Una strana curiosità

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Capitolo 6

Dopo quell'appuntamento c'incontrammo ogni singolo giorno, gli raccontai di tutto e di più sulla mia vita e su tutti i trasferimenti fatti, era l'unica persona che riusciva ad ascoltarmi, forse l'unica che prestava attenzione  davvero su cosa avevo da dire.

Non avrei mai pensato di poter trovare una persona straordinaria come lui, così spensierato e privo di alcun timore, si, ha molti problemi in famiglie e soprattutto con suo fratello, ma non lo fa pesare sul suo modo di essere, io invece, con ogni delusione cambio sempre un po' di più, anche se, da quando ci frequentiamo, ho una strana luce negli occhi, una luce diversa dal normale, più luminosa, felice.

E' starno pensarlo ma è vero, mi sento realmente felice, ogni giorno andavo a scuola con un leggero sorriso sulle labbra, certo, ero ancora la nuova arrivata e tutti continuavano ad evitarmi e a volte, mi facevano dei dispetti poco gradevoli, ma comunque ero felice, come quando incontrai Serafina che, purtroppo, non sentivo da un po'.

"Hey sfigata" disse qualcuno alle mie spalle, scossi la testa tornando alla realtà, una ragazza aspettava una mia reazione ma non l'accontentai, mi vuotai nuovamente verso la finestra.

"sto parlando con te!!" disse annoiata dandomi una leggera spinta, 

"e quindi?" le ringhiai contro facendola indietreggiare di qualche passo,

"che modi! volevo solo dirti una cosa" la guardai da capo a piede, bionda con un rossetto rosa e la divisa da cheerleader  troppo attillata e corta per poter circolare a scuola e soprattutto con il freddo autunnale.

"cosa vorrebbe una Barbie come te da una come me?" chiesi guardandola male, lei in risposta ammiccò un sorriso di sfida assottigliando gli occhi,

"lo sapevi che nella casa in cui ti sei trasferita un tempo era abitata dai demoni? si dice in giro che tu sei una loro antenata e guardandoti forse hanno proprio ragione!!" con queste parole girò i tacchi e tornò al suo posto ridacchiando con le amiche pettegole.

 Non poteva essere vero, la casa può sembrare un po' spettrale, ma non era abitata da demoni, non credo a queste stupide dicerie, i miei genitori da piccola mi raccontavano le avventure dei miei tanti antenati, alcuni hanno persino girato il mondo, altri erano archeologi in cerca di mummie sepolte da migliaia di anni, anche se ancora non mi è stato detto niente dei proprietari della casa, certo, ci sono molti ritratti antichi appartenuti alla mia famiglia ma non posso essere certa di niente.

Un dubbio si fece largo nella mia mente, un qualcosa a cui non avevo mai pensato fin ora, chi sono i miei parenti?

Cioè...mi hanno sempre raccontato molto di loro, ma non li ho mai realmente conosciuti, qualche foto l'ho vista si e ho anche ricevuto qualche regalo per le varie festività, ma vederli di persona? mai!!

Aspettai impaziente il termine delle ore scolastiche e nell'istante in cui la campanella suonò corsi fuori da scuola, i miei genitori non potevano venirmi a prendere in questo periodo, dicevano di dover lavorare ad un progetto, ma non so di cosa tratti e sinceramente non m'interessa più di tanto.

Avevo quindi due possibilità per tornare a casa: prendere il pullman che mi portava fino ad un certo punto oppure andare a piedi per tutto il lungo tragitto. Decisi per la seconda opzione, avrei avuto il tempo per pensare e non di essere osservata dagli altri passeggeri, camminai piano tenendo le braccia strette al petto per il forte vento e dopo 35 minuti arrivai finalmente a casa.

"mamma, papà, sono a casa!!" gridai chiudendomi la porta alle spalle, buttai lo zaino nell'angolo e appesi il cappotto.

