rabbia e stanchezza, non mi importava più chi fosse Norman, ero stanco di fuggire e volevo proteggere Daw e Lara.
Per un istante Norman rimase fermo a guardare qualcosa. Sentii Lara che aveva ricominciato a battere i denti anche con i due giubbini addosso, poi mi accorsi che c'era qualcun altro che batteva i denti. "Daw!". Aveva la pelle d'oca e tremava dal freddo ma continuava a brandire un bastone che aveva trovato lì vicino. Mi lanciò un'occhiata come a voler dire "Perché tu non senti freddo?!", poi guardò in basso, anche Norman lo fece ed entrambi sgranarono gli occhi.
Tutt'intorno a me l'erba si era coperta di brina, anzi no! Una lastra di ghiaccio si espandeva in modo circolare e al centro c'ero io!
Norman, ripresosi dallo stupore, sorrise.
«Vedo che stai scoprendo ciò che sei!» disse.
«A cosa ti riferisci?!» chiesi io, il mio tono di voce tremava. Quel fatto aveva sconvolto anche me!
«Oh, tanto non importa» riplasmò la mano sottoforma di spada «Non vivrai a sufficienza per scoprirlo!»
Balzò in avanti e fece per colpirmi, spostandomi di lato evitai il colpo. Il braccio di Norman, o qualsiasi parte del suo corpo fosse, colpì l'albero sotto il quale c'era Lara. Rimase incastrato nella corteccia!
Mi precipitai ad afferrare le caviglie di Lara, giusto in tempo per trascinarla via prima che il bidello la calpestasse. Presala in braccio la portai da Daw.
«Tienila qui!».
«Che cosa pensi di fare?!» urlò!
«Qualcosa m'inventerò» dissi, ma prima di finire del tutto la frase Daw mi spinse di lato. Dopodiché un pino si abbatté al suolo proprio dove prima eravamo noi. Norman si era liberato.
Mi rialzai da terra raccogliendo un ramo caduto a causa dello schianto. Bastone contro lama. "Ok" mi dissi "devo puntare tutto sull'astuzia o sono spacciato". Notai che la lastra di ghiccio che si era creata poco prima si stava già sciogliendo.
Norman si girò lentamente, come se fosse consapevole della sua imminente vittoria su quei tre stupidi che cercavano di scappargli e trasformò anche l'altro braccio in una spada.
"guadagna tempo".
«Raccontami un po' questa storia! Chi sono io?! Chi sei tu?!» tentai di distrarlo facendo domande.
Spiccò un balzo verso di me, con una spada tagliò di netto il bastone, mentre con l'altra mi colpì con il piatto della lama mandandomi a sbattere contro una roccia. A quanto pare non aveva voglia di chiacchierare. Mi sollevai cercando di appoggiarmi con la schiena al masso; avevo il respiro corto. Mi girai a vedere dove fosse Daw, ma non lo vidi, sperai con tutto me stesso che lui e Lara fossero già molto lontani da quel posto.
«L'ho già detto!» la sua voce mi giunse ovattata, alzai lo sguardo per vedere in faccia il mio destino. «Non vivrai a sufficienza per scoprire chi sei e chi sono io!». Detto questo iniziò ad avvicinarsi lentamente, solo una decina di metri tra me e lui. «E quando avrò finito con te» fece una pausa come per gustarsi il momento «Ucciderò il tuo amico che, da quanto vedo, ti ha lasciato solo per scappare con la ragazza».
Prima che potessi controbattere una voce arrivò da sopra le mie spalle.
«Notizia flash per mister Muscolo!» Daw volò sopra la mia testa con il pugno della mano destra proteso all'indietro.
«Gli amici non si abbandonano mai!». Urlò con tanta di quella foga che le sue parole mi martellarono nel petto. Poi successe tutto in pochissimi secondi.
Il pugno di Daw assunse lo stesso colore delle frecce e del pugnale di Lara, ma non prese fuoco. Il mio amico sferrò il pugno contro il viso di Norman e successe la stessa cosa accaduta nel laboratorio di chimica: un'esplosione immensa. Prima del rumore assordante di una bomba e la luce intensa che scaturì, vidi una cosa chiaramente, la faccia di Norman! Era un misto di emozioni: paura, rabbia, sorpresa! Dopodiché, il vuoto.
Riaprii gli occhi poco dopo, o almeno quando le orecchie smisero di fischiare, e ciò che vidi fu un piccolo cratere, al centro del quale c'era Daw, barcollante sulle gambe tremanti. Del bidello nemmeno l'ombra.
Mi avvicinai a Daw, sorpreso di quello che era appena successo. «Ma come diavolo hai fatto!». Non rispose, l'unica cosa che fece fu indicare un punto oltre la roccia e mosse le labbra, quasi non avesse più voce. "Lara" riuscii a capire dal labiale. Dopodiché svenne e riuscii ad afferrarlo prima che cadesse in terra. Sapevo che quella sarebbe stata una lunga nottata, ma almeno il peggio era passato.***
Presi il mio amico in braccio, non era leggero come Lara ma non feci fatica a trasportarlo. Raggiunsi il posto indicatomi e trovai la ragazza, ancora priva di sensi. Presi una decisione, avrei dovuto portarli entrambi a casa mia.
Tolsi un giubbino da Lara e lo usai per legarmi Daw sulle spalle, in modo che non cadesse, assicuratomi di ciò, presi in braccio la bella addormentata e mi misi in cammino, verso casa.
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John Blizzard: l'ora degli astrali
Fantasy«E quello chi è?!» Mi urlò Daw praticamente nell’orecchio; non l’avevo nemmeno sentito avvicinarsi, quando voleva era dannatamente silenzioso! Però aveva ragione, in mezzo alle rotaie del tram, a una trentina di metri di fronte a noi si stagliava un...