Vedo mio fratello venire verso di noi e comincio a pregare in aramaico antico che non faccia una delle sue solite scenate da fratello maggiore iperprottetivo. Zayn si posiziona accanto a me con le mani giunte dietro la schiena, lo sguardo fisso sulla figura alta di Harry che si avvicina. Quest'ultimo si ferma esattamente difronte al moro, fissandosi rispettivamente negli occhi l'uno dell'altro, quasi a sfidarsi a chi molla per primo. Il primo a rompere il ghiaccio è Harry «Vedo che siete tornati.» afferma con voce roca e indispettita «Tornati alle origini mio caro.» risponde altezzoso Zayn. Mossa sbagliata se stai parlando con Harry. Ad essere sinceri non sto capendo granché della loro conversazione «Scusate, già vi conoscete?» chiedo mettendomi in mezzo ai due «Di vista.» risponde vago il moro «È che sgradevole vista vero. Sai non mancavate alla città, anzi!» continua Harry posandomi una mano sulla spalla «Ma la città mancava a noi.» okay sono parecchio confusa in questo momento. Che cazzo stanno dicendo questi due? «Adesso devo proprio andare, ci vediamo Alice.» Zayn mi saluta prima di dirigersi a passo spedito nella direzione opposta alla nostra. Mi volto verso Harry aspettando delle spiegazioni, che, come immaginavo, non arrivano «Allora?» lo incalzo «Cosa?» che è fa il finto indifferente «Come cosa? Che significa questa strana conversazione, a che vi stavate riferendo?» «Nulla di importante, faccende che risalgono a un po di tempo fa, non ti devi preoccupare.» alzo gli occhi al cielo «Certo, io non mi devo mai preoccupare di nulla quando invece qualcosa sta succedendo ma è evidente che tu non ne vuoi mai parlare. Come la questione di mamma e papà.» non gli lascio neanche il tempo di rispondere che volto i tacchi e comincio a camminare lungo il corridoio. Tiro fuori dalla tasca un foglietto, ancora non ho imparato a memoria il mio orario, la prossima ora ho fisica. Col cazzo. Ancora con la rabbia nel corpo decido di tornare a casa.
'È sempre stato un suo difetto, non mi ha mai raccontato le cose come stanno, neanche da bambina, nenache quando c'entravo io. È una cosa che non sopporto del suo carattere.' Penso mentre mi dirigo verso il portone sul retro, cercando di non dare troppo nell'occhio.
Arrivo davanti a casa, ma solo allora mi ricordo di non avere le chiavi con me. Mi passo le mani fra i capelli, frustata da questa situazione e mi siedo spazientita sui gradini d'ingresso. Dovrò aspettare fino a che Harry non torni. Che palle. I minuti passano e non c'è traccia di mio fratello, sto per chiamarlo ma in quel mentre il passaggio di un ragazzo attira la mia attenzione. Zayn sembra non essersi accorto di me e continua a camminare lungo il viale, pestando le ultime foglie rimaste sull'asfalto bagnato dalla neve. Se mio fratello non ha intenzione di spiegarmi nulla, lo farà lui. Mi alzo ed inizio a seguirlo. Affretto il passo per raggiungerlo ma appena svolto l'angolo, è sparito. Non è possibile era davanti a me fino a pochi secondi fa. Mi volto e grido per lo spavento ritrovandomelo dietro, fermo a guardarmi. Indietreggio di un passo, però scivolo sul ghiaccio. Sto per cadere quando in una frazione di secondo mi ritrovo tra le sue braccia. Lo guardo con il cuore che quasi mi martella in gola, i suoi occhi puntati nei miei e le labbra a pochi centimetri di distanza. È normale il fatto che abbia una tremenda voglia di baciarlo? Fa un sorrisetto malizioso e io sento le guance colorarsi di rosso. Mi rimetto stabile sui piedi «Come mai qui?» chiede divertito dalla situazione. Fantastico «Devo chiederti una cosa.» dico guardandolo negli occhi. Hanno una sfumatura dorata che parte dall'interno per poi arrivare al marrone nocciola verso l'esterno «E sarebbe?» Dice mentre mi sposta una ciocca di capelli dal viso «Prima. Con mio fratello..» mi interrompe di colpo, come se fosse stato colpito da una scossa, sbattendomi violentemente contro un muro. Gemo per il dolore e la sua mano mi costringe a fissarlo negli occhi. Le sue pupille sono dilatate e il suo sguardo si è incupito di colpo, diventando nero «Dimentica la conversazione avventato con tuo fratello, dimentica le parole che ci siamo scambiati. Ci hai presentato e poi sei andata a casa, nel tragitto hai incontrato me.» non sono più cosciente delle mie azioni, sento il dolore alla schiena prima forte poi come se fosse inesistente per poi sparire del tutto. Mi ritrovo ad annuire e a ripetere le sue stesse parole. Come se la mia mente fosse scollegata del resto.
Nel momento in qui distoglie lo sguardo, mi riprendo all'istante, con le sue ultime parole che mi ronzano in testa. Mi volto a cercarlo quando noto con mia grande sorpresa che è di qualche metro più avanti, fermo con le mani in tasca, come se mi stesse aspettando. Tocco delicatamente le mie scapole per controllare se veramente il dolore era sparito. Mi avvicino piano. Un lieve mal di testa compare facendomi fare una smorfia di fastidio «Tutto bene?» chiede una volta che l'ho raggiunto. Allora mi stava davvero aspettando. «Sì,..mi fa solo un po male la testa.» dico massagiandomi le tempie. Annuisce mentre inizia a camminare. Ancora una volta lo seguo. Il cammino è silenzioso e il mal di testa sta aumentando sempre di più. Ci fermiamo davanti ad un rinomato bar di Bradford «Vieni, ti offro un tè caldo per il mal di testa.» dice privo di espressione, ma gli sono comunque grata del pensiero. Mi apre la porta facendomi entrare prima di lui. Il tepore del bar mi accoglie e sento le guance andare a fuoco, probabilmente per lo sbalzo di temperatura. Ci sediamo in un tavolino in fondo, vicino a un piccolo caminetto acceso. All'istante ci si avvicina un cameriere giovane, con occhi e capelli molto chiari, tutto elegante «Prego, ditemi.» dice con voce fin troppo squillante che mi da una fitta di dolore. Zayn se ne accorge e lancia un'occhiata torva al povero ragazzo «Un caffè doppio senza zucchero e un tè caldo per lei.» forse ha usato un tono un pò troppo brusco. Il cameriere prende nota e annuisce in modo titubante «Arrivano subito.» dice in modo più pacato per poi dirigersi verso il bancone. «Non c'era bisogno di usare quel tono.» dico tranquilla giocherellando con una bustina di zucchero, sento uno sbuffo proveniente dalla sua direzione «E lui poteva evitare di urlare.» «Esagerato, manco t'avesse rotto i timpani.» rispondo ironica. Sbuffa ancora per poi fissarmi in un modo talmente intenso che è come se sentissi delle profonde schegge dorate trafiggermi. Più mi guarda in quel modo e più il mal di testa aumenta. Sento come un lampo attraversarmi gli occhi e un forte calore diffondersi in me. Zayn si acciglia come se stesse studiando le mie reazioni, volto il capo verso di lui e il gioco di sguardi si intensifica ancora di più. Il rumore delle tazze poggiate sul tavolino di vetro fa distogliere l'attenzione l'uno dell'altro. «Ecco a voi, desiderate altro?» chiede il giovane cameriere «No. Grazie.» rispondo io. Fa un piccolo cenno con la testa per poi congedarsi. Inizio a sorseggiare il tè mentre Zayn beve in fretta il suo caffè, una volta finite le nostre bevande ci alziamo e andiamo verso la cassa. Il moro estrae dalla tasca dei jeans un portafoglio nero in pelle piuttosto consumato e paga per entrambi. Usciamo e stranamente non sento il freddo che mi aspettavo, anzi ho anche caldo. Tiro verso il basso la zip del giubbino facendo entrare un po di fresco attraverso il maglione pesante, levo anche la sciarpa e prendo una grande boccata d'aria. Senza preavviso Zayn mi avvolge la vita con un braccio stringendomi al suo corpo caldo. Faccio scivolare lo sguardo dal suo viso perfetto, alla sua mano stretta sul mio fianco. Anche se non mi parla, questo suo contatto fisico mi piace. È strano, dato che fino a pochi attimi prima sembrava ci stessimo uccidendo con lo sguardo. La strada per tornare a casa mia non è tanto lunga e in meno di quindici minuti sono sulla soglia della porta. «Grazie del tè.» dico mettendomi di due grandini più in alto per raggiungere la sua altezza, Zayn soffoca una risatina, forse per il fatto che sono giusto un po' più bassa di lui, lo fulmino con lo sguardo nascondendo un sorriso. Inizia ad avvicinarsi al mio viso. Si ferma esattamente a pochi centimetri dalle mie labbra e nel mentre in cui spero realizzi i miei pensieri si sposta per lasciarmi un prolungato bacio sulla guancia «È stato un vero piacere.» sussurra infine al mio orecchio. Con le gambe tremanti lo osservo mentre mi rivolge uno dei suoi sorrisetti maliziosi prima di andarsene. Appena entro mi lascio cadere lungo la porta lasciando uscire un respiro profondo che evidentemente avevo trattenuto. Ancora accasciata a terra sento il telefono vibrare in tasca, lo prendo e leggo il messaggio inviatomi da Jenna "Stasera discoteca!!"
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Secrets.
Teen Fiction«E c'è solo una cosa che devi sapere; le storie che ti raccontavano da bambina, storie di mostri, incubi, leggende sussurrate intorno al fuoco; Sono tutte vere.» «Il terrore era alle stelle. Ma tutto questo era iniziato con il suo arrivo, lui, lui...