Lettera 6

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Caro lettore,
il paesaggio era stranamente mosso.
C'era uno splendente sole caldo, il cielo era sereno, con qualche nuvola bianca qui e lì.
Mi trovavo nel bel centro di una strada, era lunga, continuava dritta dinanzi a me, e non era possibile vedere la fine.
Ai lati della via c'era del verde: alberi, cespugli ed erba.
Mi guardai intorno, facendo un giro su me stessa. Non si muoveva una foglia, la strada era deserta.
Ahi, il mio piede pensai quando mi sentii pungere.
I miei piedi! E le mie scarpe?
Dove erano le mie scarpe?
Perché non avevo le scarpe?
E perché indossavo un vestito azzurrino mai visto prima?
Il mio cuore pulsava insistentemente in petto, probabilmente per il timore.
Cominciai a camminare lentamente, senza sapere dove andare.
Feci giusto cinque passi barcollante e poi crollai, le mie gambe non erano capaci di reggermi.
«Tesoro mio...», sentii pronunciare dal nulla. Era una voce familiare, non riuscii tuttavia a comprenderne il possessore. La voce era quasi un eco, calma e tenera.
Ma la paura era ancora dentro di me, mi stava mangiando l'anima, senza chiedere alcun permesso.
«Chi è là?», domandai: la mia voce era tremante.
«Non posso dirti chi sono: se me lo permetti, io mi farò vedere. Devi sapere che non potrai toccarmi, altrimenti scomparirò. Il mio corpo non è solido, sai...» disse la voce.
«Fatti vedere, ti prego.» sussurrai, mentre una lacrima mi bagnava la guancia.
Comparve così la figura di una donna anziana. Non è una semplice donna anziana, lei è... mia nonna.
Cosa?? Mia nonna?
Ma mia nonna scomparve quando io avevo soli nove anni.
Rivederla fu qualcosa di straordinario, volevo stringerla forte...
Ma non volevo che scomparisse.
Mi limitai a rimanere lì, a terra.
Di fronte ai suoi occhi nocciola.
Poi realizzai quanto fosse surreale tutto quello.
«Dove siamo?» dissi, provando un misto di gioia per averla rivista e timore per scoprire davvero dove ero.
«Nella terra di mezzo.»
Mi domandai che tipo di alcolico avevo ingerito per trovarmi lì.
«Sei in una via di mezzo fra la terra e il paradiso. Devi solo, scegliere.
Scegliere se andare ancora in terra, e continuare a vivere la tua vita, che può essere di gioie e sofferenze, o accedere al paradiso, dove c'è la pace dei sensi.» mi spiegò, con la sua voce angelica.
«Come ci sono finita qui?» domandai, non so se a lei, o a me stessa.
«Beh, credo che tu sia in coma.
Ne morta, ne viva.
Non so come tu ci sia finita un queste condizioni, in realtà.»
Provai a ricordare.
«Io ero al cinema con Alex...» sussurrai pensierosa.
«Ma tu non conosci Alex, beh sì, -dissi imbarazzata- è il mio ragazzo.»
«Certo che lo conosco piccola mia.
Cosa credi, non ti spio ogni tanto da qui su?» affermò con il suo sorriso mozzafiato, che mi mancava da morire.
«Io... Sono confusa. Ho davanti la persona che mi ha cresciuta, che non vedo da otto anni, e non posso abbracciarla.
Mi trovo in una via di mezzo, e devo scegliere se vivere o morire.
Ma tutto ciò esiste solo nella mia testa, giusto?»
Annuì.
Dovevo scegliere: vivere o morire?
Gioie e dolori o pace?
Alex o il paradiso?
ALEX.
«Come posso tornare in terra?» domandai, avendo già perso la mia decisione.
«Da questo lato -mi disse indicandomi la strada dinanzi a me- vai verso la terra. Dall'altro verso il paradiso.»
La confusione nella mia testa era infinita.
Percorrevo la strada e poi?
«Verrà tutto da se.» affermò.
Forse era capace di leggermi nel pensiero, suppongo.
«E tu? Verrai con me? Mi accompagnerai?» chiesi.
«Dipende.»
Allora era tutto più che chiaro.
Era ovvio, lei non poteva tornare sulla terra.
«Io vado di là...» dissi alzandomi.
«Hai fatto una scelta coraggiosa, sai?
Hai scelto l'amore. Con tutti i pericoli a cui sei esposta. Nonostante tutto.
Allora vai, buona fortuna.
Sappi che io sto bene qui su, non piangere quando guardi le nostre foto.
Su, affettati. Una vita da vivere ti aspetta.»
E furono le ultime parole che pronunciò.
Volevo rispondere, ribattere, ma non ebbi il tempo. Scomparì all'istante.
Allora iniziai a camminare.
Un passo.
Due passi.
Tre passi.
Quattro passi.
Bonk! Un incontro ravvicinato con il pavimento.
Come potevo fare?
Non ero in grado di camminare, e avevo dinanzi una lunga strada.
Dannazione.
Striscerò?
Oh si, certo, magari potrei anche rotolare.
E se contasse solo l'intenzione?
Così mi ritrovai a pensare con tutte le mie forze di voler tornare da Alex.
E mentre stavo lì, rannicchiata con gli occhi strizzati mi piombò addosso un morbido scatoloni.
Lo aprii.
E dentro c'erano le mie monetine spagnole.
Forse potevano teletrasportarmi in terra.
Dovevo essere proprio disperata per pensare una cosa del genere.
Le appoggiai sul palmo della mano e le strinsi forte.

Qualche secondo in cui non vidi nient'altro che bianco, e poi quash!
Mi ritrovai su un morbido materasso.
Aprii piano gli occhi, e una luce mi invase.
Guardai nella mia mano e incredibile, le monete c'erano ancora.
Sotto la mia mano c'era quella di Alex. Al veder muovere le mie dita aveva alzato lo sguardo verso il mio viso.
E un'espressione sorpresa e gioiosa comparve sul suo volto.
Altro che paradiso, il suo sorriso era decisamente meglio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 17, 2016 ⏰

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