È notte, mi ritrovo in una stazione apparentemente deserta in compagnia della mia ragazza, Lucy. Stiamo aspettando il treno per tornare a casa e come sempre cerchiamo di ingannare il tempo con scherzi e battute di ogni tipo.
Ad un certo punto, una strana figura cattura la mia attenzione. La vedo avanzare silenziosa e lenta lungo i binari del treno, barcollando come uno zoppo o un ubriaco. Pensando fosse in difficoltà, ci avviciniamo per soccorrerlo, o quanto meno per accompagnarlo ad una panchina. Ancora nessuna traccia del nostro treno. Man mano che ci avviciniamo, riusciamo a mettere a fuoco quell'oscura figura della notte, ma ciò che vediamo non ci piace. L'uomo, se così vogliamo chiamarlo, è completamente nero, senza alcun capello in testa e vestito con abiti malconci. La pelle ha un colorito strano, nera, si, ma opaca... Come fosse senza linfa vitale. Continua il suo cammino arrancando con le braccia verso il suolo e dondolanti, sguardo fisso sul terreno che pian piano calpesta. Noi ci fermiamo inorriditi a pochi passi da lui, immobili, senza riuscire a muovere un muscolo. Alza la testa lentamente, ci scruta con le palpebre ancora quasi serrate. Dopo qualche secondo spalanca la bocca e lancia un grido infernale che ci da quella spinta in più per andarcene e scappare il più velocemente possibile da lui. Forti del suo zoppicare, iniziamo a correre verso l'uscita. Inaspettatamente la figura inizia a correre con l'aiuto delle braccia, come fosse un animale a quattro zampe, e in un battibaleno ci raggiunge. Prima dell'ingresso della stazione, che conduce ad un parcheggio vasto nel quale non ci sarebbe stata speranza per noi, decidiamo di dividerci ed entrare negli uffici della stazione per nasconderci e seminarlo. Prima che potessi trovare un riparo sento una presa gelida sulla mia caviglia, penso "è finita". Provo a difendermi, a prendere a calci quel freddo braccio, ma la sua forza sovrumana mi fa scivolare a terra. Sale sopra il mio corpo, allunga le braccia e afferra tra le sue mani nere il mio collo soffocando le mie richieste d'aiuto. Mentre sto per arrendermi, vedo sollevarsi alle sue spalle una specie di spranga. Lucy, in lacrime, colpisce svariate volte alla testa e alla schiena l'assalitore, senza però riuscire a staccarmelo di dosso. L'uomo, se così si può chiamare, si volta e balza alla caccia di Lucy, che intanto se ne è andata. Con le mie ultime forze riesco a raccogliere la spranga che aveva lasciato a terra la mia ragazza. Con mio grande stupore il cellulare è ancora intatto e mando velocemente un messaggio a mio padre, per poi rincorrere il mostro. Corro, cerco di percepire qualsiasi rumore e sento il respiro pesante e famelico del nostro assalitore. Corro come non mai, il mio cervello ha una sola priorità: Lucy. Vedo un lungo il corridoio un armadietto come quelli dei pompieri. Lo sfondo e prendo l'accetta al suo interno, vicino al tubo per estinguere gli incendi. Sicuramente può essermi più utile della spranga, quindi la brandisco e mi lancio all'attacco. Con la rabbia nel cuore vedo il mostro intento a cercare la mia ragazza. Per fortuna si è nascosta bene. Mi avvicino di soppiatto alle spalle dell'uomo che ha appena scovato Lucy all'interno di un grosso scatolone. Alza il braccio per colpirla e in quel momento, con tutte le forze che mi sono rimaste, pianto la lama dell'accetta alla base del collo del mostro, staccando di netto la testa dal resto del corpo. Uno strano liquido nero inizia a sgorgare dalla ferita mortale, non può essere umano. "Ce l'ho fatta" le uniche parole che mi escono dalla bocca. Faccio alzare Lucy, completamente terrorizzata... l'abbraccio.
Ci incamminiamo in silenzio verso l'ingresso della stazione, dove vedo la macchina di mio padre accesa che ci aspetta. Saliamo in macchina tenendo ben salda l'accetta in mano. Raccontiamo l'accaduto a mio padre e mia madre accanto a lui. "Tutta la città è in preda al caos" ci racconta "Centinaia di mostri come quello che avete affrontato voi stanno distruggendo tutto e uccidendo chiunque incontrino... Non si sa chi siano né da dove siano sbucati... Sembrano uomini, ma non lo sono" seduti in macchina, sempre più terrorizzati, chiedo di mio fratello Thomas, ma la risposta non è delle migliori che potessi aspettarmi "Thom non si trova... È tutta la sera che stiamo cercando... Speriamo di ritrovarlo a casa" Mentre viaggiamo a velocità elevata per tornare al più presto al sicuro in casa ci imbattiamo in un posto di blocco della polizia. Tre agenti ci obbligano a fermarci con la loro vettura parcheggiata per orizzontale sulla carreggiata. "Ci spiace, ma dobbiamo perquisire l'auto... Questi esseri si nascondono dappertutto" mio padre si ferma "D'accordo, ma sbrigatevi". Iniziano i controlli, guardano ovunque, sul tettuccio della macchina, sotto, dietro nel bagagliaio, senza trovare nulla. Ad un certo punto un rumore sordo, grida, urla animalesche, colpi alla macchina, sangue dappertutto. Mio padre riaccende la macchina in fretta e furia, e sgommando lascia sul posto due di quei mostri che stanno squartando i poliziotti a terra. "Non erano ancora arrivati quaggiù, dannazione!" mio padre è palesemente scosso e agitato. Se perdesse il controllo lui, sarebbe un disastro per chiunque, anche per i mostri. Dopo un paio di minuti ci ritroviamo in casa.
Iniziamo a controllare ogni stanza, ogni angolo senza trovare Thomas. L'unica zona rimasta da controllare è la taverna. Ci riuniamo nel salone. Sentiamo bussare alla porta della taverna, insistentemente. "Può essere lui!" esclama mia madre che si lancia per le scale. Io e mio padre incrociamo lo sguardo, entrambi preoccupati. Sentiamo un grido di terrore di mia madre. Scendiamo di corsa le scale, io sempre con la mia fidata ascia tra le mani. Mia madre è stesa a terra e una figura oscura prendere a testate il vetro della porta della taverna. Riusciamo a far tornare nei piani disopra mia madre e Lucy. Mio padre prende una piccola accetta tra la legna accanto la stufa e ci posizioniamo lui più a destra e io più a sinistra rispetto al mostro. Riesce a sfondare e ad attaccare mio padre, intanto io ne approfitto per attaccarlo alle spalle. Scaraventa a terra mio padre che non riesce ad opporre abbastanza resistenza, io riesco a colpirlo con l'ascia alla schiena, ma nonostante abbia colpito la colonna vertebrale, sembra non provocargli dolore. Si volta verso di me, lancia un possente ruggito, solleva il braccio sinistro per colpirmi con la sua forza immensa. Prontamente mio padre lo colpisce al collo con forza, staccandogli la testa. L'essere, o ciò che ne è rimasto, cade a terra senza vita creando una pozza di liquido nero. È grande almeno il doppio di quello della stazione... Ecco perché è riuscito a buttare a terra mio padre.... Usciamo nel portico e sentiamo dei lamenti provenire da una cassa di legno dove ci teniamo attrezzi per il giardinaggio. Mio fratello Thomas è là, terrorizzato, mugolante, ma salvo.
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I Mondi dei Sogni
Storie breviUna raccolta di sogni vissuti in prima persona. Si passa dal mondo dell'orrore a quello della fantasia. Tutti vissuti in prima persona da me.