Poi iniziò anche la prima superiore.
Quel giorno mi svegliai convinta che questo sarebbe stato un nuovo inizio.
Ripensandoci mi sento una stupida.
Come scordarsi quel giorno?
Mi ero messa una camicetta a quadri grigi e blu e un paio di jeans neri.
Mi ero fatta una treccia disordinata
ed ero andata a scuola.
Ero da sola nell'atrio, come sempre.
Non avevo e non ho tutt'ora degli amici.
Suona la campana e mi affrettai ad entrare in classe.
Mi sedetti in un banco in seconda fila e seguii la lezione.
Ad un certo punto sentii un qualcosa colpirmi,
mi girai e vidi tre ragazzi che ridacchiavano,
guardai a terra e c'era una pallina di carta.
Mi resi subito conto che l'inferno era riiniziato.Stavo uscendo da scuola all'una per andare
a prendere il pullman per tornare a casa,
quando inciampai in qualcosa e caddi.
Subito sentii delle risate.
Mi girai,
oltre a quei tre ragazzi ce n'erano altri sei o sette.
Mi alzai ignorandoli e feci per andarmene,
quando loro corsero per raggiungermi e mi si piazzarono davanti.
"Allora." Disse uno biondo
che scoprii in seguito che si chiamava Davide.
"Siccome già da questa lezione abbiamo visto che sei brava, abbiamo deciso che ci farai te i compiti e nelle verifiche ci farai copiare"
Non so da dove tirai fuori il coraggio per rispondergli,
ripensandoci forse sarebbe stato meglio stare zitta..
"Perché dovrei farlo?" Risposi.
Non ebbi tempo di agguungere altro che mi spinsero a terra e iniziarono a picchiarmi.
Dopo circa dieci minuti si alzarono e uno moro, Giovanni, mi disse
"Ecco perché."
Poi presero un foglio e mi obbligarono a dargli il mio numero di telefono, 'così mi avrebbero dato le loro cose da fare' dicevano..