Capitolo 3

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Poso il telefono e mi sdraio a pancia in su. Guardo il soffitto. Lo devo trovare, Mathis intendo. Il papà e la mamma lo hanno cacciato di casa quando hanno scoperto che tempo fa, marinava la scuola e andava a drogarsi. Ogni sera era ubriaco. Ma aveva smesso, anche se nessuno gli credeva, io si. Aveva smesso di fare il coglione e il pomeriggio veniva con me sul tetto della casa abbandonata: andavamo a leggere, ascoltavamo la musica e parlavamo dei nostri problemi...

Scendo dal letto. Prendo lo zaino e lo svuoto, libri dappertutto. Ci metto una coperta e una torcia. La mamma non è in casa e papà è al lavoro, esco chiudendomi la porta alle spalle. Comincio a camminare: non so dove sto andando. Ho paura. Non me ne ero mai andata così, senza dire niente a nessuno.

La fermata dell'autobus

<< Questo autobus passa dalla scuola? >> chiedo sforzando la voce in modo educato. Urlo, perchè essendo l'autista a distanza di cinque metri da me è difficile farsi sentire

<< Si certo >>

Salgo sul pullman e tiro fuori un dollaro.

<< Oh no, per le ragazze belle come te il biglietto è gratis >> dice sorridendo. Ecco ora sono più spaventata di prima. Guardo il mio riflesso nello specchietto del pullman, sono orribile: ho i capelli legati a caso con ciuffi sparsi qua e là e il trucco che mi ero messa sta mattina è rovinato, ho gli occhi gonfi e le guance rosse per il freddo.

<< Grazie >> gli dico, mi vado a sedere. Il pullman è vuoto. Prendo il telefono e infilo le cuffiette, apro la playlist 'la mia musica' e opto per 'summertime sadness' di Lana del rey, una persona adorabile. La canzone mi fa diventare triste più di quanto fossi già.

Il pullman accosta

<< Ragazza questa è la tua fermata >> dice l'autista 

<< Okay >> scendo gli scalini << arrivederci >> dico

<< Ciao >>

Appena tocco terra con i piedi vedo la macchina di mio fratello, ancora lì. Mi avvicino, guardo dentro: non c'è nessuno eccetto il suo diario. Lo riconosco. Se il suo diario è qui lui non può essere lontano. Aspetterò, le cuffie nelle orecchie, canzoni tristi, troppo tristi.

Una lacrima ancora

Sono passati venti minuti. Mi siedo per terra, la schiena appoggiata alla macchina. Chiudo gli occhi.

Sento parlare

<< Ma che cavolo...? >> un ragazzo. La musica si è spenta. E se la musica si è spenta è perchè è tanto che sono qui. Mi ero addormentata. Apro bene gli occhi << Levati! Sei davanti alla mia macchina >> è buio e non vedo in faccia il ragazzo che mi sta insultando, ma non mi serve vederlo, so già che è lui.

<< Mathis sono io >>

<< Scusa ma chi sei? >> dice. E se non si ricordasse più di me? Se avesse cambiato vita e mi avesse dimenticata? Non sa chi è la sorella che gli era sempre stata affianco?

<< Io, Aileen >> dico alzandomi in piedi per farmi vedere in volto

<< Aileen ma che cosa ci fai qui? >>

<< Ci siamo trasferiti di nuovo >> dico. Mi guardo le scarpe, un'abitudine che ho quando parlo

<< E.. un momento, perchè sei qui da sola? >>

<< Ho visto la tua macchina sta mattina, volevo rivederti >> 

<< Ma cosa dici? Come puoi essere così stupida dopo quello che è successo? >> le sue parole mi feriscono e mi fanno ribollire qualcosa dentro

<< Non sono stupida. E' che mi manchi, stronzo >> lo guardo negli occhi. E' sorpreso da ciò che ho detto. Un po' lo sono anche io

<< Ma è tutto perfetto senza di me >> 

<< No Mathis, dovevo scappare prima per venire a cercarti >>

<< Ah così sei scappata? >>

Resto in silenzio

<< Abilità acquisite dal fratello? >> chiede in tono scherzoso, mi sorride. Ha un sorriso bellissimo

Rido

<< Beh dato che non ti posso abbandonare per strada.. >> comincia a dire << Vieni con me? >>

<< Ovunque >> dico sorridendo


Ed ecco il terzo capitolo, spero vi piaccia il racconto per ora

baci, Alessia:)

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