CAPITOLO QUATTRO.

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È da un po' di giorni che le porte della quindicesima edizione di Amici si sono aperte e le cose per il momento stanno andando benissimo.
Con Andreas oltre qualche sguardo non c'è stato più nulla, non ci siamo nemmeno parlati o presentati e per mia fortuna Elodie non mi ha chiesto più nulla di lui, non avrei saputo cosa dirle.

Non è mai stato semplice per me parlare con qualcuno di queste cose, forse per la timidezza o per altro ma avevo sempre avuto difficoltà ad aprirmi con le persone, mi tenevo sempre tutto dentro e questo l'ho sempre reputato un problema. Ma per mia fortuna c'era la musica che mi è sempre stata d'aiuto in ogni momento, ogni volta che mi sentivo giù, ogni volta che mi sentivo sola, mi bastavano un paio di cuffie e un po' di musica per sentirmi meglio.
Mio padre era un musicista, suonava la chitarra, e fu proprio lui a farmi scoprire questa mia passione per il canto. Anche se mia mamma non fosse d'accordo, mio padre all'età di 10 anni mi iscrisse ad un corso di canto e da lì la mia vita cambiò.
L'unica cosa che mi importasse era cantare perché mi faceva sentire libera, libera da ogni male, cantare mi faceva semplicemente stare bene.
E tutt'ora è così, tutto quello che sento dentro di me lo dico cantando. Se nel parlare sono molto chiusa, quando prendo quel microfono in mano e inizio a cantare sono una persona diversa, una persona aperta con il mondo. In ogni parola che canto ci sono io, con tutte le mie debolezze e la mia forza, c'è tutta la mia vita.

Questa settimana mi hanno assegnato due canzoni, una è "La cura" di Battiato e l'altra " Take me home" di Jess Glynne.

"La cura" ha un posto speciale nel mio cuore, fu la prima canzone che cantai con mio padre.
Questa canzone è come se fosse un filo che mi lega a lui, a lui che purtroppo se ne è andato troppo presto.
Avevo 14 anni quando lui è morto e da quel momento non ho mai più ascoltato questa canzone.

Ma adesso sono qui in questa sala a distanza di 4 anni a riascoltarla, a provarla e riprovarla e per la prima volta dovrò cantarla senza di lui e questa cosa non fa male, di più. Sono in difficoltà e non a livello di tecnica ma a livello emotivo, devo riuscire a trasmettere quello che sto provando adesso nel canto.

Dopo poco arriva il professor Alex Braga.
«Buongiorno Mia»
«Buongiorno professore, come sta?»
«Dammi del tu, mi fai sentir vecchio così»
«va bene, come stai?» dico abbozzando un sorriso
«Bene grazie, tu?»
«Bene» dico fingendo
«Allora, cosa stavate provando?»
«La cura, ma non va molto bene»
«Come mai? Fammela sentire dai»
Annuisco e Perris fa partire la base.
Canto ma nel mentre i miei occhi si riempiono di lacrime "No, Mia non piangere, non davanti a loro, non davanti a tutti" mi dico a me stessa "Mia tu non sei fragile. Mia forza canta e smettila di piangere"
Ma oramai era troppo tardi. La musica si interrompe e Braga viene verso di me
«ohi, ohi, che succede?» dice
«Nulla, nulla davvero»
«Mia, non puoi piangere senza motivo, che succede? È la canzone?»
«Si..È stata la prima canzone che cantai con mio padre e dopo che beh..» dirlo ad alta voce davanti a tutti, non volevo esternare mie cose private ma ormai ero in un programma televisivo e non potevo evitare che ciò accadesse «dopo che mio padre è morto non l'ho più ascoltata e cantarla adesso è ancora più difficile.»
«Oh, mi dispiace. Noi prof non sapevamo la tua situazione sennò ti avremmo dato un'altra canzone.»
«Non si preoccupi. Prima o poi dovevo affrontare questa situazione, non posso andare avanti a stare male e a piangere, questa scuola è il posto giusto dove poter andare avanti.»
«Allora metti tutto il tuo dolore e la tua forza quando la canti e trasmetti quello che provi a tutti quanti. Son sicuro che tuo padre e la sù che ti guarda e sarà sicuramente orgoglioso di te. Dai vieni qui, abbracciamoci.» mi spuntò un sorriso sul viso, mio padre odiava vedermi quindi devo solo farmi forza e affrontare questa avventura con il sorriso anche per lui.

Esco dalla sala prove ancora con le lacrime a gli occhi e con la testa chinata per non farmi vedere e sbatto contro qualcuno.
«Ma fai più attenzione» dice urlando
«Scusa, non ti avevo visto» Alzo la testa ed i nostri occhi si incrociano per la seconda volta.
«Mi sei praticamente venuta addosso e menomale che mi sono scansato»
«Ti ho già detto che non ti ho avevo visto»
Faccio per andarmene ma vengo interrotta da una mano che mi blocca. Il suo contatto mi fece rabbrividire
«Perché stai piangendo?»
«Non sto piangendo»
«No ma va, hai solo degli occhi rossi e gonfi pieni di lacrime ma non stai piangendo.»
«Me lo lasci sto polso che mi stai facendo male?»
«Perché stai piangendo, Mia?»
«Ma cosa te ne frega? Non mi rivolgi la parola da quando siamo entrati nella scuola, non so nemmeno chi sei e nel mezzo del nulla mi vieni a chiedere perché sto piangendo? Lasciami in pace, almeno adesso» dico anche fin troppo urlando.
Me ne vado e lo lascio lì immobile nel corridoio ancora a fissarmi.
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Ho finito di scrivere questo capitolo alle 2 di stamattina, ero piena di energia, con tanta voglia di scrivere.
Spero che questo capitolo vi piaccia!
Come sempre ditemi che ne pensate. Consigli, critiche, qualsiasi cosa per me sono solo un aiuto per andare i prossimi capitolo.
Grazie.

Credi nei tuoi sogni. // Andreas MüllerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora