Capitolo 4

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 Ero finalmente arrivato davanti al portichetto di casa mia... essendo case a schiera, ci si poteva confondere, ma non dopo sedici anni in cui ci si abitava; e anche per gli stupidi ornamenti da giardino che usava mia mamma con tanto orgoglio. Erano passate si e no tre ore da quando ero uscito dal boschetto per ripercorrere le rotaie del tram, ero distrutto e Lara e Daw non davano segno di riprendersi. Quello che trovai più strano di tutto era che non avevo incontrato nessuno, né persone né auto, durante la "mia rinvigorente passeggiata notturna"... mi sarebbe piaciuto ricevere un passaggio, ma meglio così, magari potevo incontrare altre persone di bronzo.
Non mi stupii affatto di non trovare auto della polizia davanti a casa mia indagando su dove fosse finito un povero ragazzo del quartiere. Essendo infatti sabato, di solito andavo a dormire da Daw o lui da me, l'unica cosa era che dovevo almeno mandare un messaggio a mia mamma se fossi rimasto effettivamente là.
Arrivato davanti alla porta bussai ormai sfinito. Mi aprì la porta mio papà con una faccia arrabbiata «Dove sei stato?! Non pensi che avresti potuto mandare un messaggio?!». Poi si accorse che tenevo in braccio una ragazza e che dalla mia spalla ciondolava una testa a lui familiare: quel biondo era ormai di casa, tanto eravamo amici. Non riuscii a cogliere l'espressione sulla sua faccia; un misto tra il preoccupato e l'inquietato, da cosa non saprei dirlo. 
Poi entrò nella stanza mia mamma e improvvisamente una morsa di stanchezza mi avvolse... sarei crollato a terra se non fosse stato per papà.
«Vi chiedo scusa, ma prendetevi cura di loro da parte mia». E come essendone consapevole, crollai in un sonno profondo.

***


Sognai di precipitare in una pentola piena di bronzo fuso e, intorno a me, c'erano esplosioni e fiamme e un centauro mi seguiva dall'alto continuando a incoccare frecce incendiarie sul suo arco. Mi svegliai di soprassalto tutto sudato guardando il soffitto, tutto ciò mi ricordava la mattina precedente: "che avessi solamente sognato?" No! Ero sdraiato sul divano, pieno di bende e fasciature. Girandomi di lato vidi che seduto sull'altro divano c'era Daw, stava sorseggiando qualcosa. Da una tazza con su un orsetto gommoso.
«Ben svegliato dormiglione» mi disse.
«Ha parlato quello che ha dormito per tutto il viaggio di ritorno sulle mie spalle» dissi di rimando sorridendo.
Ci mettemmo a ridere entrambi.
«Comunque grazie» sussurrò il mio amico sottovoce «Senza di te non saremmo mai tornati a casa, saremmo morti assiderati in quella dannata foresta».
«No» dissi «Ci avrebbe uccisi prima Norman se non fosse stato per te, quindi grazie a te».
Daw alzò la tazza come a dire "niente di che, solo il mio dovere".
«Non dovresti avvisare i tuoi genitori? Penso siano in pensiero per te» dissi.
Lui sospirò, «Mamma mia! Ti preoccupi troppo John, ho già telefonato a casa dicendo che mi sono fermato a dormire da te».
«Non gli hai raccontato di Norman?».
«Cosa volevi raccontargli? "Mamma e papà un bidello di bronzo voleva uccidermi" forse?!»
Alzai le spalle, «Come tu credi meglio».
«C'è solo una domanda che mi tormenta adesso...» disse lui «Cosa diavolo è successo in quel bosco?!».
«A questa domanda posso rispondere io» disse una voce familiare.
Mi girai di soprassalto e rimasi stupito di non averlo sentito entrare.
«Papà? E tu che ne sai?». Mio papà era entrato nel soggiorno e adesso se ne stava seduto su una delle tre poltrone che avevamo da non so quanto tempo.
«So molto più di quel che credi, però aspetteremo tua mamma, voglio che sia lei ad iniziare il discorso. Comunque ciao Daw».
«Ciao Mark» disse di tutta risposta il mio amico.
Non dovemmo aspettare nemmeno dieci minuti che mia mamma entrò nella stanza e andò a sprofondare nella poltrona in parte a mio padre.
«Sono contenta che voi ragazzi siate svegli e stiate bene, voi tre eravate conciati piuttosto male, quando siete arrivati».
"voi tre?" mi chiesi; poi ricordai "Lara!"
«Tranquilli, lei sta bene, è in camera tua John» mi rispose mia mamma come se mi avesse letto nel pensiero. «Si è svegliata solo per un momento, poi l'ho convinta a tornare a riposarsi».
«Ma la mia stanza sarà stata in completo disordine!» protestai io, non mi piaceva che qualcuno entrasse in camera mia, beh eccetto Daw, a lui tutto era permesso.
«Questa non è la priorità John» mi disse mio papà, il suo tono era diventato più profondo e molto serio. «Speravamo che tu non fossi uno di noi ma ...».
«Uno di voi?» lo interruppi «Vuol dire che sono stato adottato?!».
«La faccenda si fa interessante» bisbigliò Daw.
«Questa "faccenda" riguarda anche te, signorino!» lo apostrofò mia mamma; essendo una specie di fratello per me, anche i miei genitori ormai lo trattavano come tale. «Scusa Elli» sentire chiamare così mia mamma mi faceva sorridere, di solito tutti la chiamavano Elania tranne noi di famiglia. E Daw.
«No, non sei stato adottato» mi rassicurò mio papà, guardando con un mezzo sorriso il biondo «Non posso spiegarvi tutto perché non riuscirei a farlo bene, però posso spiegarvi almeno chi siamo».
Mi misi a sedere e mia mamma portò anche a me una tazza con una bevanda calda, però sulla mia c'era un coccodrillo che giocava a palla: anche se erano le tazzine di quando ero piccolo mia mamma si rifiutava di buttarle via.
Dopo che mi fui sistemato mio papà disse «Volete farci voi qualche domanda? Noi cercheremo di rispondervi come meglio ci è possibile e a seconda di quello che conosciamo».
Io e Daw ci scambiammo un'occhiata, entrambi volevamo sapere la stessa cosa: cosa significava quel "noi". Così lo chiedemmo.
Mio padre sospirò «Dritti al punto, non è vero? Dovete sapere che con "noi" io e Elania intendiamo gli Astrali» pronunciò quest'ultima parola soppesandola.
«Gli Astrali sono persone che acquisiscono determinate capacità alla nascita, in base al proprio segno zodiacale».
«Che tipo di capacità?» mi azzardai a chiedere.
I miei genitori si scambiarono un'occhiata preoccupata, poi mia mamma annuì.
«Ditemi ragazzi, voi conoscete i segni zodiacali?» mi chiese mio papà.
«Se non sbaglio sono dodici e sono Toro, Leone, Bilancia, Pesci, Acquario, Cancro, Scorpione, Capricorno ...».
«Gemelli, Ariete, Vergine e Sagittario» concluse Daw.
«Ok, non proprio in quest'ordine, ma sono questi» fece un'altra pausa «Sapete anche che si dividono in quattro gruppi corrispondenti agli elementi naturali?».
«Certo, come no!» rispose in tono sarcastico Daw.
«Cioè? Si dividono in quali elementi?» chiesi.
Si sentì uno scricchiolio dalle scale: era Lara. Probabilmente si era appena svegliata ed era mezza assonnata con i vestiti stropicciati ed i capelli spettinati.
Appena mise piede in salotto mi dovetti ricredere, i capelli erano perfettamente legati in un'unica treccia, i vestiti erano impeccabili e lei era tutto tranne che assonnata. Finì di sistemarsi il polsino della felpa e poi parlò «A questo risponderanno Loro, signor Blizzard, sa che non è sua competenza».
«Si hai ragione Lara» disse mia mamma intromettendosi nella conversazione, «Saranno Loro a spiegarvi tutto, quindi è ora che voi partiate».
"Loro? Partiate?" Non capivo più niente!
«Aspettate un momento» urlai io, tutti si girarono a guardarmi «Come fate voi a conoscere Lara?! Chi sono "Loro"?! E soprattutto dove dovremmo andare?!».
«Tesoro» mi disse mia mamma «Di solito non mi fiderei a lasciarti andare da nessuna parte, ma questa volta è davvero importante» mi abbracciò forte e aggiunse «Non posso dirti niente, ma Roseblood ti spiegherà tutto, quindi per ora vai in camera tua e prepara uno zaino con dentro cibo e lo stretto necessario. Ci vediamo di nuovo qui in salotto fra qualche oretta, ordini di tuo papà». Sconvolto mi girai verso Daw in cerca di supporto, ma lui era già sparito insieme a mio padre mentre io ero di spalle. «Ma dove...» stavo per finire con "sono andati" ma mia mamma mi anticipò.
«Si sono diretti a casa di Daw ad avvertire i suoi genitori che lui verrà con te, è arrivata l'ora anche per lui, e anche loro lo sanno».
Senza più fiato in gola iniziai a salire la scale lasciando mia mamma e Lara in salotto, poi mi assalì il dubbio ancora una volta e quindi chiesi, «L'ora per cosa mamma?». Lei sorrise come se non aspettasse altro, e rispose tranquillamente «L'ora di diventare un Astrale!».  

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 02, 2016 ⏰

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John Blizzard: l'ora degli astraliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora