«Sveglia!» urla mia madre dal piano di sotto.
Non le rispondo. Apro gli occhi e li stroppiccio un po', quel che basta per riuscire a vedere meglio.
«Muoviti! È tardi!!» dice di nuovo. Non le rispondo un'altra volta, anche perché di alzarmi dal letto non ne ho proprio voglia. Mi sveglio, o meglio, riprendo i sensi. Alzo la testa dal cuscino di poco, devo solo leggere l'ora sul display del cellulare. 05:58 di un venerdì qualsiasi, fra 32 minuti devo essere pronta per andare a scuola.
Sento dei passi per le scale... ovviamente è lei, mia madre. La riconosco subito, lineamenti delicati e femminili, capelli raccolti e occhi scuri -le somiglio molto anche se preferisco non ammetterlo-. Mi chiama ancora ma questa volta da vicino, a pochi metri da me, e con una voce dolce, delicata.
«Mi arrendo! Mi arrendo!» esclamo ridendo. Mi alzo e vado verso il bagno. Mi lavo i denti e mi spazzolo i capelli. Mi rimangono una decina di minuti dopo essermi vestita, decido di ripassare per la verifica che avrei avuto poche ore dopo.
Il tempo vola e mamma mi sporge le scarpe. Le infilo e mi guardo allo specchio. Maglietta nera, jeans neri aderenti -ma non troppo- e all star alte nere. Troppo nero. Decido di togliere i jeans e mettere dei leggins grigi chiari, ora sì che sono pronta! Metto la tracolla in spalla, con dentro i libri per la giornata e qualche penna, e vado verso la porta. Mamma mi scocca un bacio veloce sulla guancia ed io esco di casa.
Controllo il cellulare. Merda. Sei chiamate perse da Sofia, la mia migliore amica. Mentre cammino verso la fermata dell'autobus penso a cosa avrebbe dovuto dirmi se avessi risposto. Conoscendola mi voleva solo dare il buongiorno o chiedermi se nella notte avevo avuto, di nuovo, lo stesso incubo di sempre anche se lo sa che per tranquillizzarla le avrei detto di no, che stavo bene,mentendo.
Arrivo alla fermata e, purtroppo, trovo Nicole
«Ciao» dice con un'aria più allegra del dovuto.
«Ehi.» le rispondo facendo un mezzo sorriso, finto.
«Che programmi hai per oggi?» chiede dopo qualche attimo di silenzio. «Solo per curiosità» aggiunge quando nota la mia faccia abbastanza stupita per la domanda, di solito o mi manda a cagare o non mi rivolge la parola.
«Alla terza ora ho una verifica ed è l'ultima di questa settimana quindi credo che passerò il pomeriggio al centro commerciale con Sofia o con Tom -il mio migliore amico fin dalla prima elementare, alto poco più di me, occhi e capelli scuri, un piercing sul sopracciglio e l'aria da 'duro'-» Rispondo, senza guardarla negli occhi però. Per cordialità le faccio la stessa domanda e lei mi dice che passerà il pomeriggio a studiare per essere ammessa ad un corso che non ho capito bene perché mi sono distratta dopo poco.
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My life on paper...
RomansaUna ragazza senza una figura di riferimento, senza padre. Un amico... o qualcosa di più Una scuola Un centro commerciale Una vita, un amore L'adolescenza