Lettera 3

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Caro lettore,
quella notte ebbi un incubo.
Mi svegliai con le lacrime che mi rigavano il viso.
Non esitai a chiamare Alex.
Alex rispose al primo squillo.
C'era sempre quando ne avevo bisogno.
«Piccola, stai singhiozzando... cosa non va?»
«Amore buongiorno»,  dissi tutto d'un fiato.
«Ho avuto un incubo.»
«Era molto che non ti vedevo così sconvolta, racconta... poi ci vediamo e ne parliamo, okay? »
«Okay.»borbottai mettendomi a sedere sul letto.
«Nell'incubo ero in una stanza piena di luce, in una vasca piena di acqua ed io ero piena di tagli e sangue.»
Perché avevo ripetuto così tante volte la parola piena?
«Ero ricaduta nel mio vizio insomma.»
«Bimba mia, ci sono io qui con te, e finché ci sono io va tutto bene.»
Era il suo modo di rassicurarmi, sempre molto efficace.
«Vediamoci alle 12 e mezza fuori la stazione di casa tua, ti porto in un posticino che so io. »

Ero emozionata all'idea di un pranzo romantico con lui.
Scesi a piedi nudi dal letto e mi diressi in bagno.
Avevo i capelli arruffati e mi tremavano ancora le mani al solo pensiero dell'incubo. Non sembravo affatto in forma.
Dopo un rilassante bagno già stavo meglio.
Mi misi un vestito fucsia monospalla, molto attillato che mi arrivava sopra al ginocchio.
Al collo una collana luccicante, in sintonia con le mie scarpe alte a dir poco appariscenti.
Mi raccolsi i capelli in un disordinato chignon, un tocco di trucco e via.
«Come sto?» chiesi a mia sorella Lucy, dodicenne, più piccola di me di cinque anni.
«Ho uno schianto di sorella! » mi disse facendomi l'occhiolino.

Quando ci vedemmo rimase a bocca aperta.
«Ma sei bellissima... Ahh, questo vestito ti fa certe forme poi...»
La mia attenzione andò altrove.
Aveva qualcosa nascosto dietro la schiena.
«Cos'è?»  
«Una cosa per te.»
«Ma nooo.»dissi, alzando il sopracciglio.
«Chiudi gli occhi.» mi ordinò.
Li chiusi.
«Adesso puoi aprirli.»
Un ovetto kindler.
Allora sono davvero la sua bambina, pensai. 
Che pensiero dolce. «Perché tu sei la mia bimba e adori (come tutte le bambine) la cioccolata.»
Ecco.
«Ti stramo.»
«Io di più.» 

«Dove andiamo?»
«Skylon. Fa parte di Royal Festival Hall.»
«Oddioooo, ma è strepitoso!!!!!» urlecchiai emozionata.
«Non quanto te piccola!» 

All'entrata nel locale, rimasi affascinata dalla bellezza del locale, suddiviso in tre zone: bar, grill e ristorante.
Erano tutti vestiti molto eleganti, ed io ero felice di aver scelto un abbigliamento altrettanto elegante.
Una gentile donna sulla trentina, ci accolse con massima professionalità. Ci procurò un tavolo con vista sul Tamigi e ci diede il menù.
Per iniziare prendemmo del formaggio di capra e del vino.
«Ti piace qui?»
«È divino.»
Mi presa la mano e la baciò.
«Devo dirti una cosa» dichiarò nervosamente.
«Sicuramente» continuò «il ricordo dei tuoi tagli, ti rimarrà per sempre impresso nella mente. Ma resterà un ricordo...»
Annuii.
Non dovevo piangere. Non qui. Non in quel momento.
Resistetti.
«E sappi che io ci sono, e ci sarò per sempre, quindi...» «va tutto bene» affermammo sonoramente insieme.
«Che pensi?» mi domandò come era suo solito.
Feci un grosso respiro e poi dissi: «penso che... il passato è passato, il presente è ciò che conta, tu sei ciò che conta.»
Mi scoccò un bacio dolce sulla fronte. la fronte. 

«Vado in bagno e torno» dissi alzandomi.
Feci due passi e tornai indietro.
Gli stampai un bacio sulle labbra e poi esclamai:   «Se viene il cameriere, per me prendi pollo e per dessert cioccolata.»

Al mio ritorno Alex parlava a telefono.
Quando attaccò domandai chi era.
«Un ragazzo a cui devo riparare il pc.» fu la sua risposta.
«Hai ordinato già?» chiesi.
«Sì perché?» disse sorseggiando del vino. «Ripensamenti?» aggiunse.
«No no, tu cosa hai preso? »
«Manzo e gelato.»
Il pranzo proseguì tranquillamente ed era tutto molto buono.
Un giorno ci saremo tornati.
«Fare l'amore con te stanotte ci starebbe proprio bene.»
«Peccato che non si può.», sbuffai. «Questo punto è da rivedere.»
Questa breve conversazione fu l'unica durante il viaggio in metro.
«Ciao mamma.»
«Ciao, ho aspettato che tornassi, ora vado a dormire, vai a dormire pure tu, che è tardi.»
«Okay.»

Mi lavai e poi andai a mettermi nel letto.
Mi avvolsi nel lenzuolo e chiusi gli occhi.
Mi passarono per la mente molto immagini di me e Alex.
Me e Alex nel parco: lui seduto sulla panchina e io seduta in braccio a lui.
Me e Alex a mangiare la pizza sempre su una panchina ridendo e scherzando.
Me e Alex a casa sua, a guardare film, fare l'amore, giocare a carte.
Me e Alex a casa mia, a vedere film con mia mamma vicino che ci sorvegliava (sempre inopportuna mia mamma).
Me e Alex a fare la lotta con i fucili ad acqua.
Me e Alex al mare.
Me e Alex sul London Eye.
Me e Alex al ristorante.
Me e Alex a dormire insieme sul divano.
E così tra mille pensieri, mi addormentai.

L'amore è... ALEX.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora