Stiles.

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Derek si sentiva vuoto. Letteralmente. Dopo che Stiles si era manifestato loro, avevano deciso di andare a casa di Scott. Lo spirito silenzioso ed evanescente di Stiles doveva camminare per forza all'ombra e mai alla luce, almeno secondo quanto detto da Gerard. Derek camminava di fianco a lui, muto come un pesce, spostandosi quando si spostava Stiles. Pensava che sarebbe stato felice, quando Stiles sarebbe tornato. Invece no. Dentro di lui non si sentiva niente. Né gioia né tristezza. Era simile allo spirito di Stiles, in questo. Entrarono a casa di Scott. Stiles fece un passo oltre la soglia titubante dopo che gli altri ebbero spento le luci. Senza fermarsi neanche per un secondo, raggiunse le scale e poi il piano superiore. Derek lo seguì e lo trovò in camera di Scott, che fissava il letto disfatto e vuoto. Il materasso era squarciato in più punti da artigliate profonde. Il lenzuolo, la coperta e il cuscino erano macchiati di sangue, come il pavimento. Il vetro della finestra era stato spaccato da un pugno umano. Si capiva dalla forma del foro seghettato attraverso cui la luce della luna entrava libera. Derek si avvicinò a Stiles. Lo guardò, e vide che si era voltato verso di lui. Senza che il licantropo potesse proferire parola, Stiles lo prese per le spalle e appoggiò la propria fronte gelida e bianca su quella di Derek, chiudendo gli occhi. Stranamente, Derek non lo attraversò come avrebbe dovuto. Chiuse gli occhi a sua volta, e riuscì a sentire la voce di Stiles chiara e tonda che gli parlava.

«Derek» lo chiamò quella voce che a Derek tanto mancava. «Apri gli occhi, Derek.» Il licantropo obbedì. Quando sollevò le palpebre si accorse di non essere più con lo spirito di Stiles. Era con Stiles. Il ragazzo era vestito come sempre, i capelli erano tornati marroni, il viso rosa e gli occhi color cioccolato sciolto. Erano ancora in camera di Scott. L'unica differenza era che il sole splendeva alto nel cielo. Il letto di Scott era sempre nelle stesse condizioni. Derek fissava Stiles senza muoversi.

«Sei tornato?» Gli chiese a mezza voce. Stava per ripeterlo a voce più alta, quando Stiles sorrise. Derek lasciò che le lacrime scorressero lungo le sue guance. Gli mancava. Gli mancava così tanto.

«No, Derek. Non posso tornare. Il mio spirito non può restare a lungo fuori dalla tomba. Posso restare solo ventiquattro ore. Poi non posso tornare mai più.» Dire l'ultima frase sembrò costargli una fatica enorme. Derek gli si avvicinò lentamente, il cuore a pezzi e le lacrime che scorrevano senza sosta lungo le sue guance. Toccò la guancia di Stiles con una mano, senza sprofondare dentro di lui. Era caldo. Quasi bollente.

«Senza di te non ce la facciamo, Stiles.» Stiles sorrise di nuovo. Sospirò.

«Dov'è Scott?»

«S'è n'è andato. Per questo ti abbiamo riportato qui, Stiles. Tu sei l'unico in grado di riportarlo indietro» mormorò Derek, cercando di saziarsi del viso di Stiles. Non l'avrebbe mai più rivisto. Mai più.

«Allora dobbiamo salutarci. Parlare con degli esseri viventi riduce di un'ora il mio tempo ogni minuto che passa.» Derek, singhiozzando, gli prese la mano e la strinse. Poi si sporse in avanti e posò delicatamente le proprie labbra sulle sue. Quel bacio durò pochi secondi. Era fin troppo diverso dalla realtà. Certo, la bocca di Stiles era calda come quella vera, ma era comunque come baciare qualcosa di freddo e immobile.

Quando si staccarono, Derek continuò a piangere. «Mi mancherai.» Stiles sorrise un'altra volta. Poi tutto si fece bianco. Derek chiuse gli occhi per non rimanere accecato da quella luce. Passarono diversi istanti prima che li riaprisse. Quando lo fece, vide che si trovava di nuovo al buio in camera di Scott. Stiles era sul letto distrutto, sollevato a qualche centimetro dal materasso. Guardò Derek un'ultima volta, portandosi la mano dove dovrebbe esserci il cuore. Poi aprì la bocca e un sibilo acutissimo proruppe dal foro buio, raggiungendo le orecchie di Derek e facendogli pulsare la testa. Ma il licantropo non si tappò le orecchie. Lasciò che il suono gli passasse attraverso, mentre Stiles brillava sempre di più. Bastarono pochi secondi. Poi lo spirito si spense e il sibilo si fermò.

Passarono una, due, tre ore. Lo spirito di Stiles si faceva sempre più evanescente e trasparente. Derek non riusciva a sedersi. Continuava a camminare in giro per la stanza, nervoso. Proprio quando stava per decretar che Scott non si sarebbe presentato, le sue orecchie captarono un battito cardiaco più forte degli altri e un respiro più affannoso. Era lontano dalla casa. Ma Derek era certo di non sbagliarsi. Corse fuori dalla porta e poi in strada, seguendo il suono che si avvicinava sempre di più. Il vento gli sferzava il viso. Era così veloce che non riusciva a capire che strade stava percorrendo. Cominciò a rallentare solo quando davanti a lui cominciò a delinearsi una figura più chiara delle altre, che si stava avvicinando. Derek non si fermò. La figura si faceva sempre più grande. Il battito cardiaco accelerato era sempre più chiaro. Quando erano a un metro di distanza, Derek e Scott si fermarono. Scott aveva il viso completamente graffiato, i capelli sporchi, la maglietta bagnata completamente di sudore. Sembrava sul punto di svenire. Derek non riusciva a crederci. Scott era tornato. Scott era lì, con lui. Senza riuscire a trattenersi, si slanciò in avanti con le braccia aperte. Abbracciò Scott, che ricambiò la stretta.

«Dov'è Stiles?» Domandò, la voce strozzata dal fiatone. Derek deglutì, lasciandolo andare.

«In camera tua» rispose, quasi riluttante a farlo. Scott annuì e riprese a correre nella direzione dalla quale era arrivato Derek, che lo seguì a ruota. Raggiunsero la casa di Scott in poco tempo. Quando si trovarono al primo piano, andarono subito in camera di Scott. Erano ancora tutti lì. Anche Stiles. Quando lo vide, Scott si immobilizzò. Gli occhi gli si riempirono di lacrime. Stiles gli andò incontro e gli prese le mani, appoggiandole contro le proprie. E, come aveva fatto con Derek, chiuse gli occhi, cosa che fece anche Scott. Impiegarono poco meno di dieci minuti. Quando si divisero, Stiles era quasi trasparente del tutto. Scott aveva le lacrime che gli scorrevano sul viso.

«Non lascerò che tu mi lasci qui da solo. Ti voglio bene, Stiles, e non posso stare senza di te» mormorò, poi, in mezzo secondo, sfoderò gli artigli e il suo aspetto da lupo. Gli occhi gli si illuminarono di rosso. Prima che chiunque potesse prevedere le sue mosse, conficcò i propri artigli nel petto di Stiles, come aveva fatto Matt quando l'aveva ucciso. Stranamente, non lo attraversò. Stiles sgranò gli occhi. Dalla mano di Scott cominciò a colare un liquido argentato, che si faceva sempre più scuro. «STILES» disse semplicemente, la voce tonante che rimbombava. Di colpo, la luce che Stiles emanava costantemente si spense di colpo. Rimase la figura spettrale dai bordi bianchi che si vedevano a malapena. Stiles non si muoveva più. Scott estrasse la mano dal petto trasparente di Stiles e lo fissò strabiliato. Dalla punta della testa si stava diramando una macchia rosa, che sembrava colare lungo il viso di Stiles. Lentamente, il viso tornò rosa, gli occhi tornarono marroni come i capelli, tutto grazie a quella colata di colore che sembrava essere stato gettato da un secchio invisibile dall'alto.

In poco, Stiles aveva completamente ripreso colore. Dalla ferita aperta creata da Scott colava del sangue rosso. Derek non voleva crederci. Era troppo bello per essere vero. Forse aveva le allucinazioni. Ma tutti lì dentro provavano lo stesso stupore. Allora Derek provò a crederci. Sorrise. Sorrise davvero, dopo giorni interi.

Sorrise perché Stiles era lì.

NOTA DELL'AUTRICE...

Ehiehiehi!!!

Il capitolo fa schifo, lo so benissimo. Ma non sapevo cosa scrivere, ecco tutto. Se non vi piace, lo capirò benissimo. Anzi, mi aspetto proprio questo. Comunque... Accendete tante stelline e ditemi nei commenti cosa ne pensate di questa roba orribile che ho scritto.

Al prossimo aggiornamento.

H.

Recall. [Sterek]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora