I Celti sono da sempre identificati come un popolo misterioso e poco conosciuto, ma in realtà le cose stanno ben diversamente da quello che oramai è solo un vieto luogo comune, sempre più svuotato di significato reale. In tal senso possiamo lasciare la parola a quello che può essere forse considerato il massimo studioso mondiale della materia, Vinceslas Kruta, direttore di studi di protostoria d'Europa presso l'école Pratique des Hautes études, Sciences Historiques et Philologiques della Sorbona di Parigi.
Quando Greci ed Etruschi, nel VI secolo a.C., cominciarono ad interessarsi all'Europa continentale, vi trovarono insediate, dall'Atlantico fino ai territori a nord delle Alpi, delle popolazioni di cui documentano il nome: i Celti, più tardi chiamati anche Galli o Galati.
I Celti erano "numerosi e bellicosi", e "non tardarono a scontrarsi con i loro vicini meridionali: all'inizio del IV secolo a.C., un forte esercito attraversò le Alpi conquistando l'Etruria padana e arrivò fino a Roma, dopo avere sanguinosamente sconfitto le legioni": "quest'avvenimento drammatico marcherà profondamente la tradizione storica romana e accorreranno due secoli di duri combattimenti perché almeno una parte degli invasori abbandoni l'Italia".
In pari tempo una seconda ondata migratoria si spinge fino alla conca carpatica e ai territori del Danubio, subito seguita nel 280 a.C. da una spedizione contro la Grecia, "spazzando via ogni resistenza" e arrivando fino a Delfi per stabilirsi finalmente in Asia Minore, su un altopiano che da allora porterà il nome di Galizia".Qui, a diretto contatto col mondo ellenistico, "si formerà l'immagine dei Galli selvaggi e ribelli, illustrata nei monumenti dei sovrani di Pergamo". I Celti diventano così, dopo i Giganti, le Amazzoni e i Persiani, "l'ultima personificazione della Barbarie che minaccia il mondo civile".
Occorre attendere Cesare e la sua conquista delle Gallie perché gli autori antichi rivolgano di nuovo il loro interesse sui Celti: scoprono allora un mondo già urbanizzato, capace di assimilare rapidamente ed efficacemente gli apporti della civiltà romana.
Scavi e rinvenimenti archeologici, da circa un secolo e mezzo a questa parte, accumulano una massa di informazioni e di materiale che ci permettono "di ridisegnare l'immagine schematica, incompleta e deformata, dei Celti, quale ci è stata tramandata dagli autori e dagli artisti dell'Antichità: sappiamo così, che l'invasione dell'Italia non fu tanto un avvenimento traumatico, repentino e inatteso, ma che fu preceduta da due secoli di contatti che sembrano pacifici e che contribuirono allo sviluppo economico dell'Etruria padana. Il tramite furono le popolazioni di stirpe celtica della cultura di Golasecca della regione lombardo-piemontese. L'evoluzione dell'arte celtica indica inoltre "che i contatti diretti dei Celti con l'ambiente greco-etrusco influenzarono profondamente anche la cultura dei popoli transalpini".
L'espansione danubiana documenta particolarmente bene la capacità dei Celti di integrarsi con gli indigeni e di costituire dei nuovi insiemi etnici compositi di cui le vicende ulteriori dimostrarono la solidità. Non si può dimenticare che al massimo della sua estensione, il mondo celtico si allarga dalle isole britanniche ai Carpazi, dall'Asia Minore alla penisola iberica, comprendendo anche gran parte dell'Italia centro-settentrionale.
"Questo mondo celtico conosce uno sviluppo economico notevole e vede la nascita, nella prima metà del II secolo a.C., di agglomerati di tipo urbano: gli abitati, costruiti soprattutto di legno, non lasceranno all'evidenza delle vestigia spettacolari", ma "scavi recenti permettono di cogliere l'importanza e la varietà delle loro attività che coinvolgono tutte le potenzialità della regione, da quelle agrarie a quelle minerarie."Della cultura materiale celtica abbiamo oggetti, utensili, impianti tecnici, che illustrano l'abilità degli artigiani celtici, ricordati dagli autori antichi come modelli in taluni campi: l'arte del bottaio, del carradore, del fabbro ferraio, mentre le vestigia vegetali e i resti animali confermano l'abbondanza e la qualità delle produzioni agricole sottolineate dai testi.
A sfavore della ricerca storica ha però agito il divieto religioso di registrare per iscritto tutto ciò che aveva attinenza con il sacro e che ci ha privato di una conoscenza completa dell'universo spirituale dei Celti. Tuttavia la sua ricchezza e la sua originalità si riflettono tuttavia nelle opere d'arte che rispecchiano una sensibilità molto diversa da quella del mondo greco-romano: solo il calendario gallico, frutto di lunghi secoli di osservazioni astronomiche e di calcoli sapienti, testimonia in modo eloquente l'alto livello della scienza celtica.
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Celtegh Medhelan - Milano celtica
SpiritualLe origini di Milano, il suo passato arcaico ancora avvolto nel mistero. Quali erano i principi dell'antico culto degli Insubri, i fondatori della città ? con questo scritto vorrei dipanare alcune ombre.