Quel giorno, dopo le minacce di Katy, Eremy dormì in stanza con me. Poiché Trish dormiva fuori con il ragazzo, Liam.
Eremy parlò tutta la sera di Niall, le si illuminavano gli occhi. Le appariva un sorriso, talmente largo che poteva assomigliare ad uno spicchio di luna.
Parlò solo lei. Io mi limitai ad annuire e fare occhiolini, pensai solo a quel dannato Harry Styles. Per quale malato motivo mi avrebbe baciata? Era l'inizio di tutto? O la fine di niente?
Queste domande bruciavano nella mia testa, non riuscivo a liberarmene. A liberarmi da quegli occhi fin troppo Verdi. Quei capelli fin troppo ricci.
O quelle labbra fin troppo morbide.
Che, per non so quale strano motivo, avevano baciato le mie, con una forza da far paura, con una forza che parlava: sembrava ne avesse avuto bisogno, di quel bacio.Forse mi aveva baciata per vendetta, nei confronti di Katy, o per un disperato bisogno di sentirsi amato. Di sentirsi desiderato.
Ma non seppi spiegarmi come Harry Styles, il più strafigo del college, avesse bisogno di sentirsi amato. Quando era ben consapevole che centinaia di ragazze avrebbero voluto che si infilasse nelle loro mutandine.
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La mattina successiva, io e Eremy ci svegliammo, e andammo a fare colazione.
Nel tragitto, Eremy si fermò alla stanza 219, bussò svegliando Niall e Zayn poiché avremo fatto colazione tutti e quattro insieme.
Aspettammo che si vestissero e poi ci incamminammo.
Loro risero, io piansi dentro.
Piansi all'idea che Styles sarebbe sparito, non si sarebbe mai più fatto vedere.
Magari si pentì di quel che successe il giorno prima. O forse non gli diede importanza.
Arrivati in mensa, prendemmo i posti, lasciando Zayn per controllarli.
Presi il cibo e mi sedetti al mio posto, posizionato davanti a Niall che aveva vicino Eremy.
Mangiai poco, stranamente.
Mi chiedevo in continuazione per quale motivo, il tizio alto dagli occhi bizzarri ma mai quanto i suoi capelli, non fosse venuto a mangiare.
***
Harold non venne alle lezioni,
quel giorno.Neanche quello dopo.
E quello dopo ancora.
"Cosa ho sbagliato?"
Mi ripetevo insistentemente mentre le lacrime mi solcavano il viso, così pallido e stanco di vivere.
"Cosa ho sbagliato?"
Miliardi di risposte mi invadevano la mente, cercavo inutilmente di mostrare un falso sorriso, ma ormai era svanita anche la forza per quello.
"Cosa ho sbagliato.?"
Risposta
"Tutto."Passai ore con le mani sulla faccia, i gomiti sulla superficie liscia della scrivania, e la mente ormai fottuta.
Mi chiedevo come una persona, possa in un minuto, farti cadere il mondo addosso, non farti più respirare, mi chiedevo come una persona possa in un secondo entrare permanentemente nella tua testa. E non lasciarti mai più la mente lucida.
Come una persona possa farti pensare permanentemente ed insidiosamente che una semplice persona sia più di una persona.
Mi chiedevo cosa avevo fatto, di sbagliato.Non trovando nessuna risposta.
Odiavo lui per essersene andato, andato via quel giorno.
Ma maggiormente odiavo me stessa perché se fossi stata alla sua altezza, lui non sarebbe sparito.