La voce

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Mentre cammini, i tuoi piedi assimilano il passo, un piede davanti all'altro, un passo dopo l'altro, ci avviamo a camminare, deambulare non è stato mai così semplice e facile. Caratterizzata dalla postura individuale la nostra camminata è differente da chiunque altro, non l'hai notato? mi metto ad osservare la maggior parte delle persone che camminano, immagino che chi aumenti il passo abbia fretta, o chi fa una passeggiata lenta abbia avuto una delusione e vuole godersi il panorama, oppure c'è chi corre a prescindere e a allora immagino la sua vita frenetica ricca di impegni, il mio passo va in conformità alle cose che devo raggiungere e fare in quel momento e in quel dato istante. Riposo quando sono affatica e valuto se saltare un ostacolo o deviarlo. E' così naturale che non ci si pensa, è addestramento stare eretti e camminare. Da piccoli ci tengono per mano e ci incoraggiano nel cambiare direzione, i nostri muscoli si attivano e la nostra mente fa il resto, e recettori del pericolo del nostro corpo si attivano. La sensibilità propriocettiva fornisce quindi, istante per istante,informazioni su come sta avvenendo un movimento, proprio sulla base di queste informazioni i centri superiori sono in grado di correggere o modificare il movimento in corso. Il nostro sistema nervoso centrale è sollecitato dalla nostra percezione. La voce interiore che mi consente di non cadere mentre cammino, di saltare il piccolo ostacolo o di allungare o accorciare il passo sull'asfalto, sulla sabbia, sul terreno. E se tutto questo succede in tutto il corpo, se tutta la nostra sensibilità cosparge ogni centimetro del nostro corpo, sarebbe un tripudio di sensazioni incredibili e puntuali. Ma sono in grado di ascoltare quella voce? sono capace di rispettare l'esigenza del mio corpo, del mio sentire. Cambia ogni volta? il metodo di ascolto e sempre lo stesso? Se mi alieno dai suoni dagli odori dalla vista e dall'udito potreii percepire quella voce? credo che metterei a disagio il mio corpo come la mia mente, e dovrei abituarmi all'ascolto di certe sensazioni anzichè altre, quindi ascoltare quella voce dovrebbe essere più naturale, senza costrizioni, senza schemi, senza discussioni mentali. ricordo che la mente ascolta, in qualche modo mi fa arrivare a capire, ma lo spettro della razionalità invade la percezione, ascoltare e basta servirebbe a capire senza spiegare. quella voce c'è, esiste e non è li per caso, è li per dirti qualcosa, per farti partecipare all'immensità delle funzioni del nostro corpo. Il corpo ha sempre ragione, la mente solo a volte. E quindi sorrido, ho razionalizzato una sensazione e le ho dato un nome. La mia voce.

Sussurrava da infante, ricordo perfettamente cosa significava ascoltare il mio corpo, era insito nel mio modo di essere bambina, andavo alla scoperta di luoghi nuovi della casa e dei vicoli più improbabili dei paesini in cui ho abitato. Sentivo la sensazione di stupore e gioia nel vedere e osservare sicura di aver trovato un luogo tutto mio, nel frattempo allenavo il mio sentire percependo la sensazione di pericolo dì un luogo invece che un altro. La pelle d'oca e il tremore vicino ad un luogo mi spingeva a retrocedere, a guardare da un altra parte. Un giorno incuriosita da quelle sensazioni amplificata di paura osservai quel vicolo, mi resi conto dell'odore poco piacevole della poca luce che attraversa la parete, sembrava non finisse mai quel vicolo, non mi spinsi mai oltre ma mi informai sul nome della via, su cosa poteva esserci alla fine di quel tunnel, e cercai di andare difronte a quello spazio in diverse ore del giorno durante la mia settimana esplorativa quella sensazione di pericolo che avvertivo fino alla colonna vertebrale la percepivo solo in quel luogo. In adolescenza quel luogo è rimasto nei ricordi, alla fine appurai la mia sensazione dirigendomi in quel luogo tramite i miei ricordi e una mappa del paese trovata su internet. Ebbene la via che non mai avuto il piacere di attraversare era un vicolo chiuso naturalmente da una frana, era uno dei tanti accessi al cimitero del paese.


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