Capitolo 5

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Driin driin

Sento quella stupida sveglia suonare, ma non mi decido ad aprire gli occhi, fosse per me rimarrei tutto il giorno a letto a dormire. Peccato che la sveglia non approvi il mio piano e continua a suonare, stufata al massimo allora cerco di spegnerla, e quando non sento più quel fastidioso rumore, ma al suo posto un rumore di qualcosa sfracellato al terreno, capisco di aver raggiunto il mio obiettivo. Sorrido continuando a tenere gli occhi chiusi, e cerco di riprendere sonno. Ma come sempre la mia sfortuna si deve sempre far sentire, perché quel rompiscatole di mio fratello si butta su di me come un sacco di patate. :<<Cazzo Adrian, spostati pesi.....dovresti cominciare a fare dieta>>, dico tossendo :<<Questi per la cronaca si chiamano muscoli, quelli per cui tu e le tue amichette amate tanto>> dice il mio "amato" fratellino tastandosi i bicipiti. :<<Muscoli, grasso, chiamali come vuoi basta che esci>> dico cercando di togliermelo di dosso con una spinta, ma invano, perché è due volte me. Ride per il mio tentativo non riuscito, e mi lascia un bacio sui capelli. :<<Sempre dolce sorellina, comunque volevo avvisarti che sei in tremendo ritardo, e ti consiglio di darti una mossa>> conclude facendomi un occhiolino e uscendosene. Sbuffo, oggi non ho proprio voglia di andare a scuola.

Più che altro di affrontare una certa persona.

Mi ricorda la mia amata coscienza, ho un mal di testa assurdo, ma nonostante tutto mi ricordo anche quello che ho fatto ieri sera. Mi compiaccio con me stessa e mi do un batticinque mentale, mi alzo barcollando, sembro un zombie.Ne sono consapevole. Sposto le tende dalla mia camera e noto che non c'è il solito sole accecante di ogni mattina, ma al suo poso un cielo grigio, come il mio stato d'animo. Il grigio mi rappresenta molto a dire la verità, proprio come me non è cupo come il nero. Perché sono un contrasto tra bianco e nero, tra bene e male. Sono un miscuglio, sono avvolta dentro dal buio più profondo dopo la morte dei miei genitori, come il nero; ma Adrian, lo zio, e la zia rappresentano il bianco, cioè la speranza. La speranza che malgrado tutto loro ci saranno sempre, perché sono la mia famiglia , il mio unico punto d'appoggio. Poi c'è Jess, lei rappresenta anche il bianco, in un modo più diverso rispetto a quello della mia famiglia. Lei per me sarebbe come la sorella che non ho mai avuto, ci conosciamo sin da piccole, per lei sono come un libro libro aperto, conosce ogni mio segreto. Mi dà consigli, appoggio, insomma tutto quello che una vera amica può dare. Ma nella mia vita, prevalgono sempre i momenti bui, la morte dei miei genitori, i miei pianti, quelli di mio fratello. E infine il momento più brutto della mia vita, il loro funerale. Lì ero davvero consapevole di non poterli vedere mai più, di non poterli abbracciare più, di non poter dargli il bacio della buonanotte, di non poter passare con loro il Natale. E ora sono avvolta da questa corazza nera, da cui prevalgono questi spiragli di luce, speranza, e così si forma il grigio, da quest'unione.

A risvegliarmi da questi pensieri sono le prime goccioline di pioggia che scosciano sulla finestra di camera mia. Così prendo i primi vestiti che trovo e vado in bagno a farmi una doccia calda. Ci rimango meno di cinque minuti, perché come ha detto Adrian sono in netto ritardo. Infilo questo maglione grigio, jeans e le vans nere, mi faccio una veloce treccia laterale ai capelli, prendo lo zaino e corro giù a fare colazione. Prendo velocemente un toast con nutella e costringo Adrian a portarmi a scuola in macchina perché piove, alla fine riesco a convincerlo, afferro il mio giubbotto di jeans e ci avviamo per la scuola.

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Oggi per la prima volta sono contenta di aver fatto ritardo perché così non posso incontrare quelli color caramello, quelli che mi hanno guardata con disprezzo la sera prima. Dopo due ore di scienze mi aggiro nei corridoi in cerca dell'aula di letteratura, finalmente la trovo e sorprendendomi di essere arrivata in anticipo vado a sedermi in uno dei posti in fondo. Aspetto vari minuti e finalmente la classe si riempie, e per ultimo quando alzo gli occhi dal banco trovo Eric che mi passa davanti guardandomi impassibile. Sto veramente pensando che non abbia sentimenti, i suoi occhi non fanno capire mai quello che prova per quanto lo conosco. Forse è proprio questo che li rende magnetici, da far venir voglia di guardarli per sempre.

 Scema ne ha sentimenti, pensa a ieri che ti ha tolto quel bicchiere dalle mani.

Potrà anche essere, ma chi ti dice che non l'abbia fatto per pietà?

Intanto lo ha fatto.

Sì, ma non mi importa.

Puoi mentire a tutti ma non alla tua coscienza.

Ma se nemmeno lo conosco.

Però è un gran bel ragazzo su questo non si discute.

Ma che c'entra ora?

E deciso dopo ci andrai a parlare.

Spero solo che quest'ora di letteratura passi in fretta, il professore non la finisce di parlare, tra l'altro di un autore che nessuno conosce e che secondo me si è inventato. Ma questo è l'ultimo dei miei problemi, ora dovrei pensare ad un discorso da fare a Eric. Ma forse è meglio di no quello che mi esce dico. Ora è meglio che però mi concentri se non voglio prendere un brutto voto già al terzo giorno di scuola. Dopo 15 minuti strazianti la campanella suona, aspetto che tutti escano e alzandomi mi dirigo verso Eric anche lui uscito per ultimo dall'aula. Gli afferro il braccio e gli dico :<<Dobbiamo parlare>>, mi guarda di sbieco, quasi senza interesse. Rabbrividisco a quello sguardo, mi ha fatta sentire una nullità, una merda per come l'avevo trattato la sera prima. :<<Come mai parli con uno che per te non conta niente?>> mi chiede con un sorriso strafottente, :<<Ecco..dovrei parlarti proprio di ieri sera>>. :<<Chi ti dice che io voglia ascoltarti?>> dice strattonando il braccio che ancora tenevo stretto, ma in effetti ha ragione perché dovrebbe parlare proprio con una che ha detto che per lei non conta niente?. Mi rabbuio un istante e poi gli chiedo :<<P-per favore>>, mi guarda di nuovo, alza gli occhi al cielo, mi prende per un braccio e mi trascina in un'aula deserta. <<Parla>> mi dice con tono duro, <<Scusa ero ubriaca, m-mi dispiace davvero>>, <<Pensavo che gli ubriachi dicessero la verità, o sbaglio?>> chiede alzando un sopracciglio. Ma perché devo perdere tempo con uno che nemmeno conosco, tra l'altro anche per scusarmi da buona persona civile, quale or sono. <<Senti>> comincio prendendo un gran respiro, <<Ti ho detto che mi dispiace, ero ubriaca ma non vuol dire che abbia detto la verità. Ora se vuoi accettare le mie scuse, altrimenti posso anche andarmene>> concludo sospirando. <<Scuse accettate, ora levati non voglio che la gente mi veda con te>> ma chi si crede di essere il re del mondo? Il presidente della Repubblica? Apre la porta e se ne va lasciandomi qui sbigottita, e io che volevo anche scusarmi, che sciocca. Sorrido amaramente ed esco da questa maledetta aula sbattendo la porta. Cammino con sguardo perso verso l'aula di arte quando sento chiamarmi, proprio mentre stavo per attraversare la soglia. Mi giro e trovo un Leo ansimante per la corsa appena fatta, mi fa segno di aspettare con la mano e si piega con le mani sulle ginocchia per prendere fiato. <<Leo, ma cos'è successo?>> chiedo curiosa, comincia a mordersi il labbro e a strofinarsi la mano sul retro del collo. <<Ecco....volevo chiederti....se ti andrebbe di uscire insieme questo pomeriggio, per uscire insieme come amici...cioè, non voglio dire che tu sia brutta per volere qualcosa di più..ma...ecco..io>> scoppio a ridere per la sua goffaggine, mi guarda stranito e alla fine si unisce alla mia risata. <<Certo che vengo, a che ora?>>, <<Sì, cioè...bene, alle 17.00 davanti al bar dove lavoro?>>, <<Okey, a questo pomeriggio>> dico lasciandogli un bacio sulla guancia e entrando dentro l'aula. Sorride e va via, devo dire che ha un bel sorriso, da toglierti il fiato. Il professore entra e comincia la sua lezione, per fortuna oggi dovevamo concludere un disegno, su un nostro pensiero, quello più profondo.

Ovviamente non potevo disegnare la morte dei miei genitori, nemmeno il loro funerale, quindi ho pensato di fare un disegno sul quale ho rappresentato un occhio grande, azzurro come quello di mia madre e un altro piccolo cioè il mio. Comincio a colorare con gli acquerelli e devo dire che è venuto molto bene, alcuni potranno pensare che non ha senso, ma per me sì, perché rappresenta anche mia madre. Metto tutto apposto, per fortuna prima che suoni la campanella che segna la fine delle lezioni. Oggi Jess non si è fatta vedere, forse troppo stanca anche per la sbronza di ieri sera, magari le scrivo dopo. Arrivo a casa e vado direttamente a letto per la troppa stanchezza, senza nemmeno mangiare con tanti pensieri per la testa.

Allora che ne dite???? Scusate se non ho aggiornato prima, ma sono stata molto impegnata, vedrò di farlo tra qualche giorno. Sicuramente dopo domenica perché mi cresimo quindi questa settimana proprio no. Spero vi sia piaciuto alla prossimaaaaaaaa!!!!!!!!!! <3 <3


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