Ricomincio da zero

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Capitolo 1

Ci stiamo trasferendo un'altra volta, non posso crederci, mi ero ambientata così bene in questa piccola cittadina, mi piaceva il posto, la casa, il mio immenso giardino e...avevo finalmente trovato degli amici, mi ero creata una vita pensando che avremmo vissuto per sempre qui, i miei genitori mi promisero che sarebbe stato l'ultimo trasferimento e invece, invece no, mi costringono un'altra volta a lasciare tutto, a ricominciare da capo, da zero.

Per loro è semplice trasferirsi ogni volta, non hanno l'obbligo di andare a scuola, non sanno cosa vuol dire essere sempre "la nuova arrivata", non sanno come mi sento ogni volta che varco la porta di una nuova scuola, non sanno la paura che provo, paura di non essere accettata, paura di essere esclusa dai tanti ragazzi abituati ad una vita equilibrata, non credo che almeno uno di loro si sia trasferito tutte le volte che ho dovuto farlo io.

Per l'ennesima volta sono qui ad estrarre la mia grande valigia, rattristandomi dopo ogni indumento inserito in essa, ogni ricordo accumulato in questo breve anno vissuto qui, le lacrime iniziarono a rigare le mie guance arrossate quando presi tra le mani i regali d'addio dei miei amici, nemmeno loro potevano credere nella mia partenza, erano così amichevoli con me al mio arrivo un anno fa, mi accolsero a braccia aperte facendomi entrare nel loro gruppo, ho trovato dei veri amici qui, ho trovato Serafina, la mia migliore amica, lei sa tutto di me come io di lei, le ho raccontato persino della mia prima cotta, ma n'è passato di tempo d'allora, ora che ho quasi diciassette anni sono molto più matura e non faccio cose che avrei fatto in passato, quella è acqua passata ormai, non sono più la ragazzina viziata di un tempo.

In questo posto lascio una parte i me, lascio il tempo passato, le risate, lascio un anno della mia vita, metto ordinatamente gli ultimi indumenti nella valigia e gli oggetti che vorrei portarmi dietro in un cartone con su scritto e ricalcato il mio nome per poterla ritrovare subito una volta arrivati nella nuova casa e per non scambiarla con gli altri. 

Mi buttai sul letto dopo aver chiuso la valigia con tutta la forza (mi ci lanciai di sopra per poterla chiudere) e guardai per l'ultima volta il soffitto pieno di frasi scritte nell'ultimo anno, adoro collezionare frasi, ma purtroppo sono costretta a ricominciare da capo ad ogni trasloco, almeno so che qualcuno le leggerà, il prossimo proprietario della casa sarà contento di questo mio hobby, dovrà ridipingere tutta la camera.

Con uno sbuffo di tristezza mi alzai scendendo le scale, la mia roba l'avrebbe caricata la gente addetta al trasloco, portai con me solo la borsa.

Guardai malinconicamente indietro prima di chiudermi la porta di casa alle spalle, la macchina di vecchia data dei miei genitori è parcheggiata davanti al vialetto, pronta a partire, aspetta solo me, ma io non mi sento per niente pronta come lo è lei.

 Ebbi un tuffo al cuore quando vidi arrivare Serafina di corsa, aveva il fiatone ma non dava l'impressione di voler rallentare, le guance erano arrossate per lo sforzo, le corsi incontro buttandomi tra le sue braccia, respirava a fatica nel mio orecchio, casa sua non è molto vicina, abita a qualche chilometro da me eppure è corsa tutto il tragitto solo per dirmi addio, piansi sulla sua spalla sfogando la mia amara tristezza.

Mio padre suonò il clacson più volte per attirare la nostra attenzione, era arrivato il momento di lasciare questo posto, con un ultimo saluto mi congedai da Serafina che tirando su con il naso muoveva la mano mentre la macchia le passava accanto con me dentro, la guardai finché non riuscii più a vederla e infine imboccammo un incrocio per andare verso la nuova città.

Prima di staccarmi da Serafina mi strinse in mano un biglietto che aprii durante il viaggio, c'era scritto: 

-Quando sarai arrivata nella tua nuova abitazione guarda nella tasca della tua giacca, ma solo  quando sarai sola, addio amica mia..mi mancherai!- notai delle lettere sbavate qua e la, pianse quando lo scrisse, portai una mano nella tasca notando un qualcosa di duro e rettangolare, ma lo lasciai li rispettando il volere di Serafina.

Il viaggio sembrava non finire mai, guardando avanti vidi solo una lunga strada dritta che portava al nulla, ero in quella macchina da ore ormai ad annoiarmi, cercai persino di dormire, ma con le buche è una cosa impossibile, ogni volta che presi sonno mio padre andò a prendere l'unica fossa su tutta la strada, come se lo facesse apposta.

Dopo un'ora di traffico, una strada interrotta e un'altra ora di traffico vidi finalmente dei grandi palazzi all'orizzonte, eravamo diretti proprio la, una di quelle villette apparteneva alla mia famiglia da molte generazioni, strano non averne mai sentito parlare, i miei genitori me lo raccontarono solo pochi minuti prima di entrare nella città, era molto diverso da come me l'aspettavo, passammo attraverso vialetti dispersi del paese e stradine ripide e piene di curve prima di arrivare alla cosiddetta 'nuova casa' che, da come potevo notare, sembrava più un vecchio castello abbandonato, naturalmente senza torri e cose del genere,  solo grande e molto vecchio, poteva crollare da un momento all'altro.

"siamo arrivati Isotta" disse la mamma aprendo lo sportello della porta per uscire, 

"non lo ricordavo così rovinato" ammise papà grattandosi la testa mentre si guardava intorno, 

"dovremmo chiamare i giardinieri e gli addetti alle pulizie, non ci avevo pensato" continuò sbuffando, 

"posso entrare? vorrei scegliere la mia stanza, la pulisco sola, non ho bisogno di persone estranee" chiesi portando la borsa sulla spalla, 

"certo, puoi scegliere la stanza che vuoi, noi intanto penseremo a chiamare i servizi, ma attenta, potresti perderti facilmente, ricordati la strada che hai percorso" m'indicò il portone e con un cenno del capo corsi all'interno del palazzo, era tutto ricoperto da uno strato di polvere e l'arredo era nascosto sotto dei teli bianchi per non rovinarsi.

Attraversai delle stanze prima di arrivare ad una grande scalinata per raggiungere il piano superiore, sbirciai da ogni porta e in fine scelsi la mia camera, posta centrale con accanto un bagno e una terrazza personale che si affacciava al giardino del vicino.

Portai quindi la mano nella tasca per estrarre il regalo di Serafina e lo scartai con molta attenzione, non volendo rompere il contenuto, trovai una scatola rettangolare che aprii.

Portai quindi la mano nella tasca per estrarre il regalo di Serafina e lo scartai con molta attenzione, non volendo rompere il contenuto, trovai una scatola rettangolare che aprii

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Spazio autore:

Questo è il primo libro di vampiri che scrivo, spero sia coinvolgente e fruibile nella lettura, premetto di essere per metà tedesca, quindi potreste imbattervi in qualche errore (ma non è detto), per qualsiasi cosa potete commentare sotto i capitoli o scrivermi in privato.

Vi auguro una buona continuazione :)

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