Dopo qualche settimana dalla morte di Sarah e mia sorella, io e mio marito decidemmo di trasferirci li e lasciare la nostra casa ai miei genitori, Giacomo e Mara. All'inizio è stata dura trasferirci li. I loro vestiti, le loro foto, il loro profumo, erano ancora li, era tutto uguale a quel maledetto giovedì di fine febbraio. Quando i miei genitori avevano trovato il coraggio di tornare in questa casa così tanto odiata e così tanto amata, Federico aveva deciso di invitarli. Purtroppo da quando mia sorella è morta non sono più usciti di casa, neanche a fare la spesa. Temevamo tutti che cadessero in una depressione profonda da cui non si sarebbero ripresi.
Era domenica 18 marzo quando finalmente accettarono il nostro invito e vennero a casa nostra. Quella domenica non eravamo soli, c'era tutta la famiglia di Federico e la mia. Non credo di aver mai visto così felici i miei figli dopo la scomparsa della loro amata zia.
Verso la fine del pranzo, sentii qualcuno che bussava alla nostra porta, mi sembrava stano che qualcuno venisse a casa nostra soprattutto perché nessuno dei nostri amici sapeva del trasferimento. Poco prima di aprire la porta senti una voce femminile non famigliare che diceva: "Amelia, sono io Samantha, so che non vuoi più parlarmi da quando ho rincominciato, ma per favore ascoltami, è da un mese che non mi rispondi più".
Quando aprii la ragazza era sconvolta, aveva paura di aver sbagliato casa, ma quando vide la foto scattata da Sarah in Perù capì che era quella giusta.
"Scusa, pensavo fossi Amelia, sai quando posso raggiungerla?" disse con voce tremolante, come se si stesse trattenendo da un pianto.
"Amelia non sarà più raggiungibile. Lei chi è?"
"Sono una sua cliente, una sua amica prima di tutto, stava cercando di guarirmi dalle mie dipendenze. Dov'è finita?"
"È morta poco meno di un mese fa" dissi mentre guardavo il cielo come se stessi aspettando un suo segnale. Non ho mai creduto in una vita dopo la morte ma dopo questo accaduto si, spero di vederla, in qualsiasi altro posto ma io devo vederla.
"Come? No stai scherzando? era felice, sempre generosa. Non può essere morta."
"Entri, non può andare in giro così."
Prima di iniziare una discussione con lei davanti alla mia famiglia aspettai che Camilla ed Ernesto iniziassero a giocare in salotto con Sebastian e Deborah.
"Perché avevi bisogno di Amelia? Cos'ha fatto? Sono la sorella, devo sapere tutto!!"
"Qualche anno fa andai da lei perché avevo iniziato a farmi di cocaina, lei mi disse che faceva la stessa cosa da mesi. Era disposta ad aiutarmi se io avrei fatto la stessa cosa con lei, anche se lei aveva più capacità di uscire rispetto a me. Iniziammo il percorso insieme e devo dire che è durato a lungo, almeno per me si. Un giorno andai a trovarla in ufficio, volevo farle una sorpresa, ma la sorpresa la fece lei a me. Aveva ricominciato a farsi di cocaina ed eroina, così diceva lei. In seguito avevo scoperto che quelle non erano le uniche droghe che usava. Questa volta era cambiata, la droga l'aveva resa un'altra persona. Era diventata violenta, strana, aveva iniziato a fare la spogliarellista nel locale in cui lavoro da circa un anno e mezzo, il venerdì e il sabato, ovviamente quando non c'erano le partite del Milan, perché li frequentava un gruppo di hooligans. Una volta la vidi con la faccia ricoperta di sangue e una mazza da baseball in mano, ci misi molto a capire chi fosse. Aveva quasi ucciso un ragazzo poco più giovane di lei, gli ha causato vari danni cerebrali e una frattura al ginocchio, caviglia e qualche lesione alle vertebre. Questo non l'aiutò a calmarsi, anzi, la fece diventare più aggressiva. Volevo solo chiederle come stava, volevo sapere perché si comportava così, volevo darle una mano. Ecco perché la cercavo... ma non c'è più, apparentemente." disse terrorizzata Samantha mentre faceva un gioco con le mani .
"Non capisco, mia sorella aggressiva? Che si droga? Cosa? No, sbagli persona, non è lei!!" dissi scioccata
"Si, purtroppo è vero." mentre pronunciava questa frase due lacrime le rigarono in viso "Scusate, non volevo rovinare questo giorno" e si alzò. Quando fece per andare via le dissi di rimanere, se era amica di mia sorella poteva rimanere ma preferì andarsene.
"Mamma, cosa voleva quella ragazza dalla zia? Perché parlava di lei? Lei sa dov'è finita Amelia??" disse mia figlia mentre abbracciava il suo coniglietto rosa e uno straccetto giallo.
"Piccola, lei è un'amica della zia, è venuta a salutarci ma se ne andata via presto perché aveva un appuntamento. La zia sta giocando a nascondino tra le nuvole... e questo lo sai!?"
"Oggi non ci sono le nuvole... che peccato, avrei voluto trovarla... mammina, lei mi manca tanto..." lo disse mentre si stava strofinando gli occhi.
Questo mi fece capire quanto fosse importante nella nostra famiglia. Se avevamo bisogno di qualcuno sapevamo che potevamo contare su di lei.
Dopo la conversazione con Samantha non facevo altro che chiedermi perché non fosse venuta a parlare con me, perché facesse queste cose... Avevo troppe domande da fare a quella ragazza, a mia sorella. Avevo troppe domande senza risposta, e so per certo che queste risposte non arriveranno mai, e mi pesa il fatto che non possa condividere questi dilemmi con qualcuno. Pensavo solo che dovevo stare tranquilla, respirare e pensare che stava andando tutto bene. Tutto quello che è successo, è successo perché doveva succedere. Non c'erano altre spiegazioni, non dovevano esserci altre spiegazioni.
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Perché Questi Siamo Noi
RomanceCosa bisogna fare per ottenere i propri diritti? Cosa bisogna fare per aiutare la sorella deceduta nella sua lotta contro l'omofobia? Come si vive in un una nazione in cui non ci sono i diritti per la comunità LGBTQ? Questa è la storia di Sarah ed...