Doppio fondo segreto dell'armadio

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Avevo quasi finito e mi meritavo una pausa. Galleggiai in corridoio sbracciando verso la sala - dovevo controllare la situazione - ma mi arenai in Andrea davanti allo specchio. L'essere invertebrato, con una tuba in testa e l'orologio nel taschino, fissava intensamente il suo paio di occhi rosso ultimo-dell'-anno contornati da glitter sberluccicante, un po' toh-guarda-è-festa, un po' babbo natale è uno vecchio sballato.

«Che fai?»

«...»

«Andrea...?»

«...»

«Nel senso, c'è qualche problema? Con me, con te, col mondo intero, col Natale? Ti sei fumato il premio di produzione degli elfi giamaicani?»

Probabilmente toccato da quel miraggio, Andrea smise per un attimo di guardarsi e, sempre attraverso lo specchio, prese a guardare me. Si strinse nelle spalle: «Sono occhi spalancati sul mondo, solo in versione delle meraviglie. Ecco». Detto questo, ha consultato l'orologio ed estratto la pipetta, dalla quale cominciò a soffiare bolle di sapone alla vaniglia, zenzero, pistacchio, big bàbol. Non avevo granché voglia di finire in una di quelle bolle, men che meno in quella alla big bàbol. Senza aggiungere che Andrea mi guardava come avesse proprio quella intenzione. «Ottimo. Allora, tolgo il disturbo» dissi con estrema circospezione, feci due passi indietro, aprii l'armadio – ovvero l'impasto di trucioli e tristezza con le ante che giaceva nel mio corridoio - e mi ci infilai dentro.

Strizzai gli occhi, perché non vedevo un cacchio. Sentivo solo delle risate.

«Chi c'è qui?»

«Io ti attacco con due e tu ti difendi con tre»

«Chi c'è, non vi vedo!»

Alzai le mani, che ancora odoravano di pastone di pesce finto, afferrai la catenella e accesi la luce. Lì, in mezzo all'armadio, seduti a un tavolo, c'erano Vlade e Valentine che giocavano a Risiko. Ogni tanto Vlade afferrava il binocolo di pelo rosa con le ciglia e lo puntava sul tabellone. «Ti attacco l'amore dalla Kamčatka!» E giù di baci e carezze e risatine. I carri armati e le bandierine erano cioccolatini e chi perdeva mangiava le proprie pedine.

«Bon, uhmmmm... C'est bon!» E ancora risate e baci.

«Avete iniziato anche voi la guerra senza aspettarmi?». Le regole, sembrava che nessuno volesse rispettare le regole. Prima si mangia, poi si fanno i giochi tutti insieme. Ci vogliono le regole. Così come i riti: vanno rispettati.

E poi Klop dove si era cacciato? Il mio Kloppino che fine aveva fatto? Attraversai l'armadio e sul doppio fondo segreto imboccai l'uscita sulla sala da pranzo, dove Max mi aspettava con le mani e la faccia coperte di sabbia.

Le regole del buffetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora