Come ogni mattina, appena sveglia vado a prendere la posta e nel ritorno a casa guardo cosa c'è. Da alcuni mesi si sentiva alla televisione, alla radio e sui giornali che il governo voleva legalizzare le unioni civili, la prima volta che lessi questa notizia decisi di partecipare a tutte le manifestazioni, dovevo fare qualcosa per mia sorella, ne sarebbe stata fiera. Nonostante ciò, tutte le manifestazioni fatte, tutte le interviste che hanno lasciato i vari protagonisti, non si è fatto niente. Finché un giorno, una mattina di metà aprile, vidi una lettera dallo Stato, non capivo niente. Tornai a casa, parlai con mio marito, la aprì e la lessi per me e lui.
La lettera era scritto dal ministro della giustizia, diceva che avrebbe voluto conoscere la storia di mia sorella e della sua ragazza. Io confermai subito il colloquio, se si può definire così, per il 20 aprile. Dovetti andare a Roma per quattro giorni.
Il primo giorno non ci fu nessun colloquio, quindi, appena arrivata all'hotel, lasciai le mie cose e feci un giro per la città.
Il secondo giorno dovetti andare al palazzo del ministero della giustizia e raccontare la storia di mia sorella. Mi accolsero molto bene. Visto che arrivai verso mezzogiorno c'era cibo a sufficienza per una settimana, ma visto che eravamo in una decina, poteva essere comprensibile. Dopo aver parlato delle unioni civili in generale mi chiesero perché dovevano far passare la legge e la storia. Poi mi fecero le stesse domande che mi fecero nell'intervista, ovviamente cambiarono e aggiunsero qualcosa, ma era la stessa cosa. Avevo molta paura, ma non c'era motivo di averne. Doveva andare tutto bene. Nessuno doveva farsi del male come mia sorella, tutti devono avere il diritto di essere felici e vivere la vita come vogliono.
Mentre il terzo giorno, ho avuto modo di parlare con dei giornalisti, ma le loro interviste non erano pertinenti alla mia visita a Roma. La cosa che mi ha sorpreso è che fuori dal ministero, poco prima del mio arrivo si radunarono molti giovani e adulti del popolo LGBT proveniente da tutta Italia, volevano supportare la mia storia e alcuni di loro, quelli più anziani, volevano raccontare la loro, volevano sensibilizzare, aiutare. Al mio arrivo, la prima cosa che vidi furono due ragazzi quindicenni, o poco più che avevano uno striscione in mano con scritto "La mentalità dovrebbe essere come un ombrello, non funziona se rimane chiuso", un citazione bellissima, piena di significato, è la frase giusta nel contesto giusto. Peccato che non sappia chi l'ha scritta.
Mi sorprende vedere ragazzi così giovani che credono nei loro diritti, che lottano per averli. Non capita tutti i giorni di ammirare ragazzi così intraprendenti, così pieni di voglia di vivere. Ero contentissima.
Durante il colloquio, decisi di far sentire alcune storie dei tanti sostenitori per far capire quanto fosse penosa la situazione in Italia.
Quella che mi colpì di più era di un'uomo di 50 anni, romano. Si è dovuto trasferire in Francia per poter sposare Alain e adottare 3 bambini, Cédric, Jaques e Noëlle. Suo marito è morto qualche anno fa per colpa di un infarto, ora lui riceve la sua pensione, è felice di vivere in Francia perché se fosse vissuto qua non avrebbe fatto la vita che fa adesso, non si sarebbe mai sposato, non avrebbe mai avuto 3 fantastici figli, ma soprattutto non sarebbe stato felice. E lui, come tanti altri, pensa che sia stupido andare in altre città, altre nazioni, se non continenti, per fare cose che anche qui si dovrebbero fare. Volevo far parlare lui perché mia sorella ha fatto la stessa cosa, si è sposata in Svizzera, nella città natale di Sarah. Poi sono venute qui solo per il lavoro di Sarah.La giornata si concluse con un coro di giovani che in piazza cantava
"Wake Up Italy, Auswacht Italien, Réveillé toi Italie, Despertado Italia, Sveglia italia"
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Perché Questi Siamo Noi
RomanceCosa bisogna fare per ottenere i propri diritti? Cosa bisogna fare per aiutare la sorella deceduta nella sua lotta contro l'omofobia? Come si vive in un una nazione in cui non ci sono i diritti per la comunità LGBTQ? Questa è la storia di Sarah ed...