Chapter 1

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Seduta dalla parte del finestrino dell'aereo osservavo la California sotto di me che si allontanava sempre di più. Quel giorno indossavo una camicia bianca, la mia preferita, come gesto d'addio. Circa sette ore di viaggio e poi saremmo finalmente arrivati esattamente dall'altra parte dell'America: a New York dove sarebbe cominciato un nuovo capitolo della mia vita. Alla Juilliard school: una delle principali scuole di arti e spettacolo del mondo. Situata a New York, nell'edificio del Lincoln center, offre corsi di danza, musica e teatro a più di 800 studenti...e io sarei finalmente sarei stata una di questi.

Ero cresciuta sognando quella scuola. 

Avevo iniziato a ballare solo quando all'età di 3 anni passando da una scuola all'altra preparandomi, allenandomi solo per arrivare là, e ora che ne avevo diciotto, potevo finalmente realizzare il mio sogno.

Mentre fissavo le nuvole scorrerci di fianco, mi prese il panico, avevo passato gli ultimi giorni, prima della partenza a preoccuparmi per il mio futuro a New York. Nel posto che stavo abbandonando avrei lasciato tutti i miei amici, tutti i miei ricordi, la mia vita. Eppure mi sentivo più che bene, in pace con me stessa e questo mi rassicurava. Mi accorsi che mi stavo mangiando le unghie, gesto che facevo quando ero tesa, quando mia mamma posò la mano sulla mia e mi guardò con i suoi grandi occhi castani perfettamente truccati, per tranquillizzarmi.

Mia madre, Abigail, mi somiglia molto tranne il colore blu degli occhi che ho ereditato da mio padre. Lei era forse la persona più severa ed esigente che esista su questa terra, ma le volevo un mondo di bene, molti dicono che siamo uguali caratterialmente e non so se considerarlo un bene o un male. 

Mio papà Fred invece, è proprio il nostro opposto:  un uomo parecchio tranquillo che non si impiccia negli affari degli altri, diciamo che non era quel che si dice un tipo logorroico e posso dire che parte del mio carattere l'abbia ereditato proprio da lui, mia mamma è quella più esplosiva dei tre. 

I miei iniziarono a confabulare, cercando di decidere cosa ordinare per cena dato che avremmo dovuto mangiare là. A me non disturbava volare anzi la trovavo una cosa fantastica, ormai il sole era tramontato e attorno a noi il cielo era buio.

Aprii lentamente gli occhi, poco sicura di che ore fossero e di quando avessi dormito, mi sentivo solo molto stanza e il collo era indolenzito a causa della stessa posizione in cui ero stata per troppo tempo. mi girai verso mia mamma che mi stava sorridendo.

<<Amore, ti sei rovinata lo chignon mentre dormivi.>> Mi sistemai sullo scomodo sedile dell'aereo stropicciandomi gli occhi.

<<Oh, non importa posso tenere i capelli sciolti, mamma.>> Mia madre teneva ai miei capelli più di me, io non curavo più di tanto il mio aspetto, non mi importava granchè, le volte che mi truccavo o mi pettinavo in modo decente lo facevo solo per farla felice.

<<Nono, girati, te lo rifaccio io.>> Anche se mi faceva male la nuca perchè erano stati legati per troppo tempo mi girai di spalle in modo che lei potesse sistemarmeli a modo suo. 

Quando atterrammo iniziai ad agitarmi. Mi misi la felpa per coprirmi dal leggero vento che mi fece venire la pelle d'oca  mi tirai su il cappuccio ignorando gli sbuffi di mia mamma evidentemente in disappunto.

***

Dall'aeroporto alla nostra casa ci vogliono altri trenta minuti di auto, per raggiungerla noi prendemmo un taxi, il tassista era parecchio silenzioso e scorbutico, a parer mio teneva la musica troppo alta e a giudicare dall'espressione corrucciata di mia madre, era d'accordo con me.  Ammiravo gli enormi grattacieli e le insegne luminose di vari bar e ristoranti che scorrevano veloci alla mia destra. Quando il taxi si fermò ad un semaforo rosso mia mamma tirò fuori il rossetto per applicarlo sulle labbra, soffocai una risata, stavamo andando a casa e lei voleva essere comunque sempre perfetta.

<<Abigail, dobbiamo andare a casa, non ad una festa.>> Disse mio papà, guardandomi divertito. Mia mamma gli lanciò un'occhiataccia e lui alzò le mani per chiedere scusa ma sempre ridendo. Adoro mio papà perchè prende sempre in giro mia mamma, avrei voluto vederli da giovani, quando erano innamorati pazzi uno dell'altra, tanto innamorati da fare la pazzia di sposarsi. 

E' per questo che mia mamma mi viziava, perchè voleva che io preferissi lei a papà. Cosa molto infantile, ma questa è lei, e mi va bene così.

Quando scendemmo rimasi stupita dal traffico e dal caos della città, cosa che mi piaceva, mi aveva sempre attirato la vitalità di New York. Abigail mi fece cenno di seguirla, aveva un foglietto in mano, con l'indirizzo esatto della nostra casa e dopo pochi minuti ci ritrovammo davanti a una bellissima casa di mattoni con delle finestre enormi, affiancata da moltissime altre case praticamente tutte uguali. La strada era più tranquilla essendo un po' più distante dal centro, salii velocemente i pochi scalini che conducevano alla porta d'ingresso ed aspettai che mia mamma aprisse la porta pizzicandomi il dorso della mano, impaziente.

Entrando mi ritrovai davanti ad un enorme salotto, era molto elegante e accogliente. I muri erano tutti bianchi come il divano e una poltrona, i mobili invece erano in legno. Bellissimo. Perlustrai tutto il piano terra passando dal salotto, alla cucina ed infine al bagno.

<<Amy! Vieni su!>> Urlò mio papà dal piano di sopra, un po' assonnata salii le scale scorrendo la mano sul liscio corrimano anche questo in legno. La mia camera si trovava infondo al corridoio, la porta aperti ma lasciava già intravedere il suo interno; anche questa era enorme, quasi il doppio della mia camera in California. I muri erano bianchi e i mobili rosa chiaro come le coperte del letto. Attraversai subito la stanza per arrivare alla finestra dalla quale potevo vedere New York...e la casa affianco. Sbuffai perchè questa mi copriva metà del paesaggio. Rimasi qualche minuto a contemplare quel magnifico paesaggio, scorgendo poi una figura nella casa vicino, era un ragazzo, stava ballando hip hop ipotizzai ma era molto bravo. Guardai l'ora, era l'una di notte e stavo morendo di sonno, quindi decisi di coricarmi a letto infilandomi sotto le coperte.

Chiusi gli occhi e sognai New York, la Guilliard e ballerini di hip hop.




DANCE|| Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora