need.

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Nonostante l'ansia per la registrazione di sabato,ho provato a scrivere.
Love you.

Elodie.
Ero appoggiata su un mobile della sala relax dove nessuno poteva vedermi.
Volevo riuscire ad essere fiera di me stessa, del sangue e del sudore che comparivano a forza di ascoltare quel brano e adattarlo al mio modo di cantare, fatto di pancia e pathos più che da tecnica vocale.
Volevo raccontare due storie, quella di Anna, di cui parlava il brano, ma anche della mia, di Elodie, una che è finita a cercare l'amore nei volti di chiunque pur di riceverne un pó.
Comunque ti chiameró dal traffico,in coda in tangenziale,per ingannare il tempo,come se si potesse fare.
Al suono di questa frase, delle lacrime cominciarono ad uscire seguendo un proprio corso, senza una destinazione precisa, andandosi a posare ovunque capitassero.
Me le asciugai prontamente per non mostrarmi fragile e vulnerabile agli altri ancora una volta.
Ingannare il tempo.
Era ciò di cui avevo bisogno, combattere con astuzia colui che era stato per anni la mia rovina, colui che aveva demolito poco a poco la mia autostima, colui che mi aveva prosciugato la voglia di continuare ad essere Elodie e a quindi ad affrontare la vita in un determinato modo.
Mentre riflettevo su come non rendere banale io e Anna mettendoci pó di me, la mano di Andreas che toccava insistentemente la mia spalla mi riportó alla realtà.
"Elodie,visto che ti ritengo la più sincera quí dentro,posso chiederti una cosa?"disse rivolgendomi un sorriso sincero e dirigendosi sul divano.
Improvvisamente vidi Lele avvicinarsi a noi, leggermente sudato ma con un viso totalmente sereno ed un sorriso pieno sul volto, inspiegabile a parole, era visibilmente soddisfatto del lavoro svolto poco prima in sala musica, ed io avevo imparato a leggerlo alla perfezione notando semplicemente i suoi occhi.
Si sedette accanto a me ed io poggiai prontamente il mio piede sul suo, tenendoli strettamente a contatto.
Questo mio atteggiamento era una delle poche cose che amavo di me.
Quella ricerca quasi ossessiva di un contatto fisico con la persona che aveva deciso di starmi accanto, quell'insaziabile bisogno di fare l'amore con gli occhi, con le mani, con le gambe, sintomo di una complicità che regnava sovrana tra noi.
Misi una mano sulla sua gamba perché avevo bisogno di lui, dopo una giornata passata in completa lontananza, avevo bisogno delle nostre abitudini inusuali, che ci rendevano diversi agli occhi degli altri.
Iniziò ad accarezzarmi la mano, con un gesto che mi fece perdere totalmente ogni tipo di inibizione.
Toccò l'anello che mi aveva regalato poco tempo prima,lo sfilava e lo rimetteva a posto continuamente, come una sorta di passatempo temporaneo.
"Chi non va al serale tra noi ballerini?" chiese Andreas dubbioso e chiaramente preoccupato per ciò che sarebbe accaduto tra pochi gioco.
"Sarete la metà.Quanti ne siete ora?" chiesi allora io non ricordandomi il numero preciso dei ballerini.
"Siamo nove, quindi al serale ne saremo sei." disse lui chiarendo il dubbio appena esposto.
"Allora le due ragazze e Patrizio, siete tre di hip-hop, quindi uno andrà via" dissi con fare dispiaciuto.
Stesi le gambe per permettere a Lele di poggiare la sua schiena su di esse continuando imperterrita la conversazione con Andreas.
"Ho bisogno di baciarti", sussurrò Lele al mio orecchio coprendosi il microfono.
Senza pensarci due volte mi diressi in bagno trascinandolo per una mano, sicura che le telecamere non avrebbero avuto accesso a quel luogo.
Iniziai a baciare le parti del viso che contornavno le labbra,affossai le mani nei suoi capelli accarezzandoli con attenzione.
Mi sollevó con dolcezza appiggiandomi al muro,legai le gambe attorno al suo bacino per avere una visuale migliore del suo sguardo, un contatto diretto con quegli occhioni magnetici che ti sputano in faccia la realtà.
Iniziò a baciarmi il collo con foga,mentre io spingevo la testa all'indietro per consentirgli un contatto migliore.
Gli morsi il labbro inferiore con tutta la passione che mi bruciava in corpo fino a baciare quelle labbra carnose quante volte riuscivo a vedere i suoi occhi bramosi al solo contatto delle mie labbra con qualsiasi pezzo di pelle lo riguardasse.
"Mi sei mancata" sussurrò facendo scontrare i nostri nasi.
"Non voglio più passare giornate in apnea" dissi graffiandogli leggermente la schiena da sotto il tessuto della maglia nera.
"Non accadrà più,t'o giur" disse lui trascinandomi sul suo petto con fare protettivo, prima di puntare il suo sguardo nel mio come un tacito consenso al compimento di quel gesto così puro,folle,nostro.
Facemmo l'amore in due metri quadrati di spazio,con il calore dei nostri corpi a contatto a fare da sfondo,in una stanza così intima quanto l'amore che inondava.

Nowhere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora