Capitolo 1.

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Essere un Malfoy non è facile. Non lo è mai stato.
Io e i miei genitori non siamo neanche liberi da andare a Diagon Alley che abbiamo tutti gli occhi addosso. Troppo bravi per essere tra i cattivi e troppo cattivi per essere tra i bravi. Non mi ero mai sentito accettato, in nessun posto, fino a quando non ho incontrato Albus, il mio migliore amico.
Papà mi aveva raccontato tutto, o quasi, della famiglia Weasley-Potter. Lui e 'i salvatori del mondo magico', come venivano chiamati Harry, Ron e Hermione, non erano mai andati d'accordo. Ma al settimo anno, durante la guerra, qualcosa era cambiato. Papà aveva rischiato di morire ed è solo grazie a loro se ce l'ha fatta. Non mi ha voluto raccontare molto altro sulla guerra ma questo mi ha detto di ricordarlo bene 'sono le nostre scelte a dimostrare chi siamo veramente, molto più delle nostre capacità'. Lui, dopo una serie di scelte sbagliate, ha scelto la via giusta.
Quando sono salito sull'espresso per Hogwarts per la prima volta, sei anni fa, tutti si aspettavano finissi in Serpeverde e il cappello parlante non li ha delusi.
Mi sono seduto al tavolo dove, vent'anni prima, c'era stato seduto mio padre e mi sono sentito strano. Che sia destinato anche io a fare le scelte sbagliate?
Ma poi il ragazzino seduto vicino a me si è presentato e sapevo che quella era la prima scelta che ero tenuto a compiere.
E credo di aver scelto bene. Ho stretto quella mano che Albus mi porgeva. La prima persona che lo faceva amichevolmente e senza pregiudizi.
Presto mi ha fatto conoscere la sua famiglia: suo fratello James, che non è mai riuscito a sopportarmi, non tanto perche fossi Scorpius Hyperion Malfoy ma perché ero un serpeverde, e lui un grifondoro convinto. I suoi innumerevoli cugini, dei quali ci ho impiegato due mesi per ricordare i nomi e altri due per riuscire a capire la parentela.
E poi logicamente c'è Rose, quella petulante ragazzina che non lasciava mai stare me e Albus ma che si è sempre rivelata utile, soprattutto durante il periodo di esami.
Non mi ha mai fatto ne caldo ne freddo, era semplicemente la cugina del mio migliore amico. Fino al quarto anno quando Rose è a dir poco sbocciata.
Non era più una bambina ormai e si stava facendo sempre più carina, purtroppo anche altri del nostro anno se ne stavano accorgendo ma lei non aveva occhi che per i suoi libri e per me e Albus. E a me andava benissimo così.
Si, per il primo anno. Poi, crescendo io e crescendo lei, sono nati in me pensieri più adulti e, della mia cotta, se n'è accorto anche Albus.
Non avrei mai voluto un discorso del genere con lui. Non su sua cugina almeno.
Eravamo seduti sulle radici di un albero ai piedi del lago nero, Rose era poco distante con la sua amica Elisabeth e io non potevo fare a meno di guardarla con occhi sognanti mentre Albus provava a raccontarmi della sua pomiciata del giorno prima con una tassorosso del settimo anno. Era però evidente che non prestassi per nulla attenzione al suo discorso.
'Malfoy, c'è qualcosa che vorresti dirmi?'
'cosa Al?'
'se c'è qualcosa che vorresti dirmi'
'ehmm, no, non credo. Perché?'
'perché sono venti minuti che non distogli lo sguardo da Rose, e non è la prima volta che succede. Allora, c'è qualcosa che vorresti dirmi?'
'Non sai fare due più due Potter?' Mi sorride e io gli sorrido di rimando.
'si, ma voglio sentirtelo dire'
'ok, penso mi piaccia Rose. Contento?'
'non lo so'
'stai pure tranquillo, passerà' si, come una malattia.
'intanto prova a uscire con altre, se vuoi fartela passare'
'ma si dai, ormai ho 15 anni'
E da allora non ho mai smesso di provare a curare quella malattia che insieme mi faceva sentire felice e triste.
Le ragazze non mi sono mai mancate, il mio aspetto tenebroso e la fama della mia famiglia hanno sempre favorito il viavai di ragazze negli anni seguenti.
Dopo un po' di tempo Albus pensava mi fosse passata. Beh, si sbagliava. Non mi è mai passata.

Rose Weasley è mia, solo mia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora