Quattro.

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"Ho conosciuto un bambino che voleva essere un eroe. Ho conosciuto un bambino a cui piaceva fare la lotta."

Eri buffo. Lo dicevi sempre, volevi essere un eroe. Per me lo eri, ti vedevo forte; passavi i pomeriggi a picchiarti con tuo fratello.
Tua madre aveva paura vi faceste male, tuo padre si limitava a dire che prima o poi avreste smesso, è vero, avete smesso. L'anno scorso.
Mi divertivo ad osservarvi. Poi ci picchiavano anche noi, ma con me avevi delle regole, poche, ma importanti: niente colpi sulla zona intima, niente calci, niente solletico. Io ne rispettavo due, ma al solletico non rinunciavo, era bello sentirti ridere. Tu eri quello che si sarebbe perso, già lo sapevamo tutti. Eri quel bambino che taceva quando tutti alla domanda: "fumerai da grande?" rispondevano "no." Ma come biasimarti? Anche io tacevo. Sapevamo tutti come sarebbe andata a finire.
Non eravamo fidanzati, ma quando ce lo chiedevano, tu, rispondevi: "no, ma toccala e sei morto." Lo apprezzavo. Poi, siamo cresciuti.

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