photograph.

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Spero mi ascolterete sempre.

Lele.
Salutai con fare sbrigativo i ragazzi dicendogli che non sarei rimasto per la cena, aggiungendo successivamente che non ero mi ero mai sentito così pieno di emotività.
Ero quasi ubriaco di tutto ciò che mi stava capitando e non vedevo l'ora di assaporare ancora il sapore di quell'ebrezza che era diventata la protagonista indiscussa delle mie giornate.
Gabriele era perfettamente a conoscenza del motivo della mia fretta, e dopo avermi rivolto un sorriso sincero mi diede una leggera pacca sulla spalla come a volermi trasmettere un pó di spensieratezza.
Entrai di scatto in camera e senza pensarci due volte inviai un messaggio ad Elodie.
Ormai lei era diventata la priorità, il centro di ogni mio gesto, il luogo in cui ogni mia emozione andava a culminare.
"Ho voglia di concentrarmi solo su di te e su ciò che stiamo costruendo con il tempo.
Stasera sarai roba mia, a dopo." digitai di getto, posando il cellulare e lasciando che l'acqua bollente invadesse persino le mie narici.
Volevo curare tutti i dettagli, tutto doveva avere un aspetto unico per poter essere ricordato, anche l'abbigliamento.
Scelsi una camicia bianca e uno skinny jeans nero leggermente strappato con delle semplici scarpe bianche a contornare il tutto.
Mi precipitai fuori alla tua porta dopo un pó, bisognoso di capire se anche il suo cuore batteva per due dal momento che vivevamo ogni attimo in perfetta simbiosi.
Bussai e mi ritrovai una donna rara, unica.
Con gli occhi grandi e cerulei e i capelli rosa e cortissimi, avvolta da un tubino grigio che la avvolgeva in modo elegante, con un rossetto cipria a contornare quelle meravigliose labbra secche a causa del freddo.
"Sei bellissima" le sussurrai all'orecchio sinistro, poggiando le mani sulla sua schiena lasciata scoperta dal vestito.
"La smetti di farmi arrossire?" disse lei dandomi un leggero pugno sul petto, accompagnato da un sorriso sincero sul volto.
Mi abbassai leggermente e la presi trascinandola sul letto addosso a me.
"Che intenzioni hai stasera?" chiese lei in modo quasi malizioso.
"Amó, se me lo chiedi così annullo tutti i miei piani!" dissi io facendola ridere di gusto.
"Dai cretino, non cedo cosí facilmente, dovresti saperlo" disse lei facendomi ridere a sua volta.
Mi avvicinai al suo viso poggiando le mani sulle sue guance e annullando finalmente tutte le distanze che si erano create tra noi in quel frangente.
La baciai con tutta la passione che dominava il mio animo e lei che premeva il suo corpo sul mio rendeva tutto più surreale.
Ci staccammo dopo un tempo che parve infinito solo per riprendere fiato, in realtà il tempo da trascorrere insieme non ci bastava mai e me ne rendevo conto quando la ammiravo dormire, assorta nei suoi pensieri più intimi.
Ci guardammo con le fronti a contatto e i nasi che si strusciavano tra loro, occhi negli occhi.
Si lasciò spogliare in modo tacito e dettagliato, consapevole di non poter fare a meno di affidarsi a me ancora una volta.
Facemmo l'amore in modo lento e studiato, senza tempo né forma, a modo nostro.
Eravamo stremati, sudati e felici.
Sentivamo di essere vivi.
Sentivo il suo cuore battere all'uniscono col mio, sentivo il mio corpo essere tutt'uno col suo e i pensieri dell'uno diventare quelli dell'altra.
Avevo sempre cercato di farle capire che la sua persona doveva essere più importante di qualsiasi altra cosa.
Avevo cercato di farle vedere come la vedevo io, con i miei occhi, facendole capire che non c'era cosa più pura e profonda di lei.
Volevo che fosse sempre dalla sua parte, che non debba tradirsi mai perché a me è riuscita a trasmettere solo fiducia e costanza, dal primo giorno.
Volevo farle capire come amarsi a fondo, proteggersi da tutto, donarsi ma tenere sempre un pezzo per sé.
E ci stavo riuscendo, finalmente.
La portai in un locale al centro di Roma, uno di quelli piccoli, lontano dal caos.
Un posto solo per noi e per avere nuovi modi per costruire, ma che sappiano maledettamente di casa e abitudini.
Uscì a fumare una sigaretta, stretta nel suo cappotto nero.
La seguii dopo un pó e la osservai restando accanto a lei.
Mi beai di una visione talmente rara e stupefacente mentre la vidi spostare il viso verso di me.
Era il primo giorno che indossava il mio anello e mi pareva ancora più bella con qualcosa di mio.
Come se mi volesse con lei a qualunque costo, sempre presente, in qualsiasi luogo lei fosse.
Prese il cellulare dalla tasca e scattò una foto mentre sorridevamo vicini.
Non la volle rivedere, disse che voleva un ricordo eterno di quell'istante così nostro e spontaneo.
Una volta rientrato in camera mia, mentre aspettavo che Gabriele uscisse dalla doccia per entrarci io, sentii il telefono vibrare almeno cento volte.
Ero sommerso di messaggi e notifiche varie.
Mi colpì una in particolare, che quasi il cuore non lo sentivo più battere.
Elodie aveva pubblicato la nostra foto su instagram.
Lei, quella dei dubbi e delle indecisioni perenni.
Lei, quella del secondo passo o forse l'ultimo.
Lei aveva deciso di fare il passo decisivo ufficializzando la nostra storia.
La foto ritraeva me e lei con i visi attaccati, sorridenti e sereni, protagonisti di un sentimento che fa visibilmente bene all'anima.
<<Alla fine conta quello che conta!>> scrisse lei sotto la foto, lasciando intendere che aveva scelto me come compagno di vita.
Che potevo finalmente farmi carico dei macigni che portava sulle spalle e che potevo farmi carico del suo dolore per renderla più leggera.
Mi uscì una lacrima che fece il suo corso e decisi di inviarle un messaggio.
"Ogni volta ho la conferma di quanto tu sia unica e spettacolare.
Conti tu.
Tu e la mia musica, tu e la mia famiglia.
Ma alla fine ciò che conta sei solo tu.
Ti amo." digitai non rileggendo nemmeno.
Si era dimostrata una guerriera piccola impavida, e io ero lo scudo che doveva combattere le sue grandi paure anche a costo della vita.
Sentivo il mio cuore al centro di tutto, nelle mani giuste, non avevo più timore di spogliarlo, di metterlo in primo piano.
Finalmente.

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