Prologo

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Telling me to go,
But hands beg me to stay.
Your lips say that you love,
Your eyes say that you hate.
There's truth in your lies,
Doubt in your faith.
What you build you lay to waste.

Linkin' Park – In Pieces

Mi dici di andarmene,
ma le tue mani mi implorano di restare.
Le tue labbra dicono che mi ami,
i tuoi occhi dicono che mi odi.
C'è del vero nelle tue bugie,
dubbio nella tua fede.
Quello che costruisci distruggi.

Linkin'Park – In Pieces


Febbraio 1981

Il bagno della suite era elegante e molto lussuoso.
Maioliche immacolate rivestivano pareti e pavimento. C'erano sanitari in ceramica lucida e un lavandino candido, sormontato da uno specchio grande quanto tutta la parete.
Chiuse la porta dietro di sé e si avviò verso la grande vasca idromassaggio, che si era ormai riempita d'acqua. Ne saggiò la temperatura immergendo la mano: era molto calda.
Perfetto.
Si voltò e raggiunse il lavandino, rimirando il proprio riflesso nello specchio.
Indossava soltanto un accappatoio di morbida spugna color lavanda: lunghi boccoli grigio-azzurri le cadevano lungo le spalle strette ed incorniciavano il viso di una perfezione rara.
Occhi dal taglio un po' allungato di un blu intenso, naso piccolo e dritto, labbra a forma di cuore.
Era bellissima.
Ma lui l'aveva lasciata ugualmente.
Lì, in Madagascar, il suo uomo l'aveva abbandonata senza darle neanche una spiegazione.
Nemmeno una squallida scusa a cui potesse aggrapparsi per consolare il suo cuore in frantumi.
Era riuscita ad imbarcarsi su una nave mercantile che aveva fatto rotta verso Sochi, nel sud della Russia, sulle rive del Mar Morto.
La sua idea era quella di tornare ad Antalya, in Turchia, dalle sue sorelle che, di certo, l'avrebbero accolta con affetto.
Tuttavia, durante il viaggio, si era resa conto che non sarebbe stato possibile.
Non era più una ninfa del mare, perché stare vicino al suo myssi, la sua anima gemella, per settant'anni, l'aveva resa mortale.
E le sue sorelle Ondine non avrebbero mai ospitato un'umana nella loro colonia.
Distolse lo sguardo da se stessa, come disgustata, e si avvicinò alla vasca.
Quella suite le era costata tutti i soldi che le erano rimasti, ma non importava.
Niente aveva più importanza.
Sciolse la cinta dell'accappatoio e se lo sfilò, lasciandolo cadere a terra.
Afferrò una confezione di sali da bagno e svitò il tappo di plastica. La svuotò nell'acqua, creando un vortice di bollicine.
Era rimasta sola.
Non aveva più il suo myssi, non aveva più le sue sorelle. Non aveva più nemmeno i suoi poteri di ninfa.
Si immerse lentamente nell'acqua ed appoggiò la testa al bordo della vasca.
Doveva decidere cosa fare della sua vita.
Con la punta delle dita accarezzò il tatuaggio che aveva all'interno del polso sinistro.
C'era scritto il nome del suo uomo.
Aerico.

Dei dell'Olimpo, Ric le mancava ogni giorno.
Il suo myssi l'aveva abbandonata da meno di un mese e si sentiva così persa.
Non era mai stata sola in tutta la sua vita, non sapeva cosa fare.
Chiuse gli occhi, lasciando che l'acqua calda cullasse il suo corpo, e sospirò.
Poi, di colpo, un dolore lancinante al ventre la fece piegare su se stessa.
Era forte, acuto. Straziante.
Riaprì gli occhi e si accorse che l'acqua si era tinta di rosso.
E diventava sempre più denso, il colore sempre più intenso.
Un dubbio spaventoso la pervase, come una doccia gelata.
Si voltò, afferrando il barattolo di plastica vuota. Strinse il coperchio tra le mani, finché la plastica rigida non si spaccò con uno schiocco.
Allora ne afferrò un pezzo e premette la punta acuminata contro il polso, fin quando una goccia di sangue non stillò dalla sua pelle candida.
E quella stessa goccia, nel giro di un istante, si tramutò in acqua.
Un'altra fitta, ancora più forte, la fece gemere e chinarsi in avanti, fino a toccare l'acqua con la fronte.
Allora si rese conto con orrore di cosa stesse accadendo: il suo sangue stava cambiando.
Stava tornando immortale.



La Maledizione di Persefone - L'Esercito degli Dei #3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora