Lo stupratore di Viale Marconi

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A quella chiamata della scientifica di Cagliari risposi .
Era come sospettavo : Viale Marconi, Hotel LeRose,un'altra ragazza lasciata lì senza sensi ,capelli tinti di biondo e mani legati alla spalliera del letto, ma questa volta qualcosa di nuovo era stato lasciato a noi dallo stupratore:
-La vittima indossa degli abiti tipici degli anni d'oro, fine 60' inizio 70', faccio venire una volante a prenderti-
era questo ciò che Davide mi aveva detto.
Preparai i miei occhi ed il mio stomaco ad un'altra di quelle scene sadiche che solo una mente malata può immaginare...da lontano sentii il rumore (per me piacevole) delle sirene dell'alfa romeo 159 che era venuta a prendermi,indossai le scarpe e scesi.
Una volta arrivati sulla scena del crimine una cosa mi stupì:
-sulla scena non ci sono nè ambulanze nè operatori SUEM 118....può darsi abbiano preso la ragazza prima del mio arrivo-.
pensai fra me e me .
Non avevano preso la ragazza nè prima che arrivassi io e nè dopo la prenderanno , perchè sarà il medico legale a farlo.
-La ragazza è stata uccisa, ma c'è qualcosa di macabro che ho omesso dirti al telefono...vieni guarda tu stesso-.
Alla ragazza mancavano gli occhi,erano stati estratti dall'assassino probabilmente come souvenir, e poi una cosa mi colpì in questa scena:
-La parrucca della ragazza stavolta non è una delle solite parrucche sintetiche...è realizzata con capelli umani-esclamai.
-come hai fatto a dedurlo?- mi chiese Davide
-Ho notato la scritta sull'etichetta che recita"Human Hair only" solo capelli umani-risposi,con fare alla Sherlock Holmes.
-Allora preleviamola e portiamola in laboratorio, possiamo ricavarne un DNA tramite elettroforesi!-
-Certo-risposi
-Allora io prendo i reperti raccolti e mi reco in laboratorio...tu puoi finire i rilievi fotografici e poi mi raggiungi nella sala autoptica dell'obitorio!
-Contaci-risposi io mentre imbracciavo la nikon D3100 e la striscetta metrica per continuare a fotografare una scena , in cui tutta la mente perversa di un uomo si era slanciata.
-Questo non è un lavoro per tutti, noi vediamo la morte in faccia ogni giorno-pensai-però almeno vediamo l'ultima fase della sofferenza umana che è molto più immediata, penso invece che un lavoro duro sia quello del medico che è a contatto con la sofferenza ogni giorno- mi rassicurai.

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