Can you teach me how to feel real?

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You've been hanging with the unloved kids
Who you never really liked and you never trusted

-I am not a robot (Marina & the diamonds)

Quando Giò si svegliò fece fatica a capire la situazione in cui si trovava.
Era steso su un letto troppo morbido per essere il suo, in una camera sconosciuta ma terribilmente accogliente, tra le braccia di un ragazzo dai capelli ricci che profuma di cannella e...un attimo...tra le braccia?! Che diavolo stava succedendo?!

Fece un respiro profondo e dopo poco riuscì a mettere a fuoco la situazione rimettendo insieme i pezzi e ricomponendo vividamente il suo ricordo della sera prima: il bel ragazzo dai capelli ricci, il servizzietto di compleanno, la migliore scopata della sua vita, e poi i baci, le farfalle, la notte passata insieme, l'uno tra le braccia dell'altro e...si, quello era decisamente il momento di andarsene.

Scattò in piedi sgusciando via dal caldo abbraccio del ragazzo iniziando a correre per l'appartamento alla disperata ricerca dei suoi vestiti.
Raccolse gli indumenti in fretta e furia, infilò gli anfibi e si diresse verso la porta.

Poggiò la mano sul pomello pronto ad uscire quando una voce lo bloccò.

"Ei, buongiorno"

Disse il riccio con voce assonnata.
Quel tono caldo e dolce gli fece congelare il sangue nelle vene.

"Ei, io devo andare"

Rispose senza neanche voltarsi e guardarlo negli occhi per paura di scottarsi.

"Oh no dai resta, ti devo ancora 180 sterline e poi pensavo che dopo magari avremmo potuto-"

"No"

Lo interruppe il pugliese stringendo saldamente la mano intorno al freddo pomello della porta tentando di calmare i battiti accelerati che quella voce dolce ma potente gli aveva provocato...dio...era così disgustoso quel sentimento, quell'emozione, quell'insolita sensazione di essere fuori posto all'altezza del petto, quello scottarsi con i sentimenti così disgustosamente bello e no, doveva davvero andare via.

"Scusa, io pensavo solo che-"

"Pensavi male"

Lo interruppe ancora una volta.

"Beh...in ogni caso il portafogli è nella tasca dei miei jeans"

Disse indicando i pantaloni ai piedi del letto e tentando disperatamente di nascondere quella punta di delusione che fu ugualmente udibile dal suono della sua voce che diventò triste e sconsolato.

Giò finalmente si voltò piegandosi per pescare il portafogli dalla tasca dei pantaloni senza mai alzare lo sguardo.

Dio, quel ragazzo stava davvero lasciando che un prostituto gli mettesse le mani nel portafogli? La sua ingenuità fanciullesca era quasi commovente...doveva scappare subito via da quell'appartamento.

Sfilò le banconote dal portafogli e si diresse quasi di corsa verso la porta, ancora una volta però, la voce del riccio lo bloccò.

"Grazie per il regalo di compleanno"

Disse cercando di nascondere il rossore che gli tinse le guance.
La verità era che anche solo parlare con quel ragazzo gli provocava una stretta allo stomaco che gli toglieva il respiro, e quel sentimento era così bello, così puro, così assurdamente surreale da fargli girare la testa al solo pensiero.

Giò lo guardò intensamente negli occhi leggendo la sua disperatissima richiesta di restare e di stare con lui, di provare a cogliere quel fiore.
Così, pose le opportunità sulla bilancia del buon senso e decise che l'opportunità di scottarsi faceva troppa paura per accettare quella di provare ad essere felici.

You can't fix a black soulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora