POV'S SASCHA
Mi alzai dal letto in cui mi ero lanciato per provarlo e diedi un altro sguardo alla nuova camera. Dopo il trasferimento mio e di mio fratello non ho più detto una lettera, neanche un "ciao" o un "notte". Ero arrabbiato con tutto dopo la morte dei miei, e noi due non eravamo nelle condizioni di parlarne. Ci siamo trasferiti perché non sopportavamo più le domande e il finto dispiacere delle persone, che faceva una faccia triste per quei 5-6 minuti in cui ci dava le condoglianze. Manco le avessimo chieste. Mi chinai e raccolsi la valigia, prendendo il caricatore portatile del cellulare e gli auricolari. Attaccai entrambi e uscii di casa. Camminai per non so quanti passi per le vie di Milano, fino a che non mi sedetti in una panchina in un parco che dava sulla strada. Guardai essa e mi accorsi che stava passando una delle tante macchine, ma quella era diversa: era uguale a quella dei miei. Una lacrima aspra e calda si fece spazio nella mia guancia, seguita da molte altre. I passanti passavano e mi guardavano. Molti passavano dritti, molti alzavano le spalle e altri ancora neanche mi guardavano. Dopo un po' sentii dei passi e lo scricchiolio della panchina. Qualcuno si era seduto. Passai la manica della felpa nel mio viso, cercando di cancellare l' umido dalle mie guance. Tentativo fallito.
-Ei, che hai?- chiese il ragazzo seduto alla mia destra, ma non ottenne risposta. Riformulò la domanda e stranamente parlai.
-Nulla- risposi io acido.
-Allora perché piangevi?
-Storia lunga...- questa volta risposi con più calma e dolcezza nel tono della voce.
-Okay, comunque piacere Stefano!- disse lui. Mi girai a guardarlo. Non potei negare a me stesso che era un bel ragazzo. Portava degli occhiali neri con la montatura squadrata sopra gli occhi marroni, stesso colore dei capelli, a differenza di essi che avevano qualche ciocca bionda sul ciuffo.
-Sascha- dissi con vergogna. Il mio nome non mi è mai piaciuto, era quasi da donna e io non lo rappresentavo proprio.
-Che bel nome! Sei nuovo qui? Sai perché vengo tutti i giorni in questo parco con i miei amici e non ti ho mai visto. A proposito! Eccoli!-
Vidi arrivare due ragazzi completamente diversi fra loro: uno molto grosso (non grasso, ma muscoloso) e uno molto minuto e magro. Anche loro non erano male.
-Piacere Giuseppe, tu?- domandò il primo ragazzo.
-Sascha- risposi col tono della voce molto basso.
-E io sono Salvatore, ma chiamami Sal perfavore!- fece il più piccolo
-In che scuola vai?- chiese Giuseppe
-la Breeshish (a casooooh)
-Ohhhh anche noi- strillò Stefano
Dopo qualche ora passata con loro, tornai a casa, e la mia tristezza si fece risentire. A peso morto salii le scale e aprii la porta dell' appartamento, recandomi in camera mia, lanciandomi nel letto e addormentandomi poco dopo.
MYSPACEEEEEEEEEEE
OOOOKAY, QUESTA E' LA MIA PRIMAH STORIA, E CI TENGO MOLTOH!
-Marzia