"siamo in cucina tesoro" sentì gridare mia madre, la trovai intenta a cucinare,

"papà dov'è?" chiesi,

"è uscito da un po', ma dovrebbe arrivare a momenti, perché ti serviva qualcosa?" 

"nono, volevo chiedervi solo qualcosa, quanto manca per il pranzo?"   

Dopo dieci minuti trascorsi nella libreria della famiglia, finalmente mi chiamarono per pranzare, volevo trovare qualsiasi indizio che poteva portarmi alla verità, ma cercare un qualcosa che forse nemmeno esisteva poteva rivelarsi parecchio difficile.

Andai dunque nella sala da pranzo, mettendomi seduta al mio posto.

"di cosa volevi parlarci?" chiese mio padre portandosi la forchetta alla bocca,

"behh...ecco..oggi a scuola ho incontrato una persona.." divagai.

"un ragazzo? sei troppo giovane, no, non se ne parla...." mi rimproverò, 

"no..ma quale ragazzo, una tipa mi è venuta a dire che nella nostra casa, un tempo, abitavano dei demoni e volevo chiedervi cosa ne sapete" li vidi entrambi sbiancare, all'unisono si voltarono per guardarsi per poi girarsi nella mia direzione.

"chi dice queste cose? è...assurdo!"

"ne stanno parlando tutti a scuola e ho visto qualcosa nel labirinto..c'era una scritta e.."

"labirinto? quando sei stata li? non ti abbiamo permesso di visitare quel posto!" disse sbattendo i pugni sul tavolo e alzandosi infuriato.

"non ci andrai più! non è consentito! senza il nostro permesso non andrai da nessuna parte!" ringhiò camminando avanti e indietro per la stanza.

"ma non ho fatto niente! perché ti arrabbi così? sono i nostri vicini, dannazione! voi mi tenete in gabbia! vi odio!" gridai alzandomi.

"non ci parlare in questo modo signorina! va in camera tua e restaci! non voglio sentire altro" disse indicandomi la strada, corsi su per le scale senza voltarmi e arrivata in camera chiusi la porta con forza procurando un boato che si espanse in tutta la casa.

Non potevano farmi questo, già è difficile ambientarsi in un luogo odioso come questo e ora non posso nemmeno andare dal mio unico amico, non posso accettarlo, non posso permetterlo.

Aspettai quindi il calar del sole, la giornata non era poi delle migliori, rispecchiava perfettamente il mio umore: rabbia, tristezza, delusione.

Aveva iniziato a piovere dalla litigata con i miei genitori e da li non smise più, anzi, peggiorò di ora in ora, i lampi illuminavano quelle tenebrose nuvole nere colme di un pianto straziante, dal balcone non riuscii a intravedere niente per la fitta pioggia e mi spaventava un po' uscire, ma dovevo andare, non potevo permettere ai miei genitori di tenermi in una gabbia dorata, quei giorni sono passati, la piccola Isotta è cresciuta ormai!

Non sentendo più niente al di fuori della mia stanza iniziai ad indossare gli stivali e il cappotto pesante con il cappuccio e uscii silenziosamente dalla camera andando al piano di sotto e uscendo di casa.

Un forte vento mi spinse indietro, ma proseguii tenendomi stretta il cappotto al corpo, la pioggia m'inzuppò dalla testa ai piedi, sentivo freddo e la gola iniziò a graffiarmi, tossii più volte, non mancava molto per arrivare da Logan, solo pochi metri, iniziai a tremare sbattendo i denti, non riuscivo a vedere niente, strisciavo i piedi per terra inciampando su una radice che mi fece cadere in ginocchio nel fango e sbattere la testa ad un tronco di albero, la vista inizio ad annebbiarsi, chiamai aiuto, o forse credevo di farlo...nessuno poteva sentirmi, nessuno sarebbe venuto, crollai a terra. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 03, 2018 ⏰

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