Lettera 5

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Caro lettore,
quell'estate fu una cosa meravigliosa.
Come tutte le cose belle, in un batter d'occhio passò e tutte le risate, i pianti, i baci sotto la pioggia afosa, le sudate nel letto, sotto il sole cocente divennero nient'altro che un ricordo. Un semplice ricordo.
E così discutevamo, il primo giorno di settembre su quanto ci fossimo divertiti.
«Oddio, ma ricordi quando tornando a casa tua, sono caduta qui fuori prendendo una storta con i tacchi?»risi di gusto.
«Ma non fu divertente! Io mi spaventai troppo, pensavo fossi svenuta!» ribatté Alex.
«Infatti la cosa più bella è stata la tua faccia sconvolta, era tipo così» dissi facendo una smorfia.

Ci godevamo gli ultimi giorni di libertà, divertendoci come meglio potevamo.
Infatti mentre quella sera le nostre teste vagavano nei ricordi, stavamo uscendo. Se avessimo saputo. Eravamo in macchina, diretti al cinema.
«Allora, hai capito dov'è il cinema? O meglio come arrivarci?»
«Sei così stressante a volte, Whitney.» sbuffò Alex.
«Non chiamarmi per nome, sembra così freddo!» mi infuriai.
«Oh, Whitney, sei così irritabile quando hai le tue cose.»
Lo fulminai con uno sguardo. Lui se la rideva. Mi si avvicinò e mi strinse a sé.
«Piccola mia, come è bello prenderti in giro. Non preoccuparti, non ci perderemo, già sono andato un paio di volte al Prince Charles Cinema. È vero non guidavo io, ma ce la caveremo. Abbiamo il navigatore e poi, proprio per non arrivare in ritardo siamo scesi con mezz'ora d'anticipo! Okay?»
Annuii, ricambiando l'abbraccio.

Come aveva declamato, ce la cavammo. Arrivammo addirittura con dieci minuti di anticipo!
«Allora, vediamo questo film horror? Sei sicura?» mi chiese Alex.
Risposi con un sì convinto, forse anche troppo: la folla di persone che attendeva di prendere il biglietto si girò verso di me, guardandomi in modo strano e così mi resi conto di aver urlato.
Preso il biglietto all'entrata, ci dirigemmo verso un lungo corridoio, che portava alle varie sale. Ci attendeva una signorina sulla trentina: aveva i capelli biondo platino, legati in una treccia tutt'altro che ordinata. Aveva occhi scurissimi, in grande contrasto con i suoi capelli. Era leggermente truccata, guance rosee e labbra di un semplice color carne. Era allo stesso tempo bella e brutta; il suo viso era molto dolce, aveva un'espressione serena. Al nostro arrivo ci squadrò dalla testa ai piedi, poi mi sorrise e ci domandò di farle vedere il biglietto, con un tono anonimo: non lasciava trasparire emozioni. Lo timbrò e annunciò: «È il secondo a sinistra, potete già entrare. Mi raccomando sedetevi nei posti assegnati. Buona visione.»
Seguimmo le sue indicazioni, e camminando mano nella mano arrivammo nella sala.
Rimasi abbastanza stupita, la verità è che non me la aspettavo affatto così. Poteva ospitare ad occhio circa trecento persone, ma non fu quello che mi colpì: a stupirmi fu la stoffa color glicine che ricopriva le poltrone. Ci sedemmo dove assegnato, e sprofondati nelle comode poltrone, ci godemmo il film. Non era niente male.
A centro metri dal cinema c'era poi un bel ristorante: Angus Steakhouse. Essendo abbastanza tardi era leggermente affollato, ma ce la cavammo, per le undici e mezza uscimmo da lì.
Il problema è che a quell'ora le persone che stanno per strada sono più ubriache che coscienti.

Camminavamo tranquillamente per la strada di ritorno, io ero quasi sul punto di addormentarmi quando sento Alex urlare "Amore!" farfugliò poi qualcosa che non riuscii a cogliere, sentii solo un forte rumore, e poi il buio.

L'amore è... ALEX.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